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come l’Italia pianifica 12 miliardi per la Difesa


Nei prossimi tre anni il governo è pronto a mettere 12 miliardi di euro sulla Difesa. La condizione è però uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo aperta un anno fa dalla Commissione europea. Il Paese è sulla buona strada per arrivare al traguardo. Le nuove stime macro-economiche contenute nel Documento programmatico di finanza pubblica approvato ieri dal Consiglio dei ministri dicono infatti che già a fine anno l’indebitamento tornerà dentro il parametro europeo del 3%.

A questo punto, come preannunciato dal commissario Valdis Dombrovskis nelle scorse settimane, la prossima primavera Bruxelles potrebbe avviare il processo di uscita dell’Italia dalla procedura con 12 mesi di anticipo rispetto a quanto ipotizzato un anno fa. Tanto più che nei prossimi anni l’indicatore si terrà costantemente sotto l’asticella del 3% come chiesto dalle regole comunitarie, posizionandosi al 2,8% nel 2026, al 2,6% nel 2027 e al 2,3% nel 2028.

Le risorse che si potranno così liberare permetteranno al Paese di adeguarsi agli impegni sulla spesa assunti in sede Nato e alle nuove esigenze di sicurezza dettate dalla minaccia russa. Il documento approvato ieri dà conto di un incremento della quota di pil da destinare alle esigenze della Difesa pari allo 0,15% nel 2026: in valori assoluti, vuol dire circa 3,3 miliardi. Nel 2027 si salirebbe poi allo 0,3% del pil inglobando — secondo quanto viene spiegato — lo 0,15% già stanziato nel 2025 e arrivando così a 6-7 miliardi complessivi. Nel 2028 si passerebbe quindi allo 0,5%, portando il totale a 12 miliardi in tre anni.

Il tutto all’interno di un quadro dei conti pubblici che si mantiene prudente e punta a mettere in sicurezza il debito pubblico. In rapporto al pil, il fardello che grava sui conti italiani è stato fissato al di sotto di quanto ipotizzato un anno fa nel Piano strutturale di bilancio concordato con l’Unione europea che, per il 2026, indicava il 137,8%. La discesa inizierà invece nel 2027 per arrivare nel 2028 al 136,4%, quando saranno smaltiti anche gli ultimi effetti del Superbonus 110%.

La strategia è stata ribadita dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Confermiamo la linea di ferma e prudente responsabilità che tiene conto della necessità della tenuta della finanza pubblica nel rispetto delle nuove regole europee, ma nel quadro delle misure imprescindibili a favore della crescita economica e sociale dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese».

La base da cui partire è una crescita economica che quest’anno sarà allo 0,5% e, a politiche invariate, è prevista allo 0,7% nel 2026, allo 0,8% nel 2027 e allo 0,9% nel 2028.

Il quadro programmatico, che tiene quindi conto anche delle misure che saranno inserite in manovra, conferma l’espansione dell’economia del prossimo anno allo 0,7%, calcolando che il pil crescerà dello 0,7% nel 2027 e dello 0,8% nel 2028.

Il disegno di legge di Bilancio atteso in cdm entro un paio di settimane, spiega il Mef, «darà luogo a una ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale».

LE MISURE

Per la sanità, il ministro Orazio Schillaci non ha nascosto che l’obiettivo è ottenere tra i 2 e i 3 miliardi in più, utili soprattutto per gli stipendi degli operatori e per far entrare forze nuove nel sistema sanitario.

Sul fisco la volontà è di riuscire a sostenere il ceto medio; per farlo, l’ipotesi allo studio è quella di un taglio alla seconda aliquota Irpef per portarla al 33%.Della riduzione potranno beneficiare i contribuenti con un reddito tra 28mila e 50mila euro, ma alcune forze politiche non escludono neppure di riuscire a estendere lo scaglione fino a 60mila euro.

Un altro filone di interventi riguarderà le misure per favorire la natalità e della conciliazione vita-lavoro. Tra le ipotesi, c’è quella di un ulteriore rafforzamento del meccanismo che lega il sistema della detrazioni al numero dei figli.

Per mettere in campo le misure, si lavora sia sulle entrate (capitolo per il quale la maggioranza spinge per un nuovo contributo delle banche) sia su interventi sulla spesa. Questi ultimi, spiega il ministero di via XX Settembre, terranno conto del monitoraggio compiuto e dell’adeguamento dei relativi cronoprogrammi di spesa.


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