17.05.2025
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Economy

Coin, in arrivo tre fondi per rilanciare il gruppo


La composizione negoziata della crisi d’impresa è una nuova norma del Codice della crisi che consente di superare prontamente uno squilibrio economico finanziario dell’azienda ed evitare una situazione peggiore. Coin, la catena retail di fascia medioalta che opera anche con i marchi Coin Excelsior e Coincasa nell’abbigliamento, bellezza e decorazione d’interni, si trova in questa situazione di precarietà e lunedì scorso ha presentato alla Camera di commercio di Venezia, dove ha la sede legale, un’istanza per la nomina di un esperto indipendente, come prevede il Codice: potrebbe essere Alessandro Solidoro, già presidente dell’Ordine commercialisti di Milano.

Coin fa capo al presidente Marco Marchi, fondatore di Liu Jo, che è uno degli azionisti maggiori, a Stefano Beraldo, ex top manager della catena veneziana un tempo controllata da Ovs dove è attualmente al timone e ad altri azionisti. I soci di Coin hanno dato in pegno le loro azioni a Intesa Sanpaolo a fronte di un finanziamento risalente alle precedenti gestioni di anni addietro e per superare il guado, la società ha bisogno della rete di sicurezza del nuovo strumento con un piano di ristrutturazione sta predisponendo l’advisor Kpmg che dovrà giovarsi delle misure protettive patrimoniali aziendali che congelino le azioni dei creditori.

Marchi e l’ad Ugo Turi, anch’egli socio, hanno già nominato chief restructuring officer Matteo Cosmi, ex cfo e ceo di Saleri, lasciata di recente e di Quaestio. Coin ha circa 100 milioni di debiti, metà con Intesa Sp, poi Unicredit e Bpm. Unicredit avrebbe voluto inserire Claudio Calabi come cro non condiviso da un’altra banca.

Serve una terapia di risanamento energica. Finora non è servita la vendita ad alcuni immobiliaristi del negozio di Roma in San Maria Maggiore per oltre 30 milioni andati a rimborsare i debiti tra i quali ce ne sono una cinquantina di milioni scaduti.

TERAPIA D’URTO

Il piano di ristrutturazione in cantiere confezionato secondo la composizione negoziata della crisi sarà energico, con la chiusura-cessione di molti negozi, lo stralcio del 70-80% dei debiti e di circa 30 milioni di scaduto. Potrebbe essere previsto un dimagrimento della sede principale.

Il piano in qualche modo potrebbe fare i conti con le tre proposte che sarebbero arrivate ai creditori, da operatori specializzati ad acquistare (a stralcio) i crediti: in questo caso al 30% circa. Si sono fatti avanti con le banche Pillarstone, ex Kkr ora passata al top management guidato da Andrea Nappa; Europa Investimenti, operatore del gruppo Arrow guidato da Marco Grimaldi ed impegnato in queste settimane nel possibile riassetto del general contractor udinese Rizzani de Eccher; Oxy Capital appena entrata nel gruppo tessile Imprima: acquistando i crediti essi si siederanno al tavolo con i soci e imporre le strategie.

Al di là di tutto, la crisi di Coin è di posizionamento del business medio-alto che soffre (Patrizia Pepe, Twinset, Pimco): i clienti preferiscono le griffe di fascia alta e più care (Moncler, Gucci) o marchi a buon mercato ma di qualità (H&M, Ovs).

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