Sono tre le Regioni pronte ad andare al voto in autunno per il rinnovo del proprio presidente e del Consiglio: Umbria, Emilia Romagna e Liguria. Il giorno è ancora da ufficializzare, ma l’ipotesi più accreditata è quella di un election day per tutte e tre le Regioni il 17 e 18 novembre.
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Al momento il centrosinistra è dato per favorito e il rischio di un possibile 3-0 potrebbe rompere l’equilibrio interno alla maggioranza, già indebolito dagli scontri tra Fi e Lega. Il centrodestra vede anche la possibilità di perdere due presidenti. Cosa potrebbe cambiare nella politica italiana?
Perchè si va al voto?
L’Emilia Romagna torna al voto perchè il presidente uscente, Stefano Bonaccini, è stato eletto al Parlamento Europeo con circa 390 mila preferenze al fianco del Partito democratico. Di conseguenza, data l’incompatibilità delle cariche, ha dovuto fare una scelta e abbandonare l’idea di candidarsi per un terzo mandato alla guida della Regione, ipotesi inizialmente contemplata. Per quanto riguarda l’Umbria, il primo mandato da presidente di Donatella Tesei sta andando alla sua naturale scadenza, essendo stata eletta il 27 ottobre 2019. Situazione diversa in Liguria, dove l’ormai ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha dato le dimissioni la scorsa settimana, dopo 80 giorni di domiciliari, accisato di corruzioniche ,falso, voto di scambio e violazione della legge sul finanziamento dei partiti.
I candidati
I candidati sono già schierati in Emilia-Romagna, dove il centrosinistra è favorito. Per la successione di Stefano Bonaccini, i dem sostengono il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, mentre il centrodestra ha scelto Elena Ugolini, ex sottosegretaria nel governo Monti. In Umbria, il centrosinistra punta su Stefania Proietti, sindaca di Assisi. Il centrodestra conferma Donatella Tesei come candidata. In Liguria, con il no di Edoardo Rixi, il centrodestra opta per una candidatura civica per la successione di Giovanni Toti. Il centrosinistra unisce il sostegno per Andrea Orlando, ex ministro. La sua candidatura verrà confermata entro il 15 di agosto.
Il significato
Le elezioni regionali, in un contesto di tensione interna alla maggioranza tra Fi e Lega, assumono un’importanza cruciale come indicatore della tenuta politica e delle dinamiche di potere tra le diverse forze che la compongono. Saranno un banco di prova per i singoli partiti, ma anche un barometro della stabilità e della coesione della maggioranza governativa. Dall’altra parte, il centrosinistra, dato per favorito, sta attraversando un periodo di trasformazione in cui sta cercando di costruire un nuovo campo largo, i cui confini e le strategie sono ancora in fase di definizione.
Le amministrative
In vista del voto in autunno non si possono dimenticare i risultati ottenuti dal centrosinistra alle elezioni amministrative di giugno. Dopo aver vinto 10 città capoluogo al primo turno, il centrosinistra ha conquistato tutti e sei i capoluoghi di regione al voto. In particolare, il Pd e gli alleati del campo progressista hanno strappato tre capoluoghi di regione alla destra: Perugia, Potenza e Vibo Valentia, a cui si aggiungono a Cagliari e Campobasso. Vittorie nette anche a Firenze e Bari. La sinistra funziona ancora molto bene, soprattutto a livello locale. E questa sarà un aspetto con cui la maggioranza dovrà fare i conti.
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