05.12.2025
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cosa rivelano le nuove immagini


Nuove analisi astronomiche hanno rivelato segnali chiari di cryovulcanismo sulla cometa interstellare 3I ATLAS, il terzo oggetto extrasolare mai osservato nel nostro sistema. Le immagini ad alta risoluzione suggeriscono la presenza di veri vulcani di ghiaccio in attività, riporta «Live Science», un fenomeno che offre nuove informazioni sulla struttura interna del corpo celeste e sulla sua storia lontana.

Secondo i ricercatori, mentre la cometa si avvicinava al Sole una sequenza di getti di ghiaccio e gas si è attivata sulla sua superficie. Il comportamento osservato indica che la cometa contiene materiali simili a quelli dei corpi transnettuniani, oggetti ricchi di ghiaccio che orbitano oltre Nettuno. Lo studio, pubblicato il 24 novembre su arXiv, non ha ancora superato la revisione scientifica, ma apre scenari sorprendenti.

Il team guidato da Josep Trigo Rodríguez dell’Istituto di Scienze Spaziali di Barcellona ha commentato che la composizione di 3I ATLAS ricorda quella di oggetti formati nelle regioni più fredde del nostro sistema. Questo è particolarmente significativo dato che la cometa proviene da un altro sistema stellare.

Un oggetto misterioso e molto antico

Da quando è stata individuata a luglio, la cometa ha attirato grande attenzione, alimentando anche speculazioni fantasiose sulla possibilità che fosse un’astronave aliena. Gli astronomi concordano però nel definirla un corpo naturale, probabilmente nato in un sistema stellare remoto.

3I ATLAS rappresenta una rara opportunità di studio, vista la sua natura interstellare e la possibilità che sia molto più antica del nostro sistema. Gli scienziati stanno quindi raccogliendo dati prima che l’oggetto lasci definitivamente la nostra regione celeste il prossimo anno.

Le osservazioni e la scoperta dei vulcani di ghiaccio

Il gruppo di ricerca ha utilizzato il telescopio Joan Oró dell’Osservatorio di Montsec, in Catalogna, osservando il passaggio della cometa vicino al punto di massimo avvicinamento al Sole, avvenuto il 29 ottobre. Mentre si scaldava, 3I ATLAS ha iniziato a sublimare in modo intenso, raggiungendo un picco quando si trovava a circa 378 milioni di chilometri dal Sole.

PRE-PERIHELION STUDY OF #COMET #3IATLAS with our findings about its spectroscopic similitude with CR carbonaceous chondrites. Manuscript submitted for publication in which we propose it is a #TNO-like body experiencing #cryovolcanism Now in Cornell Univ. @arxiv repository: ➡️ arxiv.org/abs/2511.19112

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— Prof. Josep M. Trigo-Rodríguez (@joseptrigo.bsky.social) 25 novembre 2025 alle ore 15:28

Le immagini ottenute mostrano i getti più dettagliati mai registrati su questo oggetto, interpretati come segni inequivocabili di cryovulcanismo. I vulcani di ghiaccio sono tipici dei corpi ricchi di acqua congelata e calore interno, come i pianeti nani oltre Nettuno.

Nel caso della cometa 3I ATLAS, la causa sarebbe la degradazione di materiale primordiale nel nucleo. Il calore solare avrebbe innescato la sublimazione del ghiaccio di anidride carbonica, favorendo la circolazione di liquidi che reagiscono con metalli come ferro e nichel presenti nel nucleo.

Analisi dei materiali e origine interstellare

Per verificare la composizione del corpo celeste, il team ha confrontato i dati spettroscopici con meteoriti antartiche chiamate condriti carboniose, tra i frammenti rocciosi più antichi e primordiali noti. Una di queste rocce contiene materiale associato a oggetti transnettuniani e ha rivelato una somiglianza sorprendente con la cometa.

Le condriti carboniose sono considerate fondamentali per lo sviluppo della vita sulla Terra perché trasportano composti volatili e molecole chiave. Se confermata, la composizione di 3I ATLAS suggerirebbe un’origine in condizioni simili a quelle dei primordi del nostro sistema, pur provenendo da un’altra stella.

Un viaggio di miliardi di anni

Le dimensioni della cometa restano imprecise, ma si stima che il suo diametro possa variare tra 440 metri e 5,6 chilometri. Se fosse larga un chilometro, la sua massa supererebbe i 600 milioni di tonnellate. La sua traiettoria iperbolica indica senza dubbio che non appartiene al nostro sistema, dato che la sua velocità, oltre 220 mila chilometri orari, è troppo elevata per essere trattenuta dalla gravità solare.

Il suo viaggio potrebbe essere iniziato più di 3 miliardi di anni fa. L’esposizione prolungata ai raggi cosmici rende ancora più difficile ricostruirne le origini, ma la sua natura interstellare la rende indispensabile per comprendere cosa accade nei sistemi planetari lontani.

Trigo Rodríguez sottolinea inoltre che studiare comete interstellari è cruciale anche per individuare possibili rischi di impatto con la Terra. Questi oggetti restano però affascinanti capsule del tempo che conservano informazioni preziose sulla chimica e sulla formazione delle stelle nella nostra galassia.

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