Mentre viene disposta la scorta per la giudice Silvia Albano, firmataria dello stop al trattenimento dei migranti in Albania, il governo tira dritto: da lunedì 4 novembre la nave Libra della Marina Militare italiana tornerà a trasportare i migranti arrivati al largo delle coste italiane verso i centri d’accoglienza nel territorio di Tirana, voluti dal governo Meloni e gestiti dall’Italia. Questa volta, riferiscono fonti, il viaggio avverrà a pieno carico, con circa 60-70 migranti a bordo, diversamente dal primo e unico trasferimento effettuato finora, quando furono inviati al porto di Shengjin solo 16 migranti.
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Gli step
Al momento la «Libra» si trova ancora a Messina. L’imbarcazione, come anticipato oggi da alcuni quotidiani, si sposterà poi a Lampedusa dove nei prossimi giorni monitorerà l’eventuale flusso di arrivi di migranti, previsto anche in virtù delle favorevoli condizioni meteorologiche attese. Poi, i migranti verranno accolti a bordo e verrà organizzato il nuovo trasferimento nell’hotspot di Shengjin, ma solo per chi rientra nelle categorie previste dal protocollo con il governo di Tirana. Ovvero uomini, maggiorenni, in buona salute e provenienti dai Paesi considerati sicuri secondo la normativa italiana. Donne, bambini, anziani e individui fragili, invece, verranno inseriti nel sistema d’accoglienza italiano.
Lo scontro con le toghe
Il progetto Albania riprende mentre è ancora in corso la procedura davanti alla Corte di Giustizia Europea, avviata dal tribunale di Bologna per verificare la compatibilità del nuovo decreto con le normative dell’Unione. Tuttavia, lo scontro tra magistratura e governo sul “modello Albania” era già iniziato il 16 ottobre, quando i giudici del tribunale di Roma avevano respinto la convalida per il trattenimento dei migranti negli hotspot albanesi, disponendone il rientro immediato in Italia, in quanto i loro Paesi di provenienza (Egitto e Bangladesh) secondo i magistrati non potevano essere considerati sicuri. Proprio oggi è arrivata la notizia che nei confronti della giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma Silvia Albano, uno dei sei magistrati che si è occupata dei trattenimenti dei migranti in Albania, è stata disposta la vigilanza. Albano aveva denunciato di aver ricevuto minacce di morte dopo i provvedimenti del 18 ottobre scorso che non hanno convalidato il trattenimento. Secondo l’Ansa, le verifiche della scorta riguardano il luogo di lavoro e l’abitazione della giudice.
Le tappe
Una volta arrivati al porto di Schengjin, i migranti verranno condotti in un hotspot per l’identificazione. Dopo la registrazione, saranno trasferiti a Gjader. Qui sono state allestite tre strutture: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo che disporrà di 880 posti (anche se al momento ne sono pronti meno della metà: 400), un Centro di permanenza per i rimpatri (144 posti) ed un penitenziario (20 posti). La struttura è chiusa da una recinzione alta 5 metri con al centro i prefabbricati dove alloggeranno i migranti mentre in un secondo blocco saranno sistemati quelli a cui la domanda viene respinta, e sono destinati a essere rimpatriati. I centri costeranno almeno 670 milioni di euro in cinque anni e saranno completamente gestiti dall’Italia.
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