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cosa dice il ddl e perché sta accendendo il dibattito in Senato


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Arriva in Senato il ddl per lo stop alla maternità surrogata. È stato già approvato alla Camera. Gli animi sono piuttosto agitati. Più volte la presidente di turno, Mariolina Castellone ha minacciato di sospendere l’Aula, per le continue interruzioni degli interventi, che spesso hanno visto battibeccare tra loro i senatori. Il ddl punta a introdurre il reato universale della gestazione per altri, vietando cioè la pratica della maternità surrogata non solo in Italia (dove è già illegale e punita con il carcere fino a due anni e una sanzione fino a un milione di euro), ma anche se si va all’estero in un paese che la consente. Il testo è nato da una proposta di Fratelli d’Italia e fortemente sostenuto dalla premier Giorgia Meloni. E’ stato approvato dalla Camera nel luglio del 2023, mentre il 3 luglio scorso ha avuto il via libera della commissione Giustizia del Senato senza modifiche rispetto al testo approvato a Montecitorio, e respingendo pure gli emendamenti della maggioranza, in particolare della Lega. 

Maternità surrogata, scintille in Senato: su cosa verte il dibattito

Così come successo mentre parlava la senatrice del M5S, Elisa Pirro. «I colleghi maschi di maggioranza stanno dicendo che l’utero non è il mio? I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio», ha detto mentre dai banchi della maggioranza non sono mancate parole di dissenso, che hanno più volte interrotto la Pirro. «Siamo al comunismo degli organi -replica la pentastellata- . Io posso dare il rene, ma non posso prestare il mio utero, da donna libera, italiana», ha detto ancora rivolta al senatore di Fdi, Luca De Carlo. «I colleghi maschi di maggioranza stanno dicendo che l’utero non è il mio? I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio», insiste mentre viene contestata dai banchi della maggioranza. Dopo che gli animi si sono, almeno per il momento, rasserenati, l’Aula ha votato le questioni pregiudiziali, che erano tre, tutte respinte con 87 voti contrari.

Ora è in corso la discussione generale sul testo, con 17 interventi previsti, prima delle repliche di relatore al testo, e governo.

La posizione della maggioranza

Fratelli d’Italia infatti partecipa al dibattito replicando che non si può ridurre una donna a un organo e che non si tratta di prestare un utero ma di partorire un bambino. Il senatore Gianni Berrino ha affermato: «Una grande donna femminista, Oriana Fallaci, sosteneva che «le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della natura». In questa frase è racchiuso il senso della nostra legislazione. E nel caso della procreazione, la legge di natura indica che ogni nato è figlio di una donna e di un uomo». «La nostra è una battaglia contro una pratica che trasforma concepimento e nascita in merce e umilia la dignità della donna — prosegue — nel caso dell’utero in affitto la donna non presta un organo, ma partorisce un figlio». «La donna — osserva il parlamentare di FdI — viene ridotta così a incubatrice, interrompendo il rapporto tra madre e figlio. Questo desiderio di genitorialità per pochi ricchi, perché la maternità surrogata ha costi molto alti, si ripercuote sulle gestanti, spesso donne povere, che prestano il proprio corpo per figli di altri, rinunciando alla volontà di poterselo tenere». «Non si può dimenticare, infatti, che nella sacca in cui il feto è protetto, attraverso liquidi e cordone ombelicale, avviene un trasferimento di legami, di caratteri, di sangue. Pensiamo anche ai figli — continua il senatore — che crescono senza mai conoscere la madre naturale, pur sapendo che il legame tra partorito e partoriente è indissolubile». «Insomma, non possiamo accogliere passivamente i progressi della scienza dimenticando le leggi della natura», conclude Berrino. Anche la senatrice Lavinia Mennuni di FdI denuncia quella che secondo lei sarebbe una finta libertà. «Oggi estendiamo la punibilità di un reato anche all’estero per i cittadini italiani, perché la legge ha efficacia in Italia, ma vogliamo sradicare il fenomeno del turismo procreativo». «Nei precedenti interventi avete sbandierato sentenze della Corte costituzionale — prosegue — ebbene, in punta di diritto ne ricordo una di sentenza della Suprema corte, la 272 del 2017, la quale definisce che la maternità surrogata ‘offende in modo intollerabile la dignità delle donne e mina nel profondo le relazioni umane'». «Il bambino — si domanda la parlamentare di FdI — è un oggetto di diritti altrui o un soggetto di diritti? Il bambino può forse essere acquistato, venduto, prodotto come un oggetto che si ordina su internet scegliendone il colore degli occhi e dei capelli? Siete dunque voi che infierite col soggetto più debole, che è il nascituro. E ancora — osserva la senatrice -: anni di battaglie per la valorizzazione della donna sono forse serviti a ridurla in un forno in cui tenere un bambino e toglierlo in cambio di soldi? Questa è la libertà?». «No, perché la libertà — conclude la Mennuni — finisce quando inizia la libertà di un nascituro di sapere chi sono i suoi genitori e di una donna di non essere vittima di sfruttamento». 

