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con FellinAI arriva The Sweet Idleness, il primo lungometraggio diretto da un regista virtuale


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Ormai da tempo l’intelligenza artificiale è entrata nel mondo del cinema, prima come oggetto di pellicole critiche nei confronti dei suoi sviluppi e poi come strumento di produzione. Negli ultimi anni non sono mancati esperimenti, tra cortometraggi generati da algoritmi e sceneggiature scritte dall’AI. Ma oggi la novità è diversa: The Andrea Iervolino Company AI annuncia l’uscita di «The Sweet Idleness», il primo lungometraggio diretto da un’AI con un’impostazione strutturata e industriale.

Il regista virtuale si chiama FellinAI ed è stato presentato come «un regista concepito per celebrare il linguaggio poetico e onirico del grande cinema europeo». Un nome che richiama la tradizione del nostro cinema e che non troppo velatamente cerca di rassicurare gli scettici dell’algoritmo. Rassicurazioni che non sembrano però convincere Hollywood, già scossa pochi giorni fa dalla presentazione allo Zurich Film Festival di Tilly Norwood, la prima attrice creata interamente con intelligenza artificiale e descritta come “la prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman”.

L’annuncio ha suscitato immediate reazioni negative, soprattutto da parte del sindacato attori Sag-Aftra, che ha ribadito: «La creatività è, e deve rimanere, incentrata sull’essere umano» ed è «contraria alla sostituzione degli interpreti umani con entità sintetiche».

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Eppure l’innovazione avanza, portata avanti da chi crede nelle potenzialità costruttive dell’AI. Nella produzione di «The Sweet Idleness» i ruoli tradizionali non scompaiono: Andrea Iervolino assume la funzione di Human-on-the-Loop, supervisore e produttore che guida e controlla il processo creativo; Andrea Biglione, già regista e produttore, è lo sviluppatore del sistema e Human-in-the-Loop, ponte tra intuizione algoritmica e sensibilità artistica. Anche gli attori reali mantengono un ruolo centrale: hanno messo a disposizione volto, fisicità e personalità per dar vita a personaggi digitali attraverso Actor+, agenzia interna della compagnia. Questi interpreti sintetici non resteranno confinati allo schermo, ma continueranno a vivere attraverso social media, interazioni e contenuti personali, in una sorta di “esistenza sociale e narrativa” nel mondo reale e online.

La trama, però, non ha nulla di rassicurante. Il film immagina un domani in cui solo l’1% dell’umanità lavora ancora, mentre il resto vive nell’ozio garantito dalle macchine. Tra fabbriche-cattedrale, clown meccanici e processioni surreali, gli ultimi lavoratori diventano le maschere terminali di un’umanità che resiste all’insolenza del lavoro.

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«Con «The Sweet Idleness» celebriamo l’inizio di un nuovo capitolo della storia del cinema – afferma Iervolino –. La nostra visione è semplice e al tempo stesso rivoluzionaria: unire la sensibilità umana alla potenza creativa dell’intelligenza artificiale per raccontare storie che nessuno ha mai immaginato prima».


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