Nella Lega i continui stop sull’autonomia differenziata da parte di Forza Italia stanno diventando un problema, l’ala ‘nordista’ del partito spinge, «basta, dobbiamo fare una battaglia a viso aperto», spiega un ‘big’ della vecchia guardia. In una delle ultime riunioni del Consiglio federale i presidenti di Regione sono tornati ad insistere sulla necessità di rilanciare, ma per ora nel mirino di Salvini c’è il processo Open arms, il 6 ottobre sul pratone di Pontida si parlerà soprattutto di questo, tanto che qualcuno nel Carroccio è arrivato ad azzardare l’ipotesi di elezioni anticipate il prossimo anno, per sfruttare la centralità e i consensi riconquistati, qualora il vicepremier dovesse venire condannato.
LA PRUDENZA
La linea prevalente, in realtà, è quella di predicare calma, pure sul ddl Calderoli. Il ministro per le Riforme sta lavorando sottotraccia, evita le polemiche ma i gruppi di Forza Italia ribollono: voler calcolare i fabbisogni standard sulla base delle caratteristiche dei ‘territori, del clima, del costo della vita e della demografia’ «sarebbe assurdo, al Sud scoppierebbe la rivoluzione».
La posizione dei forzisti è espressa da Antonio Tajani che nelle scorse settimane ha inviato una lettera a Calderoli. Ieri il ministro degli Esteri è tornato a parlare del contenuto di quella missiva: «Ho detto quali sono le mie perplessità per quanto riguarda alcune competenze che secondo me non possono essere toccate perché sono aldilà di quelle previste. Io sono responsabile dell’export e credo sia sbagliato affidare l’export ad ogni regione. Poi cosa facciamo, la guerra tra i vini piemontesi e pugliesi?». La premessa è che “bisogna assolutamente fare in modo che ci sia equilibrio e non si tolgano competenze che soltanto lo Stato nazionale può gestire”. Per FI prima vanno individuati e finanziati i Lep e solo dopo si può procedere con le intese, questo vale anche per le materie non Lep sulle quali il 3 ottobre ci sarà un tavolo tra le regioni Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto e il ministro Roberto Calderoli per discutere del procedimento previsto dalla legge.
LA LINEA MELONI
Fratelli d’Italia non intende fare da sponda a quella che considera “propaganda di sinistra”, il compito che si è assunto il partito del presidente del Consiglio è quello di vigilare sull’iter. Ma in FdI e negli altri partiti di centrodestra alleati della Lega aumentano i dubbi sull’opportunità di far diventare l’autonomia differenziata il terreno di scontro con i partiti dell’opposizione che già pensano ad un ‘referendum day’ (ovvero quello sull’Autonomia, quello sulla cittadinanza, e i quesiti della Cgil sul jobs act).
Intanto per ora si moltiplicano le richieste di correzioni del testo Calderoli. «L’autonomia nel commercio estero, nella cooperazione internazionale e nei rapporti con l’Unione europea creerebbe pericolose asimmetrie di natura legislativa e amministrativa che darebbero origine a caos nei rapporti dello Stato italiano con il resto del mondo», dice il viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Edmondo Cirielli. Che la legge finisca nel freezer non è solo un auspicio dell’opposizione. «I patti vanno rispettati, non si può fermare il processo dell’autonomia», ribattono nella Lega, con il governatore del Veneto Luca Zaia che ha annunciato che impugnerà davanti alla Corte costituzionale i ricorsi con cui Puglia, Campania, Sardegna e Toscana hanno chiesto ai giudici della Consulta di dichiarare incostituzionale la legge sull’autonomia differenziata.«Questa legge è una frittata», il ‘refrain’ di molti parlamentari di FI pronti a rilanciare le perplessità illustrate all’approvazione del ddl Calderoli del presidente della Calabria, Roberto Occhiuto. Il braccio di ferro continua, ad ottobre l’Aula della Camera discuterà le mozioni su questo tema, sempre il prossimo mese dovrebbe esserci l’audizione a Montecitorio (ma non al Senato, Calderoli ha fatto sapere che non sarà possibile) del professore Sabino Cassese a capo del Comitato per i Lep.
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