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come evitare sanzioni se non si è pagato entro il 16 giugno. Come funziona il ravvedimento operoso


Chi ha dimenticato di pagare l’acconto Imu entro la scadenza del 16 giugno ha ancora una possibilità per mettersi in regola senza incorrere nelle sanzioni ordinarie. La soluzione si chiama ravvedimento operoso: un meccanismo previsto dalla legge che consente ai contribuenti in ritardo di regolarizzare spontaneamente la propria posizione, purché l’irregolarità non sia già stata contestata formalmente dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

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Imu e ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso è un’alternativa più vantaggiosa rispetto alle sanzioni piene, e consente di pagare quanto dovuto con un’aggiunta ridotta, proporzionale al ritardo. Vediamo nel dettaglio le diverse opzioni disponibili.

Ravvedimento “sprint” (entro 14 giorni)

Per chi si accorge dell’omissione entro due settimane dalla scadenza (cioè entro il 30 giugno), è possibile usufruire del ravvedimento cosiddetto “sprint”. In questo caso, alla somma non versata va aggiunta una sanzione dello 0,1% per ogni giorno di ritardo. Più tempestivo è il pagamento, più contenuto sarà l’esborso aggiuntivo.

Ravvedimento “breve” (dal 1° al 30° giorno)

Dal 1° luglio al 16 luglio, il ravvedimento cambia formula: si parla di ravvedimento “breve”, con una sanzione fissa dell’1,5%, indipendentemente dal giorno in cui viene effettuato il versamento all’interno di questo intervallo.

Ravvedimento “intermedio” (dal 31° al 90° giorno)

Chi si accorge dell’omissione tra il 17 luglio e il 14 settembre potrà comunque rimediare con il ravvedimento “intermedio”, pagando una sanzione dell’1,67% sull’importo dovuto.

Ravvedimento “lungo” (entro un anno)

Per i più distratti, resta ancora la possibilità del ravvedimento “lungo”, applicabile entro il 16 giugno 2026, cioè entro il termine per la presentazione della dichiarazione IMU relativa al 2025. In questo caso, la sanzione sale al 3,75%.

Ravvedimento “ultralungo” (oltre un anno)

Infine, se il contribuente si ravvede dopo un anno, ma prima che intervenga un accertamento, potrà comunque regolarizzare la posizione pagando una sanzione più elevata:

  • 4,28% se il pagamento avviene entro due anni dalla scadenza
  • 5% se il ritardo supera i due anni.

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