Un supersconto sulle tasse per le start up, le imprese innovative che aderiranno al concordato biennale preventivo. Se accetteranno la proposta di “patto” con il Fisco, sui redditi in più che emergeranno, saranno tenuti a versare soltanto un prelievo omnicomprensivo del 3 per cento. Una vera e propria mini flat tax. La misura si applicherà a quelle start up che si trovano nel regime forfetario, ossia che dichiarano ricavi non superiori a 85 mila euro l’anno.
Per il restante delle società o dei professionisti che si trovano nel forfetario, la tassa sui maggiori redditi emersi con l’adesione al concordato sarà invece del 10 per cento. Chi invece non si trova in questo regime agevolato, sarà chiamato a versare un’imposta che varia in base al voto ottenuto nelle pagelle fiscali dell’Agenzia delle Entrate. Per chi ha ottenuto un giudizio tra 8 e 10, la flat tax sui redditi aggiuntivi sarà del 10 per cento. Per chi invece ha un voto tra 6 e 8, la tassa sarà del 12 per cento, mentre salirà al 15 per cento per chi ha un voto inferiore alla sufficienza.
Dopo l’approvazione del decreto correttivo, il concordato biennale può definitivamente accendere i motori. Il software che serve a determinare il reddito è già stato rilasciato dalla Sogei, il partner tecnologico della Pubblica amministrazione. Anche il programma per calcolar e il reddito dei forfetari è stato rilasciato il 14 luglio. Il calcolo della proposta, così come la scelta se aderire o meno, potrà essere effettuata attraverso l’applicativo Redditionline dell’Agenzia delle Entrate e sarà disponibile mediante apposite funzionalità anche all’interno della dichiarazione precompilata.
La proposta del Fisco dovrà essere accettata (o rifiutata) entro il prossimo 31 ottobre. L’introduzione della flat tax dovrebbe rendere più appetibile lo strumento. Che ha alcune caratteristiche peculiari. La prima è che sugli eventuali maggiori ricavi che dovessero il prossimo anno superare quelli “concordati” con il Fisco, chi ha aderito al patto biennale non verserà nessuna imposta.Ma bisogna anche tenere presenti quali sono le condizioni che possono far decadere l’accordo con l’Agenzia delle Entrate. Se per esempio vengono accertate attività non dichiarate (o passività giudicate indeducibili) superiori del 30 per cento ai ricavi indicati nel concordato, il patto viene meno.
LE DECADENZE
Così come viene meno se c’è una incompleta o inesatta comunicazione dei dati dell’Isa, gli indicatori della situazione economica (le pagelle fiscali) che abbiano fatto determinare un minore reddito almeno del 30 per cento. In realtà l’asticella dei conteggi che stanno emergendo dall’applicazione del software è piuttosto alta. Per esempio, una pizzeria di una grande città meridionale che ha ricavi per 302 mila euro all’anno e un reddito di 5.400 euro, con un voto nella pagella fiscale di 4,08, si vedrà recapitare dal Fisco una proposta di concordato che calcola il reddito in 25.111 euro per quest’anno e 45.227 il prossimo. In pratica otto volte quanto attualmente dichiarato. Analogamente a una pizzeria di un altro grande centro con 357 mila euro di ricavi e un reddito dichiarato di poco superiore ai 7.400 euro (voto in pagella 4,92), il Fisco chiederà per mettersi in regola 27.575 euro nel 2024 e 48.172 per il 2025. Su queste cifre tuttavia, dopo il correttivo approvato in consiglio dei ministri, non si pagheranno più tasse “piene”, ma una flat tax che, come detto nel caso delle start up sarà ridotta a solo il 3 per cento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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