21.05.2025
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Economy

cosa può cambiare l’anno prossimo


Una crescita oltre le attese, sia quest’anno che il prossimo, potrebbe rendere meno complessa la costruzione della prossima manovra di Bilancio. Soprattutto per quanto riguarda le due principali misure che il governo ha intenzione di confermare anche per il 2025: il taglio del cuneo contributivo per i redditi fino a 35 mila euro, e la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef. L’ultimo Def, il documento di economia e finanza approvato ad aprile, prevede che il Pil quest’anno salga dell’1 per cento e dell’1,2 per cento il prossimo. Tuttavia la conferma del taglio del cuneo, della riduzione dell’Irpef e delle altre misure economiche del governo, potrebbe avere un impatto di 0,2 punti. Significherebbe circa 4 miliardi in meno da trovare per la misure. Inutile cercare conferme al Tesoro, le bocche sono cucite. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti predica prudenza a piene mani. Sulla manovra, ha detto ieri a margine di un vertice della Lega, «stiamo lavorando». Il titolare dei conti pubblici non svela le carte. «Leggo», ha detto, «un sacco di cose strane, di fantasie, che non so nemmeno io. Invece», ha chiarito, «dobbiamo avere il quadro». Va insomma evitato il «bilanciomercato», come ha ribattezzato Giorgetti quella sorta di calciomercato agostano sulle misure che troveranno spazio nella manovra.

IL PASSAGGIO

Ma qual è questo “quadro” di cui parla Giorgetti? È quello che sarà disegnato nel Piano strutturale di Bilancio, il nuovo documento europeo che ingloberà anche la vecchia Nadef, la Nota di aggiornamento che ogni anno a fine settembre il governo approvava per aggiornare le previsioni tendenziali e programmatiche dei conti pubblici. Le prime servono a descrivere il “passo” dell’economia senza gli interventi del governo le seconde a spiegare quali effetti le misure che saranno adottate con la manovra avranno sulla crescita. Ed è proprio dal quadro programmatico che potrebbe arrivare la spinta al Pil. Il Piano strutturale di Bilancio, ha spiegato ancora Giorgetti, sarà approvato dal governo a metà mese. Poi sarà trasmesso alle Camere per la discussione parlamentare e, infine, inviato a Bruxelles.

Secondo il cronoprogramma previsto dal nuovo Patto di Stabilità, il Piano strutturale di Bilancio dovrebbe essere inviato alla Commissione entro il 20 settembre. Ma non si tratta di una data tassativa. Anzi, Bruxelles ha già chiarito che i Paesi che avranno bisogno di più tempo perché magari hanno intenzione di chiedere, come farà l’Italia, un allungamento dei tempi di rientro su deficit e debito in sette anni, potranno averlo. Inoltre c’è una complicazione in più. Il prossimo 23 settembre l’Istat diffonderà di dati dei conti annuali, oltre alla revisione del Pil degli ultimi cinque anni. Probabile che il governo debba attendere questi dati prima di inviare in Europa il Piano strutturale di Bilancio.Numeri che potrebbero impattare, anche se marginalmente, sulle principali grandezze: crescita, deficit e debito. In realtà, come detto, è che le prospettive sia per il 2024 che per il 2025 possano essere migliori. Le prime indicazioni arriveranno oggi dai dati sul gettito fiscale che terranno conto anche dell’autoliquidazione dei contribuenti.Nei primi sei mesi dell’anno i numeri sono decisamente positivi.A luglio, per la prima volta, il numero degli occupati ha superato i 24 milioni. Più lavoratori ci sono, più Irpef e contributi vengono versati. Solo negli ultimi due anni, secondo alcune tabelle interne al governo, il monte delle retribuzioni sarebbe salito di oltre 50 miliardi.

LE SORPRESE

Oltre alle misure del governo, il 2025 potrebbe riservare altre sorprese positive sulla crescita? «È possibile», dice Lucio Poma, capoeconomista di Nomisma, «perché il nostro è un Paese forte con delle prospettive forti. Ma», avvisa, «ci sono alcune incognite che pesano, come la crisi della Germania che è il nostro primo mercato di sbocco, e la difficoltà delle imprese a trovare lavoratori». Intanto le esportazioni volano, e l’Italia potrebbe superare il Giappone nella classifica mondiale, l’inflazione, come ha certificato ieri l’ocse, è ferma all’1,3 per cento, tra le più basse, restituendo ai lavoratori una parte del potere d’acquisto perduta. E in arrivo c’è anche un secondo taglio dei tassi di interesse da parte della Bce. Giorgetti ieri ha anche confermato che il capitolo pensioni farà parte della manovra. Come tutte le altre spese, ha detto il ministro.Un modo per ricordare che l’obiettivo principale del nuovo Piano strutturale di Bilancio sarà comunque quello di mettere sotto controllo le uscite del bilancio dello Stato. Per ogni capitolo, e dunque anche per la previdenza, dovrà essere indicata una traiettoria dalla quale poi non si potrà deviare. Fuori da questa traiettoria, secondo le nuove regole europee, ogni nuova spesa andrà finanziata con un taglio o con una entrata, vale a dire nuove tasse. Un sentiero stretto nel quale bisognerà imparare a muoversi.

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