Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis azzurro, era il capitano della Nazionale che vinse la prima Coppa Davis nel 1976 contro il Cile.
Si è emozionato a vedere questa Nazionale?
«Sì, è stata una bella emozione. Però non è che abbiano battuto chissà quale avversario. Mi aspettavo un percorso diverso dagli Stati Uniti. L’unico fastidio che hanno avuto è stato quello con l’Argentina, per quella battuta d’arresto iniziale. Ma poi, quando sai già di partire con un punto di vantaggio, perché possiamo serenamente affermare questo (chiaro il riferimento a Jannik Sinner, ndr), allora giochi con più tranquillità. Ad esempio: le due partite di Berrettini sono state bruttissime ma bellissime per il risultato che poi è quello che conta nella Davis. Lo spettacolo lasciamolo agli altri tornei».
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Ma è più forte questa che ha vinto due Davis di fila o la sua delle 4 finali in 5 anni con un solo trionfo?
«Non mi faccia domande così cattive. E comunque non lo so, sono cose che non si possono provare. Diciamo che sono due squadre diverse, entrambe forti, ma diverse. Anche il gioco è totalmente diverso. Ora si gioca con i cannoni, noi giocavamo con le mitragliatrici. Chi riesce a tirare più forte vince. C’è poco spettacolo vero, è tutto troppo veloce e non hai il tempo di pensare al colpo. Al massimo la giocata potrebbe arrivare solamente in un modo: d’istinto».
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Però qualche differenza ci sarà?
«Mi sembra che questa squadra sia molto più docile, fatta di bravi ragazzi. Ai miei tempi sembrava che comandassi ma forse non era nemmeno così. Ma sono epoche diverse, ripeto, anche le racchette sono diverse: non so nemmeno che cosa avrei potuto fare io se giocassi adesso».
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