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Chi vincerebbe le elezioni oggi? Il rischio del pareggio, perché l’attuale legge elettorale porterebbe a uno stallo


Archiviato il capitolo regionali, ora i nodi da sciogliere rimangono due: la riforma della giustizia, già approvata dal Parlamento e in attesa del voto di marzo, e la riforma elettorale, ancora in fase di elaborazione. Negli ultimi giorni è stata proprio quest’ultima ad aver catturato l’attenzione. Il perché? I risultati delle regionali hanno messo di fronte una realtà che, se non considerata, potrebbe portare fra due anni ad una situazione di stallo.

Le elezioni del 2027

Con ogni probabilità, infatti, se alle prossime politiche, attese per il 2027, dovesse essere ancora in vigore la legge elettorale che porta il nome di “Rosatellum”, non ci sarà alcun vincitore chiaro. A renderlo noto, l’istituto Cattaneo che dopo le ultime elezioni regionali in Campania, Puglia e Veneto, ha delineato lo scenario più probabile per le prossime elezioni, considerando le performance del centrodestra e centrosinistra simili a quelle registrate nel ciclo delle elezioni regionali svolte dal 2022 ad oggi. Con un centrodestra unito e un campo largo “allargato” come quello visto alle ultime elezioni, l’unico esito possibile sarebbe un pareggio. A fare la differenza, i collegi uninominali, vero campo di battaglia in cui si giocherà la partita. Con due formazioni diverse rispetto alle politiche del 2022, anche il conteggio dei seggi sarebbe, infatti, molto diverso.

Uno sguardo alle politiche 2022

Riavvolgiamo il nastro. Siamo a settembre 2022, il centro destra corre unito, mentre di campo largo ancora non se ne parla. I partiti del centrosinistra ottengono, nel complesso, una percentuale di voti leggermente superiore a quella dei partiti del centrodestre e, di  conseguenza, anche il numero di seggi è leggermente superiore tra quelli ripartiti con metodo proporzionale. Come ricorda l’Istituto Cattaneo, però, poiché le tre componenti del  campo largo si presentarono ciascuna con propri candidati nei collegi uninominali  il centrodestra vinse quasi ovunque: 121 collegi su 147, mentre le opposizioni, divise, solo 23.

Questo dato basterebbe da solo a comprendere quanto diversa sarebbe la situazione se il centrosinistra si presentasse unito. “Se si considerano le intenzioni di voto attualmente stimate dai sondaggi — spiega l’istituto Cattaneo  è assai plausibile che, in una competizione nazionale in cui il centrosinistra si presenti unito, centrosinistra e centrodestra otterrebbero percentuali di voti e un numero di seggi di entità quasi equivalente nella quota proporzionale».

I risultati parlano di un Italia divisa in 5 blocchi. Nord e Centro al centrodestra; la Zona rossa e le grandi regioni del Sud al centrosinistra; Sicilia, Calabria e Sardegna come veri e propri “campi di battaglia”.
È proprio di fronte al possibile pareggio ipotizzato dall’istituto di ricerca che si riapre oggi il dibattito sulla riforma elettorale. Secondo quanto evidenziato “con tutta evidenza, sta qui l’interrogativo che sottende ad una possibile ulteriore riforma del sistema elettorale. Se sia preferibile un esito potenzialmente indeterminato, con la formazione di governi sostenuti da una esile maggioranza, o addirittura la formazione di un governo sostenuto da partiti appartenenti ad entrambe le coalizioni, oppure un sistema elettorale simile a quello che ha consentito ad entrambe le coalizioni di celebrare vittorie e sconfitte nette nel ciclo delle elezioni regionali che si è appena concluso».

L’istituto segna un assist per il governo Meloni, già a lavoro per presentare la riforma il prima possibile. Sul tavolo, già alcune proposte per la riforma elettorale: tra le possibilità quella di una nuova legge su modello regionale, con l’ipotesi di un premio di maggioranza.


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