08.06.2025
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Economy

Contratto enti locali, nuova fumata nera: stop agli aumenti


La mossa del cavallo non ha funzionato. Con lo sblocco del salario accessorio per i dipendenti di Comuni e Province, introdotto dal decreto Pa, il governo sperava di invertire la situazione al tavolo negoziale per il rinnovo del Ccnl delle Funzioni locali, dove da mesi la trattativa è nelle sabbie mobili per un problema di risorse, giudicate insufficienti da Cgil e Uil.

Durante l’incontro di ieri tra Aran e sindacati, il primo dopo l’approvazione del decreto che avrebbe dovuto oliare gli ingranaggi del negoziato, è risultata evidente però la distanza che permane tra l’agenzia guidata da Antonio Naddeo, incaricata di trattare i rinnovi dei contratti pubblici per conto del governo, e le parti sociali. Risultato? Il vertice si è concluso con l’ennesima fumata nera. Convocato un nuovo tavolo per il 10 giugno. Ma a questo punto il contratto difficilmente entrerà in vigore prima del 2026, considerato che dopo la firma saranno necessarie le verifiche da parte della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti, che di norma richiedono circa 5 mesi di tempo. Per gli oltre 400mila dipendenti degli enti locali questo significa che l’appuntamento con gli aumenti garantiti dal contratto del triennio 2022-2024, ovvero 141 lordi al mese in media, rischiando di essere rimandati all’anno prossimo.

Da un lato ci sono Cgil e Uil, che hanno dichiarato la loro indisponibilità a firmare l’accordo, chiedendo altre risorse, e dall’altro Cisl e Csa, pronti alla firma. Il mancato consenso della maggioranza delle organizzazioni sindacali rende impossibile la conclusione dell’intesa. «Abbiamo lavorato a lungo per costruire un contratto equilibrato, innovativo e sostenibile. Ma se Cgil e Uil dovessero rimanere sulle loro posizioni, il contratto non potrà essere concluso», così un laconico Naddeo.

LE NORME

La trattativa è aperta da oltre un anno. Lo stallo, come detto, rischia di far slittare al 2026 l’effettiva entrata in vigore del contratto, il che comprometterebbe per riflesso l’intero calendario della contrattazione pubblica. Già perché le risorse per il Ccnl 2025-2027, per la prima volta nella storia, sono state stanziate in anticipo: il governo le ha rese disponibili con l’ultima Manovra.

Tuttavia, finché non si arriverà alla firma del Ccnl 2022-2024 queste risorse rimarranno inutilizzate. Non ha insomma prodotto i risultati sperati il superamento dei limiti di spesa per la parte variabile della retribuzione dei dipendenti pubblici di Comuni, Città metropolitane e Province, che il governo ha autorizzato con il decreto Pa anche per ridurre la disparità di trattamento a livello di stipendio con gli altri comparti del pubblico impiego. Con le nuove norme sono possibili aumenti medi aggiuntivi fino a 74 euro per i dipendenti delle amministrazioni locali. Clima teso a Palazzo Vidoni, dove il ministro Paolo Zangrillo si aspettava dei passi in avanti e non che il negoziato sbattesse nuovamente contro il muro alzato da Cgil e Uil. Appena due mesi fa il ministro non aveva escluso di sbloccare gli aumenta unilateralmente, con una legge ad hoc.

In questo modo però i lavoratori interessati non beneficerebbero di una serie di innovazioni normative previste nella bozza di contratto in discussione, come i buoni pasto per i lavoratori agili e la sperimentazione della settimana corta.

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