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chi è l’artefice del miracolo-Austria (davanti a Francia e Olanda)


La rivincita di Ralf Rangnick è un piatto che va servito freddo, come una fetta di Torta Sacher. Lui gioca in casa, l’Austria quasi, a giudicare dall’entusiasmo dei tifosi sugli spalti. E non c’è nulla di casuale intorno ai successi biancorossi, ma duro lavoro e freddi calcoli, in fin dei conti gli algoritmi aiutano gli audaci. Il gruppo compatto e una squadra che gioca a memoria aiutano a trovare un equilibrio forse unico, facendosi beffe di Francia e Olanda, le favorite per i primi due posti in classifica. Invece in vetta al girone D c’è proprio Rangnick con due vittorie e una sconfitta, un punto in più di Deschamps e due in più di Koeman strapazzato nella terza giornata 3-2. Gli altri hanno Depay e Mbappé, lui invece se la cava alla grande con Arnautovic, riserva nell’Inter di Lautaro e Thuram. La sua carriera da allenatore parte da lontano, ha vissuto momenti epici ma anche tracolli inaspettati che però non l’hanno mai destabilizzato più di tanto. E c’è chi giura che quest’esperienza da ct lo stia cambiando, in positivo: meno intransigente e più aperto alla battuta, una novità assoluta, nel genere. Ha accettato la panchina austriaca come missione (più che per vocazione) — a 1,5 milioni di euro a stagione -, rinunciando alla gloria (e i milioni) del Bayern Monaco per non distrarsi dall’obiettivo. Ha già bissato il miglior piazzamento dell’Austria agli Europei (ottavi di finale) e ora potrebbe togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ma conoscendo il personaggio non lo farà.

Ha creato un modello calcistico di riferimento imponendosi alle cronache come ispiratore del Gegenpressing che ha condizionato la generazione dei Klopp, Flick e Nagelsmann. Fino a diventare responsabile dello sport e dello sviluppo calcistico alla Red Bull, è stato ad un passo dal Milan, ha deluso al Manchester United e si è rilanciato sulla panchina dell’Austria, tra un girone di qualificazione in crescendo e un Europeo fino ad ora da protagonista inatteso. Quattro anni fa aspettava il via libera per imbarcarsi su un aereo per Malpensa, ma la dirigenza rossonera all’ultimo decise di confermare Pioli in panchina, probabilmente non troppo convinta della scelta radicale. Perché Rangnick non è certo un personaggio “facile”, e quando non sboccia l’amore sono guai.

IL MODELLO

Proprio come allo United, un semestre (chiuso al sesto posto in classifica) prima di essere sostituito in fretta e furia da ten Hag, anche per via delle “incomprensioni” caratteriali con Cristiano Ronaldo. «Deve segnare di più» la critica dell’allenatore, mentre il portoghese ci andò giù pesante: «Rangnick allo United è una scelta ridicola». L’Austria vuole aggiornare l’album dei ricordi ormai impolverati: il Wunderteam quarto ai Mondiali del 1934, o Toni Polster capocannoniere dell’Austria con 44 centri, a cavallo degli anni ’90. Rangnick ha preteso Alaba (out dai convocati per infortunio) in panchina insieme a lui, da collaboratore tecnico, un’altra colonna come Christoph Baumgartner dice quello che sanno già tutti: «Rangnick ci ha dato un nuovo modo di pensare».

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