06.08.2025
12 Street, Rome City, Italy
Sports

«Debutto a teatro con mia madre. Mio padre ha rimesso la doppia n al cognome, è fiero delle nostre origini ebraiche»


Leo Gassmann non fa parte di quella schiera di artisti riluttanti che si rifiutano di sfogliare l’album di famiglia e, per evitare domande sulla propria genealogia, finiscono con il fare mestieri improbabili, lontani anni luce da quelli dei genitori. Il ventiseienne attore e cantante romano, figlio di Alessandro Gassmann e nipote del grande Vittorio, è consapevole di ereditare un cognome importante e non ne fa mistero.
La nostra conversazione comincia con la storia dei bisnonni, per approdare al rapporto con sua madre, Sabrina Knaflitz, con la quale si presenta in scena per il suo debutto a teatro. Dopo l’anteprima al Festival di Borgio Verezzi, Ubi Maior arriva domani sera a Roma: nell’Arena di Tor Bella Monaca (ore 21). Testo di Franco Bertini, regia di Enrico Maria Lamanna, recitano anche Barbara Begala e Matteo Taranto

.
Tanto per cominciare, Gassmann con due enne, giusto? Come è successo che a un certo punto è caduta una delle due?

«Si, sì, con due enne. La mamma di Vittorio, cioè la mia bisnonna, decise di togliere una delle due enne a causa delle leggi razziali. Mio padre Alessandro ha voluto reintrodurla perché va molto fiero delle sue origini ebraiche».

Quando morì suo nonno (29 giugno 2000), lei aveva solo due anni. Cosa ha significato avere un mito in famiglia?
«Aver avuto un nonno così importante permette di raccogliere così tanti ricordi di persone che l’hanno conosciuto, magari solo grazie ai suoi film. E poi, lo ritrovo tutti i giorni in mio padre».

In che cosa, esattamente?
«Non solo per l’aspetto artistico, ma anche per un certo tipo di educazione, un certo modo di stare al mondo, che si tramanda di padre in figlio».

A chi è venuta l’idea di far recitare madre e figlio?
«È venuta a mia madre. Una sera, a cena, mi dice: e se facessimo uno spettacolo insieme?».

E lei cosa ha risposto?
«Mi è sembrata una bella idea, anche se un po’ mi terrorizzava. Sono cresciuto in mezzo a gente di teatro ma non avevo mai recitato su un palco. E poi bisognava trovare qualcuno che scrivesse dei bei personaggi. Ne abbiamo parlato a Franco Bertini ed è venuta fuori una bellissima commedia».

Chi è il suo Tito?
«Un campione olimpionico di scherma che una sera torna a casa convinto di dover consolare suo padre, un giornalista che ha subito una terribile ingiustizia ed è diventato oggetto di un meme diventato virale».

E invece cosa trova?
«Il padre gli dice alcune cose che riguardano sua madre e che alterano l’idea che si era fatto della famiglia».

È chiamato quindi a salvare la madre?
«Diciamo che la commedia mette a fuoco il non detto che si cela dietro le relazioni familiari e fa diventare il figlio genitore dei suoi stessi genitori».

Parlare alla sua madre scenica che è anche la sua madre naturale le crea qualche difficoltà?
«Non direi. Il clima è disteso e professionale. Poi, per quanto la situazione sia estrema, molto teatrale, i nostri personaggi non sono caratterialmente così distanti da noi».

C’è stato un momento in cui si è detto: farò il cantante e l’attore?
«La musica è arrivata prima della recitazione, ma poi mi è stata data anche quest’altra possibilità e l’ho colta».

Si aspettava il Nastro d’Argento per l’interpretazione di Califano nel film di Rai1?
«Proprio no. Sapevo che il pubblico si era diviso. Mio padre mi aveva detto che stavo facendo una cosa rischiosa, era vero».

Vive con la sua famiglia?
«Vivo da solo da quando ho 19 anni. Grazie alla musica, ho potuto anticipare quello strappo che con il tempo sarebbe stato più doloroso. Ma siamo legatissimi».

Nessun lato d’ombra?
«Capita di avere delle discussioni. Ma sono una persona fortunata».

Cosa ha ereditato da suo padre?
«La tigna. E la voglia di combattere contro le ingiustizie».

E da sua madre?
«La delicatezza e la generosità. È stata lei a regalarmi la prima chitarra quando avevo 9 anni».

A cos’altro sta lavorando?
«A novembre uscirà il film Fuori la verità, regia di Davide Minnella. Tra Roma e Palermo, abbiamo poi girato la serie tv L’invisibile (di Michele Soavi) sulla cattura di Matteo Messina Denaro: faccio parte della squadra che l’ha incastrato».

`Arena Teatro Tor Bella Monaca, via Bruno Cirino 5, Domani ore 21


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]