Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino romano e sardo esenti dalle tariffe statunitensi. Dopo la stretta di mano tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente americano Donald Trump in Scozia, che ha sancito l’accordo sui dazi al 15% sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, proseguono le trattative per definire le esenzioni. Si tratta di quei prodotti che non verrebbero colpiti dalla tariffa imposta dal Tycoon. Tra questi rientrano proprio i formaggi a pasta dura: oltre a Parmigiano Reggiano e Grana Padano, anche Pecorino romano, sardo, Montasio e Nostrano Valtrompia. Questi prodotti non solo avrebbero beneficiato di una riduzione delle nuove tariffe – fissate al 15% dopo che dagli anni ’60 erano soggetti a un’aliquota del 25% – ma otterrebbero addirittura l’azzeramento completo dei dazi.
Nessuna eccezione, invece, per mozzarella, gorgonzola, burrata e stracchino restano soggetti ai dazi. Pasta e olio d’oliva, invece, sarebbero vicini a raggiungere un risultato analogo a quello del Grana.
Molto più complessa invece la partita del vino. Sarebbero in atto le trattative per far rientrare il settore all’interno della formula zero – for – zero, ovvero esente dalle tariffe. Trattative che rappresentano l’ultimo atto della partita commerciale tra Vecchio Continente e l’Alleato Atlantico. É possibile che l’atteso testo congiunto, che dovrebbe definire il quadro tariffario non veda la luce nel breve periodo, secondo quanto si apprende l’amministrazione Trump non avrebbe fretta e la Commissione rischia di restare con almeno tre nodi scoperti, quello delle auto, dei farmaci e del vino.
La partita del settore vitivinicolo italiana
Il presidente dell’Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi, ha lanciato un allarme. Ha posto l’accento sul fatto che le nuove tariffe non danneggeranno solo le esportazioni europee, ma provocheranno anche un danno stimato in 25 miliardi di dollari all’economia statunitense. Secondo un’analisi dell’Osservatorio del Vino UIV, con l’imposizione del 15% sul settore vitivinicolo si rischia una contrazione del 17% dell’impatto economico complessivo del wine business USA entro il 2026. Per il comparto italiano, le conseguenze sarebbero gravissime: il mercato americano rappresenta infatti il primo sbocco estero. Per questo, il governo italiano e le principali associazioni di categoria intendono spingere affinché anche il vino rientri tra i prodotti esenti dai dazi.
A tal fine è stato convocato a Palazzo Chigi un tavolo di lavoro con l’intera filiera del vino, voluto dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Presenti anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Federvini, UIV, Assoenologi, le principali organizzazioni agricole (CIA, Confagricoltura, Coldiretti, Copagri e Fedagripesca), il presidente dell’ICE Matteo Zoppas, il presidente dell’ismea Livio Proietti, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato e altri rappresentanti ministeriali. L’obiettivo è quello di affrontare le criticità che il comparto sta vivendo, in vista dei negoziati ancora aperti. Al centro del confronto anche i temi legati al consumo consapevole del vino, alla promozione nei mercati internazionali e agli allarmi legati al rapporto tra vino e salute. La filiera, inoltre, dovrebbe chiedere misure di sostegno strutturali.
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