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dazi e demografia pesano sull’Italia. Fatturato dell’industria giù, vendita la fiducia


Ancora in calo a marzo il fatturato dell’industria, mentre quello dei servizi dà segnali di ripresa dopo la flessione registrata a febbraio. Migliora invece questo mese la fiducia di consumatori e imprese.

Per il Fondo monetario internazionale, che ha appena concluso la sua missione in Italia per compilare il rapporto annuale “Articolo IV”, la crescita dell’economia italiana resta intanto debole e incerta, minacciata dalle tensioni commerciali globali, oltre che dalla bassa produttività e dal calo demografico.

L’industria, con la produzione in calo da 25 mesi e il fatturato in flessione per il secondo mese consecutivo, rappresenta senz’altro un nervo scoperto. L’Istat stima a marzo una rilasciata del fatturato dell’industria dell’1,6% in valore e dell’1% in volume rispetto a febbraio, con flessioni dell’1,3% sul mercato interno (-0,4% in volume) e del 2,1% su quello estero (-1,9% in volume). Su base tendenziale, quindi anno su anno, a marzo il fatturato dell’industria registra una flessione dell’1,1% sia in valore che in volume, con una rilasciata in valore più forte sul mercato estero (-1,4%). La buona notizia è che nonostante gli ultimi rallentamenti, nel complesso del primo trimestre il fatturato dell’industria ha portato a casa il risultato, con una crescita in valore dell’1,5% e dell’1,2% in volume. Per i servizi l’Istat stima sempre a marzo una crescita mese su mese dello 0,7% sia in valore che in volume, con una dinamica positiva diffusa al commercio all’ingrosso (+0,9% in valore e +0,8% in volume) e agli altri servizi (+0,5% in valore e +0,7% in volume). Su base tendenziale i servizi registrano un incremento dell’1,3% in valore e dello 0,1% in volume.

I SEGNALI
Buoni segnali arrivano poi dall’indice sul clima di fiducia dei consumatori, in miglioramento a maggio da 92,7 a 96,5 punti, mentre quello delle imprese passa da 91,6 a 93,1 punti. «L’indice di fiducia delle imprese – ha commentato l’Istat – torna ad aumentare dopo tre mesi consecutivi di calo riportandosi appena sotto il livello dello scorso marzo». Più nel dettaglio, tra i consumatori, si evidenzia un miglioramento complessivo di tutte le opinioni, a partire da quelle sulla situazione economica generale: il clima economico sale da 89,6 a 97,5, un balzo in avanti significativo. Per quanto riguarda le imprese, i segnali positivi provengono da tutti i settori, ad eccezione delle costruzioni.

Nell’ultimo rapporto di primavera, l’Fmi indicava per l’Italia una crescita dello 0,4% nel 2025 e una temporanea ripresa allo 0,8% l’anno prossimo. Nel medio termine, il Fondo monetario internazionale prevede che la debole crescita della produttività e gli andamenti demografici sfavorevoli continueranno a costituire un freno, mantenendo la crescita intorno allo 0,7%. L’Fmi chiede ora all’Italia di raggiungere un avanzo del 3% del Pil entro il 2027, per ridurre il debito e contenere i rischi. Il Fondo consiglia di proseguire gli sforzi di riforma in materia di evasione fiscale, di abolire la flat tax e di sostituire gli incentivi per le assunzioni con misure volte a stimolare la produttività. Infine, avverte il Fondo, le nuove spese per la difesa dovranno essere pienamente compensate dai risparmi in altri settori.

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