C’è chi sceglie il silenzio e chi minimizza, chi lancia critiche e chi non nasconde preoccupazioni. In un mosaico di reazioni che cristallizza le differenti visioni che attraversano i singoli partiti. A partire da quelli di centrodestra. Sono proprio le forze di maggioranza a commentare per prime la mancata fiducia al primo colpo del governo guidato da Friedrich Merz, che pure verrà eletto nella seconda votazione. Una prima volta assoluta per la Germania che mai, prima di ieri, aveva visto un suo cancelliere designato bocciato dal Bundestag dopo un’elezione federale. Da imputare, secondo la Lega, dalla fragilità dell’accordo tra Cdu-Csu e Spd, che ha lasciato fuori gli estremisti di Afd ( e compagni del gruppo dei sovranisti Ue). «Quando si governa per isolare chi la pensa diversamente anziché per dare risposte a cittadini e imprese, si finisce così», commenta a caldo il capodelegazione del Carroccio in Ue, Paolo Borchia. Con lui, a tirare in ballo l’accordo messo in piedi dalle forze moderate per escludere l’Afd — è pure il generale Roberto Vannacci, convinto che si tratti del «risultato di quelle politiche scellerate dei governi che usano il cordone sanitario come strumento di dominio e di esclusione». Se la Lega cannoneggia, Forza Italia minimizza la vicenda che coinvolge uno degli esponenti di punta del Ppe, la sua famiglia politica in Europa. Già prima della decisione di ripetere il voto che avrebbe portato alla conferma di Merz, Tajani confidava in una «rapida soluzione» anche per «impedire la crescita del populismo». Tradotto: accordi con l’estrema destra tedesca. Qualche dubbio, viene pure dal partito della premier. Parla di «piccolo shock per l’Europa», il co-presidente dei Conservatori al Parlamento Ue, Nicola Procaccini. Che non nasconde le «perplessità sulla possibilità di mettere insieme due agende politiche così diverse come quella della Cdu e quella dei socialisti tedeschi», nonostante la stima personale per Merz e l’augurio di un governo stabile. Lo sguardo di Meloni, superato l’impasse, è tutto sul filo diretto da costruire con la Germania. E non potrebbe essere altrimenti, di fronte alle sfide che attendono l’Ue sul fronte dei dazi e della difesa comune. «Sono certa che sapremo raggiungere insieme risultati importanti non solo a livello bilaterale ma anche a livello Ue, G7 e Nato e sui principali dossier internazionali», scrive complimentandosi con Merz. Sul piatto, la presidente non mette solo il rilancio della competitività, in particolare il settore automobilistico, ma anche la costruzione di partenariati paritari con l’Africa e per il contrasto all’immigrazione irregolare: battaglie su cui Merz aveva dato segnali di apertura già nei mesi di campagna elettorale. Se Tajani tira un sospiro di sollievo in vista di una «stagione politica» all’insegna del pragmatismo, pesa — tra alleati — il silenzio dell’altro vice premier, Matteo Salvini, schieratosi apertamente per il superamento della «Grosse Koalition» a favore di un governo che includesse l’estrema destra di Alternative fur Deutschland.
LE OPPOSIZIONI
Anche tra le opposizioni, le interpretazioni non sono pienamente sovrapponibili. Per la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, l’elezione di Merz, rappresenta «una buona notizia per tutta l’Europa. C’è evidentemente chi gioca al tanto peggio, tanto meglio», sottolinea, «ma è dalla stabilità europeista della Germania e degli altri paesi che dipende il futuro del continente, certamente non dai radicalismi che portano solo al caos». Sollievo pure da Italia viva: colpa del «fuoco amico» dei franchi tiratori, per Raffaella Paita che pure esprime sollievo per il fatto che la questione sia stata sanata e il Paese possa beneficiare di una guida salda rispetto al pericolo di forze sovraniste. Meno positivo il leader di Azione, Carlo Calenda, dell’idea che si sia ormai in una «centrifuga in cui nulla accade come dovrebbe e tutto sembra sovvertire o tentare di indebolire le strutture europee». Se l’elezione di Merz è «importante», per Calenda ora l’Italia deve provare a costruire un rapporto con Merz «e deve farlo rapidamente perché al momento non esiste». Tra i punti critici, per il segretario di Azione, c’è la difesa europea, su cui resta ala contrarietà della Lega. In asse con il M5S: «Il nuovo Cancelliere Merz ha già annunciato un piano da centinaia di miliardi di euro per la difesa e la riconversione militari di siti produttivi civili e fabbriche che oggi producono automobili. Questa corsa al riarmo dei Paesi europei dove ci porterà?», si domanda il capogruppo M5S in Senato Stefano Patuanelli. Se il rapporto con la Germania di Merz resta tutto da costruire, difficilmente metterà d’accordo tutti.
Valentina Pigliautile
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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