Dopo un viaggio di due giorni, la nave Libra della Marina Militare è approdata questa mattina (mercoledì) al porto di Shengjin, in Albania, con a bordo 16 migranti, dieci bengalesi e sei egiziani. Si tratta dei primi ospiti destinati alle strutture realizzate dal governo italiano a Shengjin e Gjader, in territorio albanese.
Migranti, arrivata in Albania la nave Libra della Marina: entrata nel porto di Shengjm
Ora verranno sottoposti ad uno screening sanitario e a una serie di procedure di identificazione.
Vediamo insieme le tappe successive previste dal protocollo d’intesa tra Roma e Tirana per la gestione dei migranti.
Quali migranti vengono trasferiti in Albania?
Innanzitutto, i sedici migranti arrivati in Albania sono tutti uomini. Questo perchè il protocollo prevede che possano essere trasferiti negli hotspot in Albania solo gli uomini, adulti, in buona salute. Al contrario, donne, bambini, anziani e persone vulnerabili, vengono presi in carico dal sistema di accoglienza italiano. Non solo: i migranti che hanno toccato (e che toccheranno) il territorio albaneso devono provenire da uno dei 22 Paesi ritenuti sicuri dal ministero degli Esteri. E cioè: Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Albania, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù , Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia.
Controlli e identificazione all’arrivo
Al porto di Schengjin, dove è arrivata la nave, è stato allestito un hotspot per identificare rapidamente le persone. Qui i migranti sono stati accolti da medici, forze dell’ordine, interpreti e mediatori culturali. I primi elementi informativi erano già stati rilevati a bordo della Libra, alla presenza del personale di Unhcr (l’agenzia ONU per i Rifugiati) e Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).
Il trasferimento a Gjader
Dopo le generalità, le persone sono state trasferite a Gjader in pullman, a una ventina di chilometri dal porto, nell’Albania nord-occidentale. In questa piccola città nella contea di Lezhë sono stati allestiti un centro di accoglienza per richiedenti asilo da 880 posti (anche se al momento ne sono pronti meno della metà: 400), un Centro di permanenza per i rimpatri (144 posti) e un penitenziario (20 posti). Il gruppo di bengalesi ed egiziani attenderà nel centro per richiedenti asilo l’esito della domanda.
L’approvazione della richiesta d’asilo
Ma quale domanda? L’approvazione della loro domanda di asilo. In base all’accordo tra Albania e Italia, sarà la questura di Roma a emettere i decreti di trattenimento amministrativo per i migranti, che dovranno poi essere convalidati dalla 18esima sezione del tribunale civile di Roma, competente per le questioni legate all’immigrazione. Tutto, direttamente dall’Italia, quindi. L’intesa dovrebbe prevedere un’accelerazione delle procedure di esame delle domande di asilo, da concludersi entro quattro settimane. Un cambiamento significativo rispetto all’attuale media di oltre un anno. Ma restano incertezze su come verranno gestiti i rimpatri in caso di rifiuto dell’asilo.
I rischi
Negli ultimi mesi sono state frequenti le mancate convalide. In questo caso i migranti dovranno essere portati in Italia. Altro punto che potrebbe bloccare i rimpatri è la recente sentenza della Corte che fissa parametri più stringenti in base ai quali un Paese può essere definito «sicuro». Ciò spiega anche il numero esiguo con cui è partito l’esperimento Albania. Va prima verificato che le decisioni dei giudici non trasformino i trasferimenti in viaggi di andata e ritorno per gli stranieri selezionati, con conseguente spreco di risorse.
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