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dal blind trust fittizio ai garanti non indipendenti, cosa sappiamo


È la ricostruzione degli inquirenti, non ancora passata per il vaglio dei giudici, dunque pienamente contestabile dagli indagati. Nel pieno rispetto della presunzione d’innocenza, tuttavia, spicca un argomento nel filone dell’inchiesta di Venezia relativo a Luigi Brugnaro e ai suoi fedelissimi: secondo i sostituti procuratori Federica Baccaglini e Roberto Terzo, il blind trust voluto dal sindaco-imprenditore «non avrebbe mai e poi mai potuto conseguire il fine per il quale era stato costituito ossia la rimozione del conflitto di interessi».

Una valutazione che, in attesa degli eventuali sviluppi giudiziari sull’ipotesi che a Ca’ Farsetti sia stato compiuto «un sistematico perseguimento di interessi personali», promette già di rinfocolare lo scontro politico sul ruolo e sulle scelte del leader fucsia.

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I TRE PUNTI

Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 le aziende del sindaco di Venezia erano confluite nella LB Holding, la quale era stata affidata alla gestione del Brugnaro Blind Trust. Una decisione assunta, stando all’atto istitutivo, «per evitare qualsivoglia conflitto di interesse, anche futuro o soltanto potenziale, connesso all’esercizio delle sue funzioni di soggetto eletto», pur in assenza di un obbligo giuridico in tal senso. «Da quanto emerso dall’attività di indagine, tuttavia, emerge in modo evidente come il disponente Brugnaro non abbia in realtà dismesso la propria partecipazione», scrivono i pm Baccaglini e Terzo.

Tre i punti-chiave evidenziati, sulla base degli accertamenti effettuati dalla Guardia di finanza. Il primo è «la continuazione del beneficio dei redditi del fondo in capo al disponente», cioè appunto al sindaco. Il secondo è «la nomina di Guardiani che non godono in alcun modo di indipendenza e autonomia rispetto al Brugnaro», in quanto i prescelti Giampaolo Pizzato, Federico Bertoldi e Francesco Masetto (non indagati) «rivestono e/o hanno rivestito ruoli di vertice nelle società» dell’imprenditore, «o prestano attività di consulenza» per le stesse imprese, «in totale spregio della normativa americana». La terza criticità è infine costituita dai «maggiori poteri attribuiti ai Guardiani rispetto a quelli esercitabili effettivamente dal Trustee», cioè dall’avvocato Ivan Sacks (non indagato) che ne dovrebbe invece essere l’amministratore.

Precisando che il conflitto di interessi può sussistere «indipendentemente dal concretizzarsi di un vantaggio», i magistrati ritengono di poter provare la «fittizietà del Brugnaro Blind Trust» analizzando la gestione delle società e gli investimenti immobiliari ricompresi nella sua orbita. Negli atti dell’inchiesta vengono così citate le operazioni pubblico-private di cui molto è già stato detto, come la trattativa per la vendita dell’area dei Pili e la dismissione dei palazzi Donà e Poerio-Papadopoli, ma pure altre vicende. Per esempio: «Dimostrazione di questa continuativa ingerenza viene anche dal flusso di finanziamenti in favore del candidato sindaco Brugnaro durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative 2020. Finanziamenti provenienti dalle società Umana Spa e Consorzio Produzione e Sviluppo Nord Est (entrambe controllate LB Holding Spa)». Oppure viene menzionata la sponsorizzazione della società di basket «da parte di privati beneficiari di importanti provvedimenti autorizzativi e concessori da parte della medesima amministrazione comunale capeggiata dai proprietari e gestori di fatto della Reyer» (Alilaguna, Setten Genesio Holding, 2M Holding, Alì, tutte non indagate), al punto che Brugnaro continuerebbe «a indirizzare le scelte strategiche» della squadra, «con particolare riferimento alla movimentazione di ingenti somme di denaro relative all’acquisto, alla cessione e alle vicende contrattuali dei giocatori» e ai rapporti con gli allenatori presenti e passati.

IL TERRITORIO

La tesi della Procura è netta: «In conclusione, è possibile desumere la totale inidoneità del trust costituito ad evitare il conflitto di interessi in cui incorre, quotidianamente, il primo cittadino». Non solo per come «nella pratica» questo istituto sarebbe stato «disapplicato», ma anche per come «è stato costruito» all’origine.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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