Gli over 50, ma anche gli over 60, si stanno prendendo la loro rivincita sul mercato del lavoro. Un po’ perché i giovani sono sempre meno in un Paese come il nostro dove il tasso di fecondità viaggia attorno a 1,2 nati per donna. E un po’ perché quelli che ci sono tendono a chiedere sempre più spesso ai datori di lavoro la settimana corta, una quota garantita di giorni di smart working e, possibilmente, una retribuzione da senior e non da giovane promessa. Non solo. Gli ultracinquantenni stanno tornando a essere molto richiesti dalle imprese – stando ai dati Istat gli over 55 occupati in Italia sono cresciuti nel 2023 del 15 per cento rispetto all’anno precedente – anche perché risultano essere più flessibili dei colleghi giovani e dimostrano di adattarsi meglio alle nuove organizzazioni del lavoro. Il riscatto dei senior trova conferma anche nel recente cambio al vertice di Nike, che dopo aver messo alla porta il presidente e ceo della società John Donahoe ha chiamato al suo posto un pensionato, Elliott Hill. A riposo dal 2020, Hill nei suoi trentadue anni di carriera ha ricoperto diverse posizioni senior in Europa e Nord America all’interno di Nike prima di andare in pensione. Da zavorra a risorsa, così è cambiato nel giro di un ventennio il destino dei silver nel mondo del lavoro. In Italia nel 2023 il tasso di occupazione nella fascia d’età 55-64 anni si è attestato al 57,3%.
IL DATO
E a luglio scorso gli occupati con un’età compresa tra 50 e 64 anni erano l’1,5 per cento in più dell’anno prima. Nella stessa classe di età il tasso di inattività è diminuito su base annua dell’1 per cento. Come detto, tra i fattori che alimentano questa nuova tendenza ci sono senz’altro la denatalità e l’aumento dell’età media della popolazione, e di conseguenza di quella dei lavoratori in circolazione, ma incidono anche l’aumento dell’età pensionabile e la fuga verso l’estero dei giovani di talento, altro elemento che riduce la platea di profili selezionabili a cui può attingere un imprenditore in cerca di un manager under 30 con voglia di crescere e, soprattutto, di sacrificarsi. Infine non bisogna dimenticare che le aziende possono usufruire di sgravi fiscali e contributivi quando assumono lavoratori over 50. Si è arrivati così a dei casi estremi, come quello di Brazzale spa, antica azienda casearia italiana con sede in provincia di Vicenza, che nei mesi scorsi ha fatto notizia per aver assunto una decina di over 60, anziché puntare sui giovani che già lavoravano lì in prova. Questi ultimi, a quanto emerso, non avevano regalato le performance attese dalla società. Forse però basta guardare alla più grande azienda italiana, la Pubblica amministrazione, per rendersi conto della situazione. In una Pa dove l’età media si attesta sui 50 anni si sta decidendo di puntare sugli ultrasessantenni, offrendo loro la possibilità di restare in ufficio fino a 70 anni, perché attirare i giovani nel pubblico impiego risulta quasi impossibile. Largo poi ai silver startupper. Negli Usa gli over 50 avviano un’impresa su tre, con un tasso di successo del 70%, ma il fenomeno è diffuso anche da noi, dove l’età media dei fondatori di startup si posiziona sopra i 40 anni, qualche gradino più in alto della media europea.
Un sondaggio di PageGroup, leader nella ricerca e selezione di personale, illustra i motivi per i quali i professionisti over 50 oggi sono così apprezzati dalle aziende. I lavoratori senior hanno ormai abbracciato il lavoro in postazioni flessibili (solo il 16% è contrario) e quasi la metà, il 44%, afferma che la resistenza al cambiamento è un errore. Il 68% dei lavoratori over 50 valorizza poi le interazioni informali in ufficio e, sempre secondo il sondaggio, il 56% dimostra un entusiasmo per i ruoli di leadership spesso superiore a quello dei colleghi più giovani. Inoltre i lavoratori senior tenderebbero a chiedere meno frequentemente un aumento di stipendio rispetto agli under 30.
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