18.05.2025
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Economy

dalla deregulation energetica e bancaria alla difesa, dalle borse europee alle case farmaceutiche


Le Borse europee festeggiano il successo del candidato repubblicano Donald Trump, 47° nuovo Presidente degli Usa dopo un acceso testa a testa con la rivale Kamala Harris, esponente dem: alle cinque della mattina di mercoledì 6 c’è stato lo scatto vincente. E la vittoria si estende alla Camera e Senato. In linea con la tradizione i mercati hanno reagito bene in linea a quelli che sono stati gli anni elettorali in Usa: nella mattinata tutte le Borse europee, tranne Madrid, si sono intonate positivamente con Milano e Francoforte in crescita fra l’1-1,5% e Parigi oltre il 2%. I listini sono stati trainati dai futures Usa, contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati facilmente in una borsa valori e quindi lo strumento che esprime la reazione positiva dei mercati in uno scenario nel quale salgono i rendimenti dei Treasury, il dollaro si è rafforzato contro tutte le altre valute, spingendo l’euro fino alla soglia di 1,07.

Ci sarà una spinta ulteriore all’indice S&P500, l’indice delle 500 aziende più capitalizzate in Usa, salito dell’80% degli anni elettorali a partire dal 1926, una statistica che fa ben sperare coloro che vedono nel nuovo presidente il rinnovamento della situazione macroeconomica americana e di riflesso globale. Anni positivi, ma con una situazione macroeconomica non facile da gestire visto che il tasso di disoccupazione è di fatto in aumento dalla fine del primo semestre del 2023 e con un’inflazione ancora al di sopra del target del 2%. Altra situazione attesa dagli investitori è quella relativa ai tassi di interesse che al momento sono sulla via di un ciclo di tagli, ottimo per una futura ripresa dei consumi americani: banco di prova giovedì 7 con la riunione della Fed.
«Abbiamo fatto la storia, rifaremo l’America», ha detto il tycoon con la vittoria in tasca.

Gli occhi degli operatori sono puntati sui settori che potrebbero beneficiare dai programmi del nuovo presidente. Per quanto riguarda Trump si profila  una deregulation generalizzata del settore energetico e del settore bancario, inoltre anche il settore delle infrastrutture e farmaceutico potrebbero beneficiare dell’elezione del nuovo presidente così come il fondamentale settore della difesa.

Per quanto riguarda il settore energetico ci sarebbe un ritorno verso il petrolio in quanto Trump mira a quella che potremmo definire un’indipendenza energetica. Tra le aziende più grandi presenti proprio nell’S&P500 relative al settore energetico abbiamo Exxon Mobil, Chevron e ConocoPhillips.

Il settore finanziario e bancario in generale potrebbe beneficiare della volontà di Trump di vedere una politica più “espansiva” in termini di circolazione del denaro, cryptovalute comprese: infatti la valuta digitale, basata sulla crittografia ha accelerato nella notte e in mattinata è schizzata a 75 mila dollari. In questo senso tutto il settore bancario americano potrebbe beneficiare di questa volontà comunque mediata dalla Federal Reserve che potrebbe vedere dei tagli dei tassi più aggressivi a favore di una ripresa strutturale futura dell’economia. In questo senso titoli come JpMorgan, Bank of America e wells Fargo, i tre più grandi gruppi bancari americani potrebbero essere i primi beneficiari dell’elezione di Donald Trump

Per una ripresa importante si ha bisogno di infrastrutture e costruzioni e in questo settore spiccano sicuramente Caterpillar e Emcor che si occupano di macchinari e costruzioni, così come Deere & Co. Un allentamento monetario comporta un aumento degli investimenti e di conseguenza un aumento della spesa per nuove infrastrutture con conseguente aumento dell’occupazione, tema molto delicato per l’economia Usa.

Il settore farmaceutico, un settore trainante e strategico per l’economia americana, e in questo settore spiccano sicuramente Johnson&Johnson e Eli Lilly, i due più importanti gruppi per capitalizzazione negli Usa.

Per quanto riguarda il settore della difesa, sempre caro ad ogni governo Usa, le favorite sono come sempre le “classiche” Lockheed Martin e Northorp Grumann, poi General Dynamics, Raytheon Technologies e Honeywell, tutte ben capitalizzate. Mai come in questo momento il settore della difesa è cruciale e un aumento della spesa per la difesa è necessario in uno scenario geopolitico di assoluta tensione.

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