Ministro Gilberto Pichetto Fratin, non ancora è chiara la composizione della futura Commissione europea. Ma come si muoverà l’Italia a Bruxelles su due misure — Green deal e direttiva sulla casa green — che in passato avete contrastato?
«Abbiamo accolto con favore le parole della presidente von der Leyden, che all’Europarlamento ha promesso pragmatismo su queste misure. Ma la nostra posizione non cambia: servono correttivi. Detto questo, per il momento sono direttive che dobbiamo recepire».
Quali correttivi?
«Servono risorse, perché i costi della transizione per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sono altissimi. Per esempio sulla case green l’idea è quella di chiedere all’Europa di poter escludere dal patto di stabilità gli investimenti per l’efficienza energetica delle abitazioni oppure di creare un apposito fondo a livello Ue».
Cosa rischiano le famiglie che non si mettono in regola?
«Nulla. Come ho detto più volte, non ci saranno sanzioni individuali».
Intanto, a breve, rimodulerete il meccanismo di detrazione per i lavori di efficientamento energetico?
«Noi lavoriamo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo posti. La direttiva sulla case green — al di là dei correttivi che chiederemo — ci dà delle scadenze precise in un’ottica temporale progressiva. E in questa direzione, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, stiamo lavorando per razionalizzare questa selva di “zero virgola” e uniformare le detrazioni. Permetteremo anche a chi non ha potuto utilizzare il Superbonus di ottenere le agevolazioni».
Su quali basi vi state muovendo?
«Dobbiamo spingere su tutte le azioni che ci sono a disposizione. Ma rispetto al passato non nella logica del Superbonus che era generalista. Le detrazioni devono privilegiare quegli strumenti — cappotti termici, riscaldamento a pavimento, pompe di calore o doppi infissi — che garantiscono un surplus di risparmio energetico. E allo stesso modo dobbiamo permettere anche ai meno abbienti, che non hanno fiscalità e non possono usufruire del credito d’imposta, di ristruttura le loro case. Per loro l’aiuto sarà erogato sotto forma di sovvenzione».
Quali saranno le aliquote delle detrazioni sui diversi interventi e i tetti di spesa?
«È ancora presto per dirlo con certezza ma pensiamo a un’aliquota ordinaria e una maggiore che scatterà per le fasce più deboli. Come detto saranno maggiormente defiscalizzati gli interventi che garantiscono una maggiore decarbonizzazione. Ma prima di dare dei numeri, dobbiamo attendere le simulazioni che stiamo ultimando noi e al Mef. Al Mase stiamo terminando di calcolare quanti sono gli edifici, civili e non, da ristrutturare in chiave green. Leggo le stime più disparate. Il ministero dell’Economia si sta occupando delle valutazione più finanziarie, delle risorse disponibili».
L’alta spesa per il Superbonus almeno ci ha garantito un miglioramento sul fronte energetico per le case?
«Con più di 120 miliardi ci sono stati interventi, secondo gli ultimi dati, per poco più di 150mila abitazioni. È del tutto evidente che bisogna cambiare impostazione».
Siamo vicini al ritorno al nucleare. Lo scenario del Pniec prevede di raggiungere almeno l’11 per cento del fabbisogno nazionale previsto, dall’atomo entro il 2050. Ma si può arrivare anche al 22. È più di quanto prevedono altri Paesi Ue e questo presuppone ingenti incentivi.
«Il progetto del governo ha già mosso i primi passi. Si tratta di dare attuazione a quel disegno intervenendo sul piano normativo. Stiamo costruendo, insieme al professor Giovanni Guzzetta, il percorso legislativo che consentirà all’Italia di tornare al nucleare. Nei prossimi mesi verrà proposto un progetto di legge destinato a contenere ulteriori deleghe per il completamento entro il 2025 dell’architettura normativa che ci rimetta al passo con gli altri».
Quanto immagina di destinare a questi incentivi, anche guardando a quello che si fa all’estero, visto che lei stesso ha ipotizzato un risparmio di 17 miliardi di euro rispetto a un investimento concentrato solo sulle rinnovabili?
«La politica nucleare italiana, come del resto a livello europeo, richiede innanzitutto un corpus omogeneo e completo di misure che superino la logica degli interventi settoriali e disseminati, una nuova governance che faccia capo ad autorità di regolazione e controllo in grado di dialogare con le autorità degli altri Paesi e con le autorità sovranazionali e favorire uno sviluppo del mercato compatibile con il rispetto degli interessi pubblici generali. Ancora è presto per pensare agli incentivi. Certamente sarà prevista una formula di incentivi per il nucleare così come per le altre forme di produzione di energia».
Il nucleare è alternativo alle fonti rinnovabili?
«Il nucleare deve essere visto come un supporto cruciale per le energie rinnovabili: permette di massimizzare l’utilizzo delle fonti rinnovabili senza che i costi per gli utenti finali diventino insostenibili. In altre parole, il nucleare e le rinnovabili non sono in competizione, ma complementari».
Intanto è scontro sui poteri dei governatori sulle autorizzazioni degli impianti. In Sardegna Alessandra Todde ha fatto sapere che nel suo territorio saranno poche le aree idonee per gli impianti e chiede «criteri precisi e puntuali» per le autorizzazioni.
«Insieme alla presidente Todde abbiamo lavorato a lungo e bene. Il mio auspicio è sempre quello di trovare delle mediazioni con i territori. L’importante è che non siano mai al ribasso. L’invito che ho rivolto a tutte le Regioni, che hanno competenza sull’individuazione delle aree idonee, è di “coordinarsi” per creare un sistema il più possibile omogeneo. Il dialogo continuo con tutte le parti interessate, compresi i cittadini, le imprese e le organizzazioni ambientaliste, è fondamentale per costruire un consenso sociale ampio e condiviso sulle scelte energetiche del Paese, compreso il nucleare».
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