Ministro Piantedosi, con le nuove norme Ue sui migranti, cosa cambia per l’Italia?
«Un migliore controllo delle frontiere, una più concreta solidarietà tra i Paesi nel sostenere il peso migratorio, la deterrenza degli hub per i rimpatri in aree extra Ue, criteri per il riconoscimento dell’asilo più aderenti alla nobiltà originaria dell’istituto, rimpatri più veloci in paesi ritenuti sicuri: sono i capisaldi della linea italiana che ora è stata sposata in pieno a livello europeo. Per noi è un completo cambio di prospettiva sul fronte del contrasto rigoroso all’immigrazione irregolare. Si pensi agli anni delle dispendiose missioni navali che, di fatto, incoraggiavano le partenze illegali, determinando più morti in mare, e a quando in Europa ci eravamo condannati alla passiva, rassegnata e silente gestione del fenomeno migratorio. Eravamo inermi e inerti rispetto ai flussi irregolari mentre ora con le nuove regole, che stiamo contribuendo in maniera determinante a riscrivere, possiamo affrontare un tema così complesso tenendo insieme gli obblighi umanitari di accoglienza con le altrettanto importanti esigenze di sicurezza».
Quando ripartiranno i viaggi in Albania?
«La struttura in Albania è tuttora in funzione ma, per alcuni pronunciamenti giudiziari, è attualmente solo parzialmente utilizzata soltanto come Centro per i migranti da rimpatriare. Adesso confidiamo al più presto di poter utilizzare la restante parte dei centri anche e soprattutto per le innovative “procedure accelerate di frontiera”, il punto di forza e la vera novità tra le misure di contrasto all’immigrazione irregolare. Con queste procedure, infatti, avremo decisioni più rapide su chi può entrare in Europa e chi va rimpatriato subito, evitando che il soggetto entri da noi e magari se ne perdano le tracce. E’ stato questo il punto nodale della difficoltà di gestione del fenomeno migratorio e non solo in Italia e in Europa. Aspettiamo la definitiva approvazione dei regolamenti europei per avere entro l’estate il centro di nuovo pienamente operativo».
Vi aspettavate questa svolta in Europa fino a qualche tempo fa?
«Ci credevamo fortemente e ci abbiamo lavorato molto in sede diplomatica anche con continui contatti bilaterali».
C’è qualcosa che vuole rispondere alle opposizioni che hanno attaccato i centri in Albania?
«Come dicevo, i centri in Albania servono a verificare in tempi brevi chi può entrare in Europa e chi no. Contrastarne l’utilizzo è difficilmente comprensibile se non con un pregiudizio puramente ideologico. Il rimpatrio dei migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia dovrebbe essere un obiettivo condiviso da tutti, perché ha un riflesso positivo sulla legalità e sulla sicurezza delle nostre città. Così peraltro avviene in molti altri Paesi occidentali, senza distinzioni di orientamento politico tra governi in carica. Non serve a nulla sposare orientamenti movimentisti e ideologici che propugnano l’accoglienza generalizzata di chiunque voglia trasferirsi da noi, contrastando il rimpatrio perfino di chi commette gravi delitti».
Come è la situazione con la Libia rispetto agli sbarchi?
«Gli arrivi di migranti irregolari sono complessivamente equivalenti a quelli del 2024. Tuttavia, a fronte di un calo da tutti i punti di imbarco, invece dalla Libia si riscontra un aumento di partenze. Questo avviene nonostante le autorità locali stiano garantendo uno sforzo straordinario nel contrasto ai trafficanti di uomini e sul fronte dei rimpatri volontari assistiti. Ci stiamo lavorando per sostenerle e siamo sicuri che presto faremo meglio».
Per quanto la vicenda che la riguarda sia chiusa l’arresto di Almasri nel suo Paese significa che anche in Italia si poteva fare di più?
«Il nostro governo ha perseguito l’interesse nazionale evitando soprattutto pericoli di ritorsioni nei confronti di persone e asset economici presenti in Libia. Ha rimpatriato un soggetto pericoloso nel suo Paese, consentendo alle autorità di processarlo. Abbiamo fatto quello che si doveva fare. Il resto sono solo polemiche».
Venendo all’Italia. Ordine pubblico: verrà sgomberato Askatasuna?
«Per uno Stato di diritto un immobile occupato si può sgomberare con la forza pubblica solo su decisione giudiziaria o soprattutto perché lo rivendica la proprietà. Nel caso in questione, il Comune di Torino non reclama la liberazione dell’Immobile e la magistratura torinese ha pubblicamente dichiarato che non ci sono i presupposti per sgomberare».
La situazione a Bologna, e anche di altre città italiane, vi preoccupa?
«In generale, ci preoccupa la persistente violenza squadrista dei cosiddetti movimenti antagonisti. È auspicabile che, rispetto a queste azioni ricorrenti, ci sia una presa di distanza da parte di tutti, senza ambiguità».
Siamo entrati nell’ultimo mese del Giubileo, vuole tracciare un primo bilancio?
«Il bilancio è estremamente positivo. Per questo voglio fare un apprezzamento agli uomini e alle donne delle forze di polizia e di tutti le istituzioni dello Stato — soprattutto i vigili del fuoco e la protezione civile — per la straordinaria professionalità e generosità con cui è stata affrontata questa sfida. Roma si conferma la città internazionale in grado di ospitare al meglio grandi eventi, garantendo accoglienza e sicurezza».
Un obiettivo da raggiungere nel 2026?
«Continuare il lavoro intrapreso e portato avanti in questi primi tre anni con risorse e risultati progressivamente crescenti. Credo ci sia motivo per sentirmi incoraggiato a farlo».
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