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Arte, brevettato un sistema che permette di riconoscere l’impronta digitale dell’opera: IDArtScience contro la falsificazione


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La startup IDArtScience ha brevettato una tecnologia in grado di definire l’impronta digitale di un’opera d’arte, analizzando il rapporto tra gli strati interni del dipinto. Questo innovativo sistema di antifaslificazione permette una catalogazione sicura e non invasiva, senza perciò generare rischi per l’opera e senza l’apposizione di elementi estranei all’oggetto interessato. 

Il modello è sponsorizzato gratuitamente dalla Fondazione Giorgia e Isa de Chirico, che archivierà il codice di identificazione generato e la documentazione ad esso allegata: il servizio sarà reso da IDArtScience Srl su richiesta del proprietario dell’opera. Il costo del servizio sarà corrisposto invece dal richiedente direttamente all’IDArtScience Srl.

Il sistema brevettato 

Come spiegato dagli stessi autori, l’idea fondante è che «solo ciò che è intrinseco e nascosto all’interno dell’opera d’arte stessa può dirsi davvero infalsificabile». Perciò, «le caratteristiche da tutelare non devono essere visibili né accessibili: devono risiedere negli strati più profondi dell’opera e devono essere il meno possibile soggette a variazioni nel tempo».

Ancora: «il contributo innovativo di IDArtScience consiste nell’aver ideato e brevettato un modello capace di correlare le informazioni di superficie (acquisite in multibanda) con quelle provenienti dagli strati interni, rilevate tramite raggi X.

Questa correlazione avviene in maniera completamente non invasiva, senza l’aggiunta di alcun elemento estraneo, e consente di rendere un dipinto infalsificabile». Il metodo, viene spiegato, «è talmente robusto da permettere il riconoscimento di un dipinto anche se la sua superficie fosse stata completamente scialbata. Le informazioni relative ai rapporti tra gli spessori degli strati e alla composizione elementale degli strati più interni, infatti, resterebbero intatte»

«Una volta effettuata la correlazione tra superficie e strati interni, l’HASH corrispondente all’analisi viene salvato sulla Blockchain, fungendo da marcatore temporale e da garanzia antifalsificazione. Questo processo mette al sicuro l’intera operazione da qualunque tentativo di manipolazione successiva».

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