17.05.2025
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Politics

controlli incrociati e più alert. Le prove d’intesa bipartisan


Due indizi non fanno una prova, tre sì. Non è passata inosservata agli occhi della premier Giorgia Meloni l’inchiesta della Dda su un mercato illegale di dossier e informazioni riservate a Milano. Tutt’altro.

Hacker rubavano i dati dei politici, furti dalle banche dati e informazioni rivendute. Arresti a Milano

Tornata a Roma dopo il blitz elettorale in Liguria venerdì, con la testa alla crisi in Medio Oriente incendiata dal contrattacco israeliano contro l’Iran, la leader di Fratelli d’Italia ha letto con una certa apprensione, mista a sdegno, la notizia di un nuovo traffico di dossier segreti scoperchiato dai pm. Si è convinta da tempo, come per primo ha fatto il ministro della Difesa Guido Crosetto denunciando i dossieraggi illegali alla Dna un anno fa, che si è di fronte a «una vera emergenza». È sorpresa che a sinistra non denuncino abusi e violazioni considerate «gravissime».

LE MISURE

Per questo il governo è deciso a passare alle contromisure. Nella Pubblica amministrazione, a partire dagli apparati addetti alla sicurezza dello Stato, una stretta sull’uso di banche dati e controlli a tappeto per evitare abusi. In Parlamento, su spinta di Fratelli d’Italia, il cantiere per una legge che irrigidisca le pene per chi sottrae informazioni riservate — dai bonifici bancari alle operazioni finanziarie — ad autorità politiche. Ministri, sottosegretari, presidenti del Consiglio. Una legge bipartisan, possibilmente: al Senato già si lavora al giro di vite con una delicata trattativa tra FdI e il Pd.

Un passo indietro. Giovedì sera, Palazzo Chigi. Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai Servizi, uomo dei “dossier” della premier, convoca i vertici dei Servizi, della Polizia, dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Un tavolo per approfondire, fanno sapere quel giorno, «le novità già introdotte dopo l’incontro del marzo scorso e i percorsi di tipo amministrativo e organizzativo per rendere più stringente il sistema dei controlli, con adeguati alert atti a scongiurare gli abusi e con verifiche periodiche». A novembre seguirà un aggiornamento. Intanto dai vertici del governo è arrivato un avvertimento agli apparati dello Stato. Con la richiesta di stringere in fretta le maglie della sicurezza, evitare che un funzionario infedele possa scrutare «dal buco della serratura» la vita privata delle massime autorità politiche. Premier inclusa.

Dopo il caso Striano, in primavera, i controlli interni alla Pa erano stati rafforzati. Ora un nuovo giro di vite. Nei Servizi, per dire, si lavora all’istituzione di una struttura interdipartimentale — trasversale dunque alle agenzie Aisi e Aise e al dipartimento che le coordina, il Dis — per verificare gli accessi alle banche dati. Già oggi sono più che tracciati e gli eventuali abusi verificati con controlli a campione.

Ora però quei controlli saranno messi a sistema. Lo stesso vale per Polizia, Carabinieri, Finanza e gli altri apparati statali che hanno accesso a informazioni riservate e personali dei cittadini. C’è un però. Perché le falle non sono ristrette alla Pa. Anche istituzioni private, perfino privati cittadini possono accedere al mercato illegale delle banche dati. Lo dimostra il caso del funzionario bancario di Intesa San Paolo a Bari che ha spiato centinaia di politici e personalità pubbliche ed è indagato per aver violato i conti loro conti correnti, incluso quello della premier, di sua sorella Arianna, di diversi dirigenti del governo. Ora l’inchiesta della Dda che di nuovo fa luce su un mercato clandestino dei dossier, aperto a chi, anche tra i privati, può acquistarli.

LO SCUDO PER I POLITICI

Di qui lo sprint in Parlamento per una legge — ci lavora FdI al Senato ed è in trattativa con le opposizioni in Commissione Affari costituzionali — che irrigidisca le pene per chi viola conti, informazioni e dossier di autorità politiche. Uno scudo penale per parlamentari e ministri, ovviamente anche il premier.

Materia delicata, difficile assemblare un fronte bipartisan. Basti pensare alle tensioni in Commissione Antimafia sul caso dossieraggi. Destinate a crescere: FdI e Lega hanno presentato una Pdl che punta ad escludere dalle sedute i membri della Commissione in “conflitto di interessi”. Cioè, stando alle accuse del centrodestra sul caso dossier, gli ex pm Scarpinato e De Raho.

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