Data center, gigafactory e gestione cloud sono i grandi protagonisti del più ampio capitolo Infrastrutture in prima fila nella caccia agli affari esteri in Italia. Ma stando alla mappa delle opportunità tracciata del Comitato interministeriale di attrazione degli investimenti esteri (CAIE) in capo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i dossier di business regolarmente offerti ai fondi e alle multinazionali che sempre di più si affacciano nel nostro Paese, vanno dall’economia circolare alla produzione di energia rinnovabile (greentech), dall’aerospace all’industria alimentare&tecnologia agroalimentare, dall’immobiliare alla life science, dalla chimica alla moda, dai macchinari alla microelettronica e semiconduttori per finire con l’Ict e l’Automotive. Lo Sportello Unico “Invest in Italy” ha una missione precisa: fare di questa mappa, con tanto di opportunità puntualmente snocciolate e individuate sul territorio, una vera rampa di lancio.
La puntata di colossi come Novo Nordisk, il colosso della farmaceutica che dalla Danimarca è arrivata ad Anagni, nel Lazio, per scommettere su una delle leve strategiche dell’Italia, è solo un esempio, l’ultimo, di quanto funziona oggi il brand Italia all’estero. Ma dà bene il senso anche di come la nuova corsia veloce attivata dal governo, tra autorizzazioni sprint e procedura di sbloccaggio, ovvero l’operazione “Invest in Italy”, possa davvero sfruttare le enormi potenzialità di sviluppo in settori strategici per il Paese.
Qualche numero. Solo sul mercato dei data center l’Italia è in grado di attivare 23 miliardi di euro di investimenti entro il 2030, triplicando l’occupazione nel settore nei prossimi cinque anni, secondo i dati della Community Data Center Italia di Teha Group (The European House — Ambrosetti).
LA LEVA DEI TERRITORI
Del resto, a sentire i grandi fondi internazionali passati dall’Italia (non solo Blackrock e Jp Morgan), ma anche l’industria italiana ed estera, la caccia all’affare data center è la grande sfida in pieno svolgimento che interessa un po’ tutti i settori, considerata la sete di energia che accompagna lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Si tratta di un capitolo del grande dossier infrastrutture e logistica, che mette il nostro Paese tra quelli più attrattivi, compresa la realizzazione di nuove piattaforme cloud. Ma anche una delle partite in cui il centro-sud, e in particolare il Mezzogiorno, rappresentano, a sentire gli addetti ai lavori, il grande favorito degli ultimi tempi.
Giocano a loro favore le grandi aree industriali dismesse, i collegamenti ai cavi sottomarini (interconnessioni con il Mediterraneo orientale, l’Asia e l’Australia) e alla dorsale terrestre, ma anche la promessa di una fornitura affidabile di energia rinnovabile. Senza dimenticare la possibilità di utilizzare la Zes unica per tagliare la burocrazia.
IL LASCIA PASSARE
Non solo. C’è un’altra leva cruciale di fatto gestito dall’Unità di missione di attrazione e sblocco degli investimenti (UMASI) in coordinamento con il Comitato interministeriale di attrazione degli investimenti (CAIE) esteri del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sul quale il premier Giorgia Meloni punta fortemente, a giocare da mesi un ruolo decisivo. L’articolo 13 del Dl 10 agosto 2023, n. 104, convertito con modifiche dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136 consente al Consiglio dei ministri di dichiarare il preminente interesse strategico nazionale per programmi d’investimento estero del valore di almeno un miliardo (due esempi sono gli investimenti nel cloud di Silicon Box e Amazon web services). Il cuore della semplificazione è l’autorizzazione unica rilasciata da un commissario straordinario a seguito di una conferenza di servizi semplificata. A sbloccare investimenti incagliati ci pensa invece in particolare l’Unità di missione istituita ad hoc. Spetta a questa facilitare, indirizzare e sburocratizzare le procedure per gli investimenti per il sistema produttivo nazionale ed eventualmente esercitare il potere sostitutivo in quei procedimenti aventi ad oggetto valore superiore a 25 milioni di euro e con significative ricadute occupazionali. Può inoltre supportare il Commissario competente eventualmente nominato dal governo nello stringere i tempi sugli investimenti esteri di interesse strategico nazionale. Infine, in caso di inerzia o ritardo da parte di un ente locale gli investitori in campo possono rivolgersi sempre all’Unità di Missione per sbloccare l’imbuto. Tocca invece all’azione di monitoraggio prevista fare il punto sulla rotta, garanzie comprese.
Certo, si tratta di un meccanismo che porterà i frutti migliori una volta oleato a dovere. Ma l’aria è cambiata, afferma al Mimit. Anche il respiro del Piano Mattei che punta sull’Italia come hub del Mediterraneo su infrastrutture ed energia sembra aver regalato un nuovo appeal all’Italia. La nuova suggestione, che si fa strada tra chi guarda agli investimenti dall’estero, è che l’Italia possa davvero giocare la sfida anche di hub tecnologico di punta in Europa. Le potenzialità ci sono. E per il governo è più di una suggestione.
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