21.09.2025
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Politics

«Crinale pericoloso riprendere il dialogo». L’allarme del Presidente della Repubblica sul pericolo di escalation e violenza


Da una parte le preoccupazioni per uno scenario internazionale in cui non si scorgono passi in avanti. Dall’altra, lo sgomento per un clima politico che sembra farsi ogni giorno più avvelenato. Con il riaffacciarsi sulla scena di episodi di violenza, come l’omicidio dell’attivista trumpiano Charlie Kirk, che riporta alla memoria pagine buie del passato. E il rimpallo di responsabilità e di accuse che – anche al di qua dell’Oceano – ne è seguito. Elementi che tratteggiano uno scenario allarmante, per Sergio Mattarella. E sollevano, per dirla con le parole del capo dello Stato, «il timore che il mondo sia avviato lungo un pericoloso crinale».

L’INVITO

Eccolo, il nuovo appello a «riprendere la via del dialogo» e del confronto consegnato dal presidente della Repubblica. L’occasione è il messaggio di auguri inviato dal Colle per il settantesimo compleanno di Papa Leone, che il presidente chiude con «l’auspicio di poterla presto ricevere al Palazzo del Quirinale». Parole con le quali l’inquilino del Colle pare rivolgersi innanzitutto a chi può indirizzare le scelte e orientare il dibattito di un Paese. «Sta a tutti noi – esorta Mattarella – e in particolare a quanti rivestono cariche pubbliche, impegnarci affinché le circostanze migliorino, riaprendo orizzonti di dialogo, di giustizia e di concreta tutela della dignità di ogni persona».

Un avviso messo nero su bianco pensando in prima battuta a ciò che avviene sullo scacchiere internazionale. Uno scenario segnato da «conflitti laceranti» e una «diffusa logica di prevaricazione». Un «crinale pericoloso» appunto. Dal quale «anche senza volerlo, si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata». Questo il timore avanzato solo pochi giorni fa da Lubiana, quando il presidente aveva evocato il 1914 e il primo conflitto mondiale, quando a Sarajevo bastò un solo sparo a innescare una situazione senza precedenti. Ma il monito vale anche ad accendere un faro sul clima incandescente che si respira. Sfociato, al di là dell’Oceano, con l’omicidio dell’attivista Maga. Quasi come se il dialogo, il confronto politico anche aspro che anima ogni democrazia, stessero cedendo il passo alla violenza, alle armi.

Un avviso che in controluce pare quasi rivolto, su scala minore, anche ai “naviganti” della politica di casa nostra. Che da giorni si arrovellano in una ridda di accuse e contro accuse sul «clima di odio» nel Paese, sull’assassinio di Kirk e su chi ha preso (o non ha preso abbastanza) le distanze dal gesto folle del killer 22enne. Quando invece, almeno sui fondamentali, andrebbe tenuto aperto «l’orizzonte del dialogo». Beninteso: il messaggio di Mattarella era già stato scritto prima del botta e risposta tra Meloni e Schlein di sabato. Con la prima che accusava la sinistra di «minimizzare o giustificare» l’omicidio e la seconda che puntava il dito contro la premier «irresponsabile». Insomma: le parole del presidente non vanno lette come una bacchettata a maggioranza e opposizione per il botta e risposta sopra le righe. Ma capitano al momento opportuno.

LA CITAZIONE

Del resto, ricorda Mattarella nel messaggio al papa citando Sant’Agostino, «i tempi siamo noi». E quindi chi assiste sgomento all’avvelenarsi del clima farebbe bene, nell’ottica del Colle, a cominciare lui (o lei) a riportare la dialettica politica sui giusti binari. Un appello tutt’altro che inedito, per un presidente che in dieci anni di mandato ha rivolto decine di appelli al tema della collaborazione istituzionale e del confronto democratico. «Vi sono dei momenti nella vita di ogni istituzione – disse ad esempio dal palco del festival delle Regioni – in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose, approfondendo solchi e contrapposizioni, ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi».

Una ricerca del dialogo che, sul fronte internazionale, non significa arrendevolezza a chi vorrebbe un’Europa «vassalla», né pace purché sia a prescindere dalle condizioni e dal riconoscimento delle responsabilità. Su questo il capo dello Stato non ha mai dato adito a dubbi. «Le donne e gli uomini di buona volontà avvertono con urgenza il bisogno della pace e della giustizia», scrive Mattarella nel messaggio a Prevost. A rimarcare ancora una volta che, senza l’una, non può esserci neanche l’altra.


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