Cinque ferite in pieno volto, non quattro come era emerso sulle prime, in uno scenario investigativo in cui c’è spazio per un’ipotesi agghiacciante: quella secondo la quale Martina Carbonaro fosse ancora in vita quando è stata seppellita da detriti (e da un armadio vecchio) dal suo ex fidanzato. Ipotesi agghiacciante, che ora attende verifiche in sede di autopsia, mentre questa mattina il caso della studentessa di Afragola uccisa da Alessio Tucci approda dinanzi a un giudice. Ore 9.30, carcere di Poggioreale, il ragazzo (tra pochi giorni 19enne) è atteso dinanzi al gip del Tribunale di Napoli nord. Difeso dal penalista Mario Mangazzo, potrà raccontare la sua versione dei fatti. È accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ieri mattina sono stati i pm della Procura di Napoli nord a depositare una sorta di integrazione investigativa rispetto al fermo notificato due giorni fa all’indagato. C’è l’aggravante della crudeltà, scrivono gli inquirenti. Sono agli atti dell’inchiesta le relazioni mediche: cinque ferite al volto (tre frontali, due laterali), ma anche l’abbandono di un corpo tramortito e probabilmente ancora in vita, sotto cumuli di spazzatura.
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LA DINAMICA
È lunedì 26 maggio, in corso Garibaldi ad Afragola. Martina è con un’amica in una yogurteria, quando arriva Alessio. I due ex fidanzatini parlano per un po’, poi lei torna dall’amica, mentre il 19enne sembra sotto choc al punto tale da mettere le mani al volto. Lei gli ha ribadito la sua decisione a interrompere il rapporto? Fatto sta che pochi minuti dopo la 14enne va assieme al ragazzo nel casolare dello stadio Moccia, dove il suo ex non avrà alcuna pietà. Seppellita la fidanzata sotto un ammasso di spazzatura, Alessio nasconde il telefonino di Martina in una intercapedine del rudere, getta via la sim card, poi torna ad indossare il vestito da bravo ragazzo. Va a casa, si cambia gli indumenti: butta la magliettina bianca intrisa del sangue della fidanzata in un contenitore della spazzatura in strada, chiede alla madre di lavargli i pantaloni, poi fa una doccia. È lunedì sera, la mamma di Martina è inutilmente al telefono nel tentativo di rintracciare la figlia che è ormai deceduta in una mini discarica. Intanto, Alessio si organizza: se ne va in giro fino a tarda notte con amici. Riesce a mostrarsi sereno, sfodera un volto normale, l’apparenza di un bravo ragazzo incapace di creare problemi al prossimo. Poi va a letto, portando con sé l’immagine della ragazza a cui ha frantumato il viso, «scatenando contro di lei una forza micidiale», per ripetere le parole del pm.
LE RICERCHE
È martedì mattina quando Alessio si presta a collaborare nelle ricerche di Martina, inseguendo assieme agli ignari genitori della 14enne false piste, buone solo a far perdere tempo. È passata la mezzanotte di mercoledì, al secondo sopralluogo i carabinieri scoprono il corpo di Martina. Accanto alla bara improvvisata della 14enne, su una parete, spiccano le frasi di amore che i due ragazzi avevano fissato in un momento di serenità.
Intanto, i genitori della studentessa dell’istituto alberghiero ripercorrono a ritroso le parole e i gesti dell’ex fidanzato reo confesso. «Lui — ricorda Marcello Carbonaro, il papà di Martina — ci ha aiutato con le ricerche. Io avevo l’assassino di mia figlia in macchina e non lo sapevo. Quando l’ho chiamato mi ha detto: “ha fatto la sua strada e io la mia”». Poi ci ripensa e ricollega i tasselli: «Alessio mi ha detto che stava andando a fare la doccia, si è buttato la zappa sui piedi».
Ad Afragola, poche ore dopo la confessione del 19enne (inchiodato dalle immagini di una telecamera), inizia un dramma collettivo. Questa città, che pure ha vissuto anni di sangue di camorra, di fronte al tragico destino di Martina è in preda a una lunga dolorosa apnea. All’istituito superiore “Torrente”, nella vicina Casoria, lunedì scorso la 14enne ha frequentato per l’ultima volta le lezioni, uscendo ha salutato le compagne di classe: «a domani». «I ragazzi sono sotto choc — racconta al telefono la preside Annamaria Orso — In tutte le classi sono spuntati palloncini, post-it sui quali sono stati scritti pensieri profondi che vanno al di là delle frasi di circostanza».
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