17.05.2025
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Politics

«Dai magistrati un aut aut inaccettabile. L’addio forzato indegno in democrazia»


«La politica dovrebbe smetterla di cavalcare le inchieste. Toti in futuro potrebbe essere assolto, ma intanto l’esito delle urne sarà comunque stato stravolto». Non ha dubbi, Mariastella Gelmini: per la vicesegretaria e portavoce di Azione, la vicenda del governatore ligure ha un finale «disonorevole e cinico». E chi ne ha invocato le dimissioni «potrebbe essere ripagato in futuro con la stessa moneta». 

Dunque ha sbagliato Toti a dimettersi? 

«Toti ha fatto una scelta personale che va rispettata. Non è a lui, nelle condizioni date, che si può chiedere di condurre la battaglia per il garantismo. È la politica che ha perso. Ma questo apre un problema democratico enorme. Non possono essere i magistrati a decidere – sulla base di un provvedimento cautelare – quando un presidente si debba dimettere».

Una scelta obbligata, quella delle dimissioni, dettata dalla necessità di difendersi?

«Mi pare evidente. Ed è legittimo pensare che adesso otterrà la revoca degli arresti domiciliari. Questo singolare aut-aut però è gravissimo. Non si deve accettare una cosa del genere».

A suo avviso i magistrati hanno fatto un uso politico di una inchiesta giudiziaria?

«Non lo so. Voglio sperare che i magistrati che hanno deciso sulla libertà di Toti siano in buona fede, ma è difficile pensare che non siano consapevoli delle storture provocate da questo tipo di provvedimenti».

Parlava della vicenda Toti come di un problema democratico. E di una sconfitta della politica.

«Assolutamente sì. Qualcuno dovrebbe ricordare che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Qui non siamo in presenza neppure di una sentenza di primo grado. Toti, fra svariati anni, potrebbe venire assolto, ma intanto l’esito delle urne sarà comunque stravolto per effetto dell’applicazione di una misura cautelare».

E la magistratura come esce da questa vicenda?

«Beh, a leggere quanto è stato scritto nella sentenza dei giudici di appello del riesame sul caso Toti, direi non benissimo… Il ministro Nordio – che pure è un ex magistrato – ha detto di non avere compreso quel provvedimento. Vedremo le valutazioni del Csm, visto che è stato aperto un fascicolo».

Oggi Toti, ieri Mario Oliverio in Calabria, Vasco Errani in Emilia: indagati, dimessi o non ricandidati e poi assolti. Non abbiamo imparato nulla?

«Sì, purtroppo rivediamo un film già visto. Ogni tanto registriamo qualche sussulto garantista, come quando nelle scorse settimane alla Camera si è votato un ordine del giorno per rivedere la legge Severino, ma è l’eccezione. Purtroppo la tentazione dominante, complici anche i media, è sempre quella di lucrare politicamente sulle inchieste. È un errore e sarebbe giunto il momento di rivedere anche la legge Severino».

Cosa pensa della richiesta di dimissioni di Toti avanzata dalla sinistra, anche con manifestazioni di piazza? 

«La sinistra ha fatto un salto indietro nel tempo ed è tornata giustizialista. Chiamare alla manifestazione di piazza le folle per reclamare le dimissioni di un governatore eletto, sulla base di un provvedimento cautelare, è stato disonorevole e cinico. Chi usa queste armi presto o tardi viene ripagato con la stessa moneta. E come ha detto Carlo Calenda è indegno di uno stato di diritto forzare le dimissioni di un governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari».

E il centrodestra? Anche nella maggioranza c’è stato del giustizialismo?

«Nel caso Toti non mi pare. Tuttavia spesso anche il centrodestra è caduto nello stesso errore, quando qualche inchiesta riguardava sindaci o amministratori della sinistra. Penso che questo sia sempre sbagliato. In politica deve valere il principio che si vince con i voti dei cittadini e non grazie agli avvisi di garanzia nei confronti degli avversari».

Già, ma come si fa a conciliare il diritto dei cittadini a essere governati da chi hanno eletto con un’accusa (e una misura cautelare) che per tre mesi hanno impedito l’azione del presidente?

«Nessuno mette in discussione il dovere degli inquirenti di indagare, approfondire, verificare. Ma davvero qualcuno pensa che un governatore, sotto indagine per una determinata ipotesi di reato, possa reiterare il reato o fuggire o inquinare le prove, mentre tutti i riflettori sono accesi su di lui? Detto questo la politica dovrebbe fare la sua parte e smetterla di cavalcare le inchieste. È troppo chiedere di attendere una sentenza definitiva e di rispettare il principio costituzionale della presunzione di innocenza?». 
 

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