08.12.2025
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«Con Ornella Vanoni parlavamo d’amore, ma non ho risposto alla sua ultima chiamata»


Benedetta Porcaroli non vuole parlare di Riccardo Scamarcio. Anche se alla fine nell’intervista rilasciata al settimanale F un po’ cede alla tentazione. «Se c’è una cosa su cui voglio difendere la mia privacy, visto che tutto il resto non esiste più, è ciò che succede dentro e sotto il mio letto. Parlarne è come essere spiati dalle telecamere. Comunque: stiamo bene e ci vogliamo bene».

Tra i due ci sono 19 anni di differenza.

L’età come si gestisce? «Non sempre — ribadisce a F — chi è più grande ha qualcosa da insegnare. Abbiamo età diverse ma siamo allineati, c’è uno scambio alla pari. L’equilibrio ci deriva anche dal fatto che condividiamo lo stesso mestiere».

Crede in Dio e per questo assicura che «mi sposerò ovviamente in Chiesa».

Con Riccardo condivide anche l’amore per la sua bambina con cui va molto d’accordo. «La fortuna ci ha assistito, perché io e lei abbiamo un legame bellissimo, è una bambina molto speciale. Non era scontato: non basta amare una persona per andare d’accordo con i suoi figli, non è detto che gli esseri umani si piacciano».

E parlando di figli a F non nasconde la sua voglia di maternità. «Ne sento il desiderio, sì. Mi piacerebbe che fosse un passaggio naturale e non una decisione da prendere a tavolino, razionalmente, come avviene di questi tempi. Dovremmo trovarci in un contesto che ci permettesse di avere un bambino quando lo vogliamo, e inserire questa esperienza nel resto della nostra vita. Fisicamente ed emotivamente, la mia sarebbe l’età perfetta».

Poi parla di Ornella Vanoni con cui ha girato un film, «7 donne e un mistero» di Alessandro Genovesi. «Ornella era il mio mito da sempre. Avevo un trasporto artistico per lei, una stima profondissima. Ho avuto la fortuna di lavorarci e di stare con lei tutti i giorni, da mattina a sera, per sette settimane». Un rapporto, racconta ancora al settimanale femminile, «fatto di telefonate, a volte anche brevissime, ma con veri scambi d’affetto. «Amore mio mi manchi, quando ci vediamo? Vabbè, ciao», e riattaccava, anche a metà frase. Erano frequenti, queste telefonate, e mi rimane un magone tremendo. Domenica ho trovato una sua chiamata persa. Ero a Milano e mi sono detta: la vado a salutare dopo pranzo, ho avuto come un sentore. Ho provato a richiamarla dopo cinque minuti, ma non ha più risposto. Non l’ho salutata. Con lei abbiamo sempre e solo parlato d’amore: mi chiamava puntualmente per sapere come stava il mio cuore…».


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