07.08.2025
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dalla Romagna alle coste laziali, ombrelloni chiusi e lettini vuoti


ROMA Durante la settimana le spiagge sembrano un film in bianco e nero visto alla tv. Solo ombra sotto gli ombrelloni, mancano gli esseri umani. «Paghiamo la crisi del potere d’acquisto del ceto medio» allarga le braccia Maurizio Rustignoli, presidente Fiba (federazione dei balneari)-Confesercenti, dal suo punto di osservazione della riviera romagnola. Vero, ma allora perché in montagna l’estate sta regalando immagini di lunghe code per le escursioni più popolari? Andare in vacanza sulle Dolomiti è più economico di una settimana a Sabaudia o a Milano Marittima. Forse c’è anche altro.

Perché si va meno al mare? C’è la crisi del modello “lettino più ombrellone”, favorita anche dal cambiamento climatico che, al di là della tregua del caldo di queste settimane, ci spinge a cercare rifugio dove fa più fresco. Racconta Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno, che significa Dolomiti, non solo Cortina, ma anche Arabba, Alleghe, Livinallongo, Rocca Pietore: «Da noi sta andando molto bene, ci sono molti turisti. Tanti italiani, ma anche moltissimi stranieri, perfino da Cina, Corea del Sud, Giappone, Thailandia, Canada». Spiagge deserte (soprattutto durante la settimana, va meglio nei fine settimana), montagne brulicanti di turisti: cosa sta succedendo?

I dati. Alcuni dati. A luglio, secondo il Sib (sindacato italiano balneari), c’è stato mediamente in Italia un calo delle presenze in spiaggia del 15 per cento, con punte del 25 in Romagna e Calabria. Non va tanto meglio in Toscana e nel Lazio. In parallelo, uno studio di Assoturismo-Confesercenti dice che il turismo estivo in montagna continua a crescere, magari con percentuali non altissime, attorno all’1 per cento, ma in totale controtendenza rispetto al mare. E non è che sulle Alpi o sulle Dolomiti ci siano i saldi, dunque la spiegazione legata ai prezzi troppo alti negli stabilimenti balneari e al minore potere d’acquisto del ceto medio, è solo parzialmente corretta. Dice De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno: «Da noi la tendenza positiva è cominciata subito dopo la pandemia. Si è riscoperta la montagna. Lo dico con massimo rispetto per le località balneari, ma forse ormai la villeggiatura di quel tipo viene vista come troppo stanziale. Da noi prevale una vacanza dinamica, che ti consente ogni giorno di camminare, fare nuove scoperte, vedere paesaggi bellissimi e differenti».

In fila in montagna. Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere l’immagine di una coda chilometrica in Alto Adige, per prendere la funivia e salire sul Seceda, un monte delle Dolomiti che deve la sua notorietà al fatto che fu scelto da Apple come sfondo per le presentazioni di iMac e iPhone (e anche a un video di due youtuber cinesi che hanno sottolineato la somiglianza con l’emoji della montagna). Lungo un sentiero panoramico i residenti hanno perfino installato un tornello per limitare il passaggio. In sintesi: l’overtourism rischia di travolgere anche le località montane? De Cassan: «In alcune zone, come Seceda, il lago di Braies, le Tre Cime di Lavaredo, i flussi sono difficili da gestire. Dobbiamo essere bravi a promuovere non solo alcuni luoghi iconici. Basta spostarsi di pochi chilometri per trovare aree altrettanto belle, ma ancora poco frequentate». Stesso gioioso assedio, con effetti collaterali (vedi Roccaraso), anche in Abruzzo.

Le differenze.  Ecco, mentre in montagna si riflette su come resistere all’assalto, in molte località balneari si tenta di capire cosa non sta funzionando, tenendo conto che alcune regioni come Puglia e Sardegna per ora resistono a livello di presenze. Dice Paolo Galante, presidente di Federalberghi Latina, provincia che da Sabaudia a Sperlonga, da San Felice Circeo a Terracina, rappresenta un punto di riferimento per il turismo balneare nel Lazio: «Anche da noi lo scenario è quello ambivalente: le spiagge si riempiono dal venerdì pomeriggio alla domenica sera, ma si svuotano durante la settimana. A luglio è andata così, ora vediamo cosa succede in agosto. Purtroppo, a causa dei costi lievitati dopo il Covid, non ci sono margini per abbassare i prezzi. Di certo, la vacanza stanziale in spiaggia è ormai superata, dobbiamo essere bravi a cambiare l’offerta, tenendo conto che la nostra provincia ha molto da proporre dal punto di vista naturale, dell’ambiente, delle montagne vicine. E dobbiamo ripensare una proposta più frizzante». Torniamo sull’Adriatico, in Romagna, dove soprattutto nel Riminese si paga la fine del flusso dei russi. Racconta Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti, la cui attività gravita più sul Ravennate: «Che il modello “vacanza in spiaggia” vada rinnovato, è innegabile. Non si era mai visto un calo di presenze durante la settimana in queste dimensioni. In Romagna però siamo sempre stati bravi ad anticipare i cambiamenti. Stiamo puntando molto sull’offerta sportiva anche nei bagni — gli stabilimenti -, sull’intrattenimento con musica e ballo, su pacchetti più articolati, perché qui ci sono anche città d’arte come Ravenna, ci sono colline meravigliose, ci sono percorsi enogastronomici. E certo: puntare su un villeggiante che trascorre lunghe ore sotto l’ombrellone non funziona più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA 


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