Moody’s ha confermato il rating per l’Italia. L’agenzia ha mantenuto il suo giudizio a BAA3, un solo gradino sopra il livello junk. Moody’s prevede che la crescita dell’Italia «resti moderata sotto l’1 per cento quest’anno» in seguito alla «debole domanda interna e delle esportazioni» dovuta alla decelerazione della Germania.
L’agenzia ha annunciato il completamento della revisione del giudizio sul debito sovrano del Paese, precisando che non si tratta di «un’indicazione» sulle future decisioni sul rating stesso. L’agenia poi, ha ritenuto «contrastanti» i risultati conseguiti sul Pnrr, giudicando una sfida «impegnativa» spendere i fondi entro il 2026.
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Moody’s conferma il rating dell’Italia
Lo scorso 18 ottobre Standard&Poor’s aveva confermato per l’Italia la tripla B con outlook stabile. Ma aveva parlato nel suo rapporto sul Paese di «prospettive di crescita del Pil italiano rosee». Nella stessa giornata l’agenzia americana Fitch aveva anch’essa confermato il rating tripla B, ma rivisto l’outlook da stabile a positivo, premiando il Paese per la solida performance fiscale e un potenziale di crescita più forte anche grazie alla stabilità politica.
Intanto le famiglie e le imprese italiane, da un punto di vista finanziario, stanno un po’ meglio. E questo grazie alla frenata dell’inflazione e al calo dei tassi della Bce. A rilevarlo è stata la Banca d’Italia nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria. La lotta vinta dalla Banca centrale europea al caro-prezzi, sta facendo vedere i suoi benefici sui bilanci delle famiglie italiane che hanno visto risalire il loro potere d’acquisto. E a spingere il reddito c’è sia un’occupazione stabile che ha raggiunto livelli alti, sia il rinnovo di diversi contratti collettivi di lavoro. Così via Nazionale stima per il prossimo anno una riduzione della vulnerabilità finanziaria delle famiglie, mentre quelle considerate “fragili” rimarranno stabili all’1,5 per cento. Inoltre, si legge nel rapporto, il percorso del calo dei tassi imboccato dalla Bce fornirà «in prospettiva un impulso» all’economia italiana, in debole crescita, contribuendo «a ridurre nei prossimi mesi i costi di finanziamento delle imprese e i loro tassi di insolvenza» che sono in rialzo da diversi mesi. Un taglio dei tassi che a dicembre potrebbe essere più alto del previsto.
IL CALO
Il forte calo delle attività economiche dell’eurozona registrato a novembre con il Pmi manifatturiero sceso a 45,2 punti dai 46 di ottobre, dai livelli più bassi degli ultimi dieci mesi, ha ridato slancio alle scommesse su una riduzione del tasso di interesse della Bce di 0,50 punti base nella riunione prevista per il 12 dicembre.L’ipotesi di un taglio di mezzo punto ieri era prezzata al 50 per cento, contro il 20 per cento del giorno precedente. Oltre alla flessione dell’indice Pmi, pesano anche i nuovi dati negativi arrivati dalla Germania. L’ufficio nazionale di statistica tedesco, Destatis, ha dimezzato allo 0,1 per cento il tasso di crescita atteso per il terzo trimestre dopo il ribasso dello 0,3 per cento registrato nel secondo trimestre.
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