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Conti, debito e stabilità. Gli investitori puntano sulla crescita del Paese


ROMA François Bayrou ha evitato l’ultimo scivolone appena una settimana fa. Il premier francese ha superato per un soffio la mozione di sfiducia presentata dal Partito socialista. La proposta di farlo cadere non è passata perché non è stata sostenuta dal Rassemblement national di Marine Le Pen. Altrimenti il primo ministro avrebbe rischiato di fare la fine del suo predecessore, Michel Bernier, l’ex capo negoziatore Ue per la Brexit, durato in carica da premier lo spazio di un trimestre, da settembre a dicembre, e caduto su due mozioni di sfiducia, dei lepenisti e della sinistra, perché entrambi gli schieramenti hanno ritenuto inaccettabile la scelta di scavalcare il voto parlamentare per far passare il bilancio.

«Nel breve termine, è improbabile che si tenga un altro voto di fiducia, Le Pen sta aspettando il momento opportuno», spiega Mark Dowding, Fixed Income CIO, Rbc BlueBay AM, «Tuttavia, intravediamo nuovi rischi che lei possa tagliare le gambe al primo ministro francese nel corso dell’estate e innescare nuove elezioni parlamentari». Sale quindi tra gli investitori e nelle grandi banche d’affari la percezione del rischio politico d’Oltralpe. Percezione che sta provocando una rivoluzione sul mercato dei bond sovrani europei. Francia, ma anche la Germania che si indebita per finanziare infrastrutture e difesa, lasciano il passo al debito italiano e di altri Paesi mediterranei dell’Eurozona.

LO SCENARIO

Da una parte c’è l’incertezza a Parigi, alimentata anche da crescenti costi sul debito e da impegni di riduzione della spesa che non hanno trovato una credibile attuazione. Dall’altra c’è stata la capacità italiana e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di instradare la spesa su una traiettoria di crescita limitata, secondo le indicazioni del piano di bilancio a medio termine concordato con la Ue. Roma sta poi riducendo il proprio deficit a un ritmo più sostenuto del previsto. Resta il nodo del debito che continuerà a salire nel biennio, ma dal 2028 inizierà la traiettoria discendente.

Quanto alla stabilità, Giorgia Meloni si avvicina a tagliare il traguardo dei mille giorni a Palazzo Chigi, scalando posizioni nella classifica dei presidenti del Consiglio più longevi della Repubblica italiana.

Questa situazione è stata fotografata dalla agenzie di rating. Lo scorso dicembre, trascorse poche ora dalla nomina di Bayorou, Moody’s ha declassato Parigi ad Aa3, motivando la decisione con la «frammentazione politica» e con «le basse probabilità» di ridurre il deficit. Fitch e S&P hanno invece prospettive negative.

Di contro le ultime valutazioni sull’Italia hanno registrato la scelta di S&P di alzare il rating e il miglioramento delle prospettive, da stabili a positive deciso da Moody’s.

Un cambio di rotta rispetto soltanto a pochi anni fa. «Tra il 2018 e il 2022 , « gli spread dei titoli di Stato italiani sono stati una fonte di ansia per i mercati, alimentata dall’instabilità politica ed economica. La situazione politica ha cambiato le carte in tavola. A livello interno, il primo ministro Meloni ha portato stabilità, mentre a livello internazionale la sua crescente autorevolezza, soprattutto con gli Stati Uniti, ha rafforzato la credibilità dell’Italia», notano gli analisti di Rbc.

Perciò «in un contesto incerto, gli investitori internazionali che stanno diversificando i propri investimenti dal reddito fisso statunitense preferiscono i Btp ai titoli spagnoli o francesi, citando la relativa stabilità politica dell’Italia e le valutazioni interessanti».

Il DIFFERENZIALE

Il termometro della fiducia attorno alla penisola è nel calo costante dello spread, il differenziale di rendimento tra i titoli decennali tedeschi con quelli di altri Paesi. Da mesi quello italiano in calo e ormai sono su livelli che non vedevano da 15 anni, ossia dal 2010, quando, prima della crisi del debito sovrano, la parola spread era conosciuta soltanto dagli addetti ai lavori e non dal grande pubblico.

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