Draghi, eroi e amori impossibili. Le nuove mini-serie cinesi sembrano prodotte da grandi studi televisivi, ma sono generate interamente da intelligenze artificiali. La più famosa, «Lo strano specchio delle montagne e dei mari», ha superato i 50 milioni di visualizzazioni online.
Una nuova frontiera creativa
L’autore è Chen Kun, fondatore della piattaforma tecnologica AIpai. Con il suo software basta una descrizione testuale per ottenere video completi di musica e personaggi animati. «Chi guarda le mini-serie — spiega — lo fa per riempire i momenti morti della giornata, quando è più tollerante e non pretende troppo dalla qualità. Anche se l’intelligenza artificiale non è ancora al livello del cinema, può già soddisfare questo tipo di domanda».
Integrazione accademica
Alla Shanghai Vancouver Film School, Odet Abadia insegna come usarla in ogni fase di produzione: «L’intelligenza artificiale abbassa i costi e accelera la produzione. Noi la usiamo in ogni fase: scrittura, storyboard, montaggio. L’obiettivo è integrarla in tutto il processo. È un cambiamento che trasformerà profondamente l’industria».
Il dibattito sulle implicazioni
Ma c’è chi teme che le produzioni automatiche mettano in crisi registi, attori e tecnici. «Il pubblico è esigente: conta solo il contenuto. Se una storia funziona, non importa come è stata realizzata. Alcuni usano l’intelligenza artificiale solo perché è più economica, altri preferiscono lavorare con veri attori, perché sembra più autentico. È come la differenza tra girare su pellicola o in digitale: una scelta. Ma uno sostituirà l’altro? Non credo. Forse uno vincerà, e l’altro resterà indietro».
In Cina il dibattito è aperto: tra entusiasmo per l’innovazione e timori per l’impatto su occupazione e diritti d’autore. Intanto, le serie create dall’IA continuano a scalare le classifiche delle principali piattaforme.
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