«Certo che se queste erano le premesse del maxi-gruppo delle destre…». Tra gli osservatori di Bruxelles non è passata inosservata la scelta del premier ungherese Viktor Orbán di ammorbidire la propria postura e smarcarsi dal no secco opposto da Giorgia Meloni ai nomi del socialista portoghese António Costa e della liberale estone Kaja Kallas come nuovo presidente del Consiglio europeo e prossima Alta rappresentante per gli affari esteri. È lo strano percorso che ha portato il nazionalista duro e puro di Budapest ad approvare il nome dell’ex premier portoghese — esponente di sinistra con cui ha condiviso quasi un decennio di summit Ue — e astenersi invece sull’attuale capa del governo di Tallinn, che da falco anti-Mosca, in più di un’occasione, non ha risparmiato parole di condanna nei confronti del leader magiaro: «Non è poi così lontano nel tempo il ricordo di ciò che i russi hanno fatto in Ungheria…», aveva detto qualche mese fa in un’intervista a proposito del collega di Budapest.
IL PROFILO
È un profilo fieramente pro-Ucraina, quello di Kallas, sulla carta più in sintonia con le credenziali atlantiste e filo-Nato di Meloni che con le simpatie putiniane di Orbán. Con la sua gestione al timone del servizio azione esterna, il confronto con la Russia è destinato a mantenere su livelli di guardia. L’Estonia, dopotutto, conosce bene ciò di cui è capace l’ingombrante vicino, e lo stesso si può dire per la storia personale della capa in pectore della diplomazia Ue (dovrà superare prima un’audizione parlamentare e l’esame in blocco della nuova Commissione).
Avvocata specializzata in diritto della concorrenza, Kallas è nipote e figlia d’arte. Nel 1918, il nonno Eduard fu tra i fondatori dell’Estonia moderna, la cui indipendenza durò fino alla Seconda guerra mondiale e finì con l’occupazione sovietica; è il periodo in cui la madre Kirsti, a soli sei mesi, venne deportata con madre e nonna in Siberia per rimanervi dieci anni.
IL PADRE
Il padre Siim, dopo aver accompagnato la transizione del Paese verso l’autonomia negli Anni ‘90 a inizio Duemila, fu egli stesso premier e poi commissario europeo per 10 anni. E l’Ue è stata trampolino di lancio pure per Kaja, che da europarlamentare si è occupata di politiche digitali, prima di tornare a Tallinn da leader liberale e quindi da premier, in entrambi i casi prima donna a ricoprire il ruolo.
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