Spingere le aziende committenti a verificare che le condizioni di sicurezza dei lavoratori da parte delle aziende appaltatrici venga rispettata. È l’obiettivo che si prefiggono i promotori del referendum con il quarto quesito che tratta il tema della sicurezza sul lavoro. Si chiede di modificare le norme attuali, che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio sul lavoro dovuto a rischi specifici. I rischi specifici sono quei pericoli legati all’attività delle aziende stesse, per esempio all’utilizzo di macchinari, sostanze o attrezzature.
Si punta a cancellare un comma del decreto 81 del 2008, il Testo Unico, modificato varie volte fino al testo della legge 215 del 2021. Da una parte scoraggiando chi fa ricorso al lavoro in “nero” o scarsamente professionalizzato, dall’altra riducendo la catena della cessione del lavoro su aziende sempre più piccole deputate poi a far fronte ai costi per la sicurezza. Chi vota sì, dunque, vuole che tutti i soggetti coinvolti, dal committente del cantiere fino agli appaltatori e subappaltatori, abbiano gli stessi obblighi in caso di infortunio sul lavoro, ad esempio nell’eventualità di un risarcimento a chi subisce i danni causati da un incidente.
Qualora per il quesito (che si vota con la scheda rossa) prevalessero i “sì”, non ci sarebbe più l’esclusione di responsabilità per il committente. Se dovesse vincere il no il datore di lavoro committente continuerebbe ad essere escluso dalla responsabilità. Nell’opposizione, Pd, M5s e Avs sono mobilitati per il voto favorevole, Azione è per il “no”, Italia viva lascia libertà di voto; mentre la maggioranza anche per questo quesito è schierata per l’astensione (tranne Noi moderati che è per il “no”).
PERCHÉ SÌ
Occorre fare di tutto — dicono i promotori del referendum — per fronteggiare la piaga delle morti sul lavoro (1077 nel 2024 secondo dati Inail, 48 in più rispetto ai 1.029 del 2023). «Questo governo — sottolinea il dem Arturo Scotto — ha introdotto la patente a credito per le imprese edili ma ha effettuato il 2,7% dei controlli. Patenti sospese? Ventuno. La verità è che l’unico decreto sicurezza che il governo non ha fatto è proprio sulla sicurezza sul lavoro. Per Giorgia Meloni questa non è una priorità. Bisogna introdurre il principio della responsabilità solidale delle imprese». «E’ un passaggio di grande civiltà, una questione fondamentale. Con i subappalti c’è una diminuzione dei livelli di sicurezza, anche a causa dei costi. Bisogna assolutamente intervenire», dice Angelo Bonelli di Avs. «Ogni giorno – afferma il pentastellato Riccardo Tucci — tre persone escono di casa e non tornano più. Occorre perlomeno dare un segnale politico a questo governo che non fa abbastanza sulla sicurezza sul lavoro».
PERCHÉ NO
«Già ci sono le norme che tutelano i lavoratori — osserva, invece, Andrea Volpi, componente di Fdi in Commissione Lavoro alla Camera -. Il problema non si risolve con il quesito referendario ma con una manovra a più ampio raggio, con le sigle sindacali che devono fare gli interessi dei lavoratori, non dei partiti. Questi referendum — insiste il deputato di Fratelli d’Italia — sono solo un atto politico, i promotori neanche spiegano i motivi del sì. Il governo ha prodotto molti risultati sulla sicurezza sul lavoro e ci sono anche le risorse ad hoc». «La sicurezza sul lavoro è una priorità di questo governo e il referendum — osserva l’azzurro Alessandro Cattaneo — non è certo lo strumento adatto per creare leggi migliori. Basta strumentalizzare questo tema per finalità politiche. Noi abbiamo già fatto leggi come la patente per i cantieri e la revisione del codice appalti. La via maestra è un serio lavoro parlamentare».
«Siamo contrari a questa proposta in quanto prevedere che l’azienda che appalta un lavoro ad un’impresa sia responsabile di tutto ciò che avviene a valle produrrebbe come effetto il blocco degli appalti in Italia», lo stop anche del partito di Carlo Calenda.
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