La stagione delle sfilate è ufficialmente conclusa. Ne abbiamo viste delle belle, vorremmo dire, ma è vero anche il contrario (vedi alla voce Jean Paul Gaultier, con il nuovo designer Duran Lantink diventato di colpo lo zimbello di Parigi). Tra front row stellati dove si sono avvicendati personaggi come Gwyneth Paltrow, una Nicole Kidman fresca di separazione, la «cricca» italiana da Mengoni a Elodie e un po’ tutto il cast del Diavolo veste Prada (o forse, a questo punto, Dolce&Gabbana), scenografie d’impatto e — tantissimi — esordi di direttore creativo, ecco le sfilate da recuperare per non arrivare impreparati alla primavera o al prossimo aperitivo.
Il (favoloso) ritorno di Chanel
Giornalisti, content creator e addetti ai lavori vari sono, per una volta, unanimi: Chanel è tornato Chanel. Un evento che a un certo punto ci è venuto il dubbio di non vedere mai, almeno da quando la maison oggetto del desiderio di tutti i Millennial negli anni Duemila era diventata, sfilata dopo sfilata, abbastanza irrilevante. Dopo la morte di Karl Lagerfeld e sotto la guida di Virginie Viard si era arrivati a un punto in cui la maggior parte saltava a pie’ pari perfino lo streaming dei defilé e i vip che vestivano Chanel venivano bersagliati di critiche (non sempre per colpa loro). La — facile — previsione è che da ieri non sarà più così: Matthieu Blazy, l’enfant prodige di poco più di 40 anni che ha riportato agli antichi fasti Bottega Veneta sembra aver fatto lo stesso con Chanel, tutto nello spazio di una sfilata con una scenografia fatta di pianeti colorati e la colonna sonora di Rhythm of the Night. Standing ovation per lui, che ha raccolto l’eredità di Mademoiselle Coco (dai tailleur in tweed alle camicie oversize che lei «rubava» ai suoi amanti) declinandola in chiave contemporanea e incredibilmente indossabile. Gli accessori sono totalmente rinnovati, la palette di colori è più vivace, il completo pantaloni ha la gamba dritta e la giacca crop, gli abiti da sera sono ricoperti di fiori fatti di piume. E probabilmente, proprio come succedeva negli anni Duemila, in molti ricominceranno a risparmiare per accaparrarsi un capo Chanel. Solo applausi.
Balenciaga di Piccioli tra Demna e Cristobàl
Anna Wintour, le cui standing ovation negli ultimi dieci anni si contano sulle dita delle mani, in questa tornata di sfilate ne ha fatte solo due. E se la seconda è stata per il Blazy di cui sopra, la prima è stata per l’esordio di Pierpaolo Piccioli da Balenciaga. «Tutto quello che c’è stato fa parte di quello che sarà», ha detto Piccioli a Vogue pochi minuti prima che i suoi modelli cominciassero a sfilare al numero 40 di Rue de Sèvres. La collezione si chiama «The Heartbeat» perché, per dirla con Piccioli, «niente è più rivoluzionario dell’umanità» e infatti i cuori di un po’ tutti si sono ritrovati a battere di nuovo per un marchio, quello creato nel 1917 da don Cristobàl, che negli ultimi anni era stato forse troppo «personalizzato» da Demna Gvasalia. In molti hanno salutato il ritorno del «vero» Balenciaga che, in mezzo a tanti elementi distintivi di Piccioli, si è intravisto nel neo gazar, rivisitazione del materiale originale ideato dallo stilista nel 1958 e nei nuovi Sack dress versione 2025 (il primo fu creato nel 1958). C’è pure il tocco di modernità di Demna soprattutto nel gioco di volumi, ma non vediamo nulla di urban e quasi nessun richiamo allo streetstyle: questo perchè la sfilata non vuole essere un omaggio a nessuno. Semplicemente, come hanno commentato in molti, Balenciaga è tornato chic.
Le Lucciole di Valentino
Dal suo esordio (non solo da Valentino, ma anche da Gucci), è forse la collezione più «pulita» nel senso che Michele, nei tempi bui in cui viviamo, si è sentito di dire addio alla maggior parte degli orpelli in stile vintage che tanto ama. E lo ha fatto con cognizione di causa: la sua «Fireflies» è un chiaro messaggio di speranza, un invito a cercare le «Lucciole» citate in una lettera di Pasolini del 1941 in cui il poeta, scrittore e regista italiano racconta dei «mutevoli bagliori di desiderio – erotici, gioiosi, innocenti – che continuano ad accendersi nonostante le ombre inquietanti che avvolgono il suo presente». Un adagio che è ancora più valido oggi nella situazione che ci troviamo a vivere, con le guerre, le diseguaglianze sociali e tutto il corollario di tristezze che nemmeno la moda può ignorare. In passerella sfilano balze, drappeggi, fiocchi in pieno stile Michele (e Valentino), ma vedere i modelli che si fermano a guardare il cielo è commovente. Qualcuno doveva farlo e Alessandro Michele è stato quel qualcuno.
PILLOLE FASHION
Fiocchi mania
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quali sono le tendenze emerse per la prossima primavera/estate? Una su tutte: i fiocchi. Li abbiamo visti nel nuovo Dior di Jonathan Anderson, li abbiamo visti da Valentino e pure nelle gonne drappeggiate di Chemena Khamali per Chloè. Prepariamoci a sfoggiarli un po’ ovunque e, se non vi piacciono, si salvi chi può.
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