Le domande per l’accesso alla nuova quota 103, soprattutto grazie all’imposizione del ricalcolo contributivo dell’assegno, sono meno della metà di quelle stimate. Serviranno meno risorse ed è possibile che il Governo confermi la misura anche per il 2025. Sono arrivate all’Inps — secodo quanto risulta all’agenzia Ansa — circa 7mila domande sulle 17mila previste per il 2024 ed è possibile, a fronte di circa il 20% che potrebbero essere respinte che il numero delle uscite si fermi a metà della stima. Un dato che potrebbe convincere l’esecutivo a continuare ad andare nella direzione del ricalcolo contributivo per le uscite dal lavoro rispetto all’età di vecchiaia magari dando la possibilità con questo ricalcolo di uscire anche con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.
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Le scelte
Per le prime riflessioni approfondite bisognerà aspettare la prossima settimana ma da più parti si segnala la questione demografica con la necessità di lavorare più a lungo e a fronte di scelte diverse, di un collegamento stretto tra quanto versato e l’assegno che si prenderà.
Il faro del governo, anche sul tema previdenziale, è comunque ora puntato sulla manovra. Per confermare quota 103 con il ricalcolo contributivo potrebbe essere sufficiente il 70% delle risorse stanziate per il 2024 dalla legge di Bilancio (erano 149 milioni di euro per quest’anno, grazie al fatto che l’allungamento della finestra mobile ha portato le prime uscite ad agosto, 835 milioni nel 2025 e 355 nel 2026).
La scarsa adesione alla misura è legata alla penalizzazione economica che si avrebbe con il ricalcolo contributivo e alla scarsa convenienza in termine di anticipo rispetto all’uscita con 42 anni e 10 mesi indipendentemente dall’età (41 e 10 per le donne) attualmente in vigore senza ricalcolo e con una finestra di appena tre mesi.
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L’accesso
Circa la metà di coloro che escono attraverso questo canale ha meno di 62 anni. Se si accede alla pensione con quota 103, infatti, è necessario avere oltre a 62 anni di età, 41 anni di contributi e aspettare 7 mesi di finestra mobile (9 per il pubblico impiego). Si anticiperebbe la pensione quindi di appena un anno e sei mesi rispetto all’uscita con 42 anni e 10 mesi che salirebbero a 43 anni e un mese con i tre mesi di finestra mobile previsti per questa misura.
L’anticipo si riduce ancora per i lavoratori pubblici (solo di un anno e quattro mesi) e in particolare per le donne che uscirebbero con quota 103 con 41 anni e 9 mesi e con l’anticipata indipendente dall’età con 42 anni e un mese.
I calcoli
I pensionandi inoltre si fanno i conti su quanto perderebbero con il ricalcolo completamente contributivo. L’anticipo potrebbe portare a un assegno non troppo diverso in caso di carriera piatta e addirittura conveniente nel caso di lavori con retribuzioni più basse negli ultimi anni di carriera.
La progessione
Invece la scelta potrebbe essere molto penalizzante in caso di carriera rapida con un aumento consistente delle retribuzioni negli ultimi anni di lavoro. Quindi la scelta diventa conveniente per chi ha lasciato o è costretto a lasciare il lavoro solo se non ha avuto una rapida progressione di carriera e retribuzione.
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