Le ragioni di chi si oppone

L’associazione Coscioni promette battaglia nei tribunali. Gli attivisti sono scesi in piazza insieme a Famiglie Arcobaleno e altre associazioni che hanno espresso la propria opposizione al disegno di legge. L’Associazione chiede una legge che regolamenti anche in Italia la fecondazione medicalmente assistita con gravidanza per altri solidale, senza discriminazioni. «Vogliono introdurre un reato che, nella pratica, — afferma la segretaria nazionale Filomena Gallo — crea ingiustizia e discriminazione nei confronti delle famiglie che si recano in Paesi dove la gravidanza per altri (Gpa) è legale e regolamentata, in cui la donna gestante offre volontariamente la sua disponibilità alla gravidanza. Queste famiglie vengono perseguitate da un governo che afferma ‘prima i bambini’ ma poi li priva delle loro famiglie, costringendoci a difenderle nei tribunali. Noi proponiamo la gravidanza per altri solidale, senza scopo di lucro. Ci prepariamo a nuove battaglie per dichiarare incostituzionale questo divieto, in quanto manca il principio base del diritto penale: un reato è perseguibile solo se commesso in un Paese dove è considerato tale». Francesca Re, avvocata e consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni: aggiunge: «L’Europa, con la modifica della direttiva cosiddetta ‘antitratta’ ha recentemente chiarito che la gravidanza per altri non può essere considerata sempre reato ma solo nelle forme che implicano abuso e sfruttamento. Questo significa che la scelta di introdurre un reato universale per tutte le forme di gravidanza per altri non è in linea con le scelte di politica criminale indicate dal Parlamento europeo». L’Associazione ha inoltre lanciato una petizione già firmata da 11062 persone per chiedere al Parlamento una legge sulla gravidanza per altri solidale, superando il divieto attuale previsto dalla legge 40 che non protegge nessuno, ma espone a rischi e costi altissimi chi vuole intraprendere questo percorso. 

«Questo disegno di legge espone al rischio che si sia di fronte ad un manifesto ideologico, piuttosto che alla volontà di affrontare razionalmente un tema che dovrebbe vedere, nella libertà e autodeterminazione delle persone e nel benessere psicofisico del minore, in qualunque circostanza sia venuto alla luce, la nostra stella polare». Così la Senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo intervenendo in Senato durante la discussione generale del disegno di legge sul contrasto alla surrogazione di maternità. «In altre circostanze — ha dichiarato Cattaneo — sarei stata ben felice di intervenire su in disegno di legge volto alla modifica della legge n.40 del 2004, in particolare per abrogare la parte dell’articolo 13 che dispone il carcere per quei ricercatori italiani che volessero derivare linee cellulari staminali dalle blastocisti sovrannumerarie destinate al congelamento distruttivo. Ma invece — ha spiegato la Senatrice a vita -, anziché essere qui per festeggiare la liberazione della scienza da un divieto alla ricerca scientifica ideologico ed ipocrita, oggi siamo qui a discutere l’allargamento della punibilità di scelte riproduttive compiute da cittadini italiani in stati, a noi prossimi, in cui perfettamente legali e regolamentate». Cattaneo ha quindi ricordato come la gestazione per altri in forma solidale sia consentita in diversi paesi, tra questi: Olanda, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Grecia, Portogallo, Gran Bretagna, Ucraina, Russia, Stati Uniti e Canada, sottolineando come si tratti quindi di «una pratica che di tutta evidenza non può essere considerata come un reato con un disvalore sociale universale». «Qualunque cosa si pensi, legittimamente, di questa scelta — ha concluso Cattaneo — faccio fatica a comprendere come si possa paragonare la gestazione solidale alla stregua di reati gravissimi — che, questi sì, evidentemente hanno un portato universale — penso alla pedofilia, al terrorismo o ad azioni di genocidio».

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