Sempre più persone stanno ricorrendo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per fare terapia, chiedere consigli sentimentali o per semplice compagnia. Una sorta di amico AI con cui poter parlare di tutto senza sentirsi giudicati. A confermarlo un recente sondaggio condotto in alcune scuole in Inghilterra.
Il sondaggio
L’azienda britannica Male Allies, impegnata nel colmare le differenze di genere, ha svolto un sondaggio tra ragazzi di 37 scuole secondarie dell’Inghilterra, la Scozia e il Galles ed è emerso che più di un terzo sta prendendo in considerazione l‘idea di avere un amico AI. «I giovani lo usano sempre più come un assistente personale, uno psicologo quando sono in difficoltà, un compagno quando vogliono essere confermati, e a volte anche in modo romantico. È quell’aspetto di personalizzazione: dicono: mi capisce, i miei genitori no». Un altro dato interessante è che più della metà, il 53% per l’esattezza, degli adolescenti maschi ha affermato di trovare il mondo online più gratificante del mondo reale.
L’Ai non possiede la verità assoluta
Il rapporto di Voice of the Boys afferma: «Anche laddove dovrebbero esserci delle protezioni, c’è una montagna di prove che dimostrano che i chatbot mentono sistematicamente sul fatto di essere uno psicologo abilitato o una persona reale, con solo una piccola clausola di esclusione di responsabilità in fondo che afferma che il chatbot AI non è reale» per poi aggiungere «Questo può essere facilmente trascurato o dimenticato dai bambini che stanno aprendo il proprio cuore a una macchina che considerano un professionista autorizzato».
Dal sondaggio sono state raccolte anche alcune dichiarazioni di giovani che hanno raccontato di aver visto le personalità di amici cambiare dopo essere stati rapiti dal mondo dell’intelligenza artificiale. Alla base vi è un grande problema: l’AI può essere personalizzata e le risposte tendono a «compiacere» il proprio interlocutore. Un amico, vero, sarà sempre più schietto e sincero. Non in ultimo c’è il tema della rapidità di risposta. Un chatbot è sempre disponibile, a qualsiasi ora del giorno e della notte, e la risposta arriva nell’immediata. Quando scriviamo a un nosto conoscente non è detto che possa risponderci subito.
Le conseguenze
L’uso improprio di questo strumento non ha tardato a mostrare le conseguenze più gravi. Un quattordicenne si è suicidato in Florida dopo essere diventato ossessionato da un chatbot basato sull’intelligenza artificiale che, secondo sua madre, lo avrebbe manipolato fino a togliersi la vita. Un’altra famiglia avrebbe presentato una causa legale negli Stati Uniti sostenendo che un chatbot abbia manipolato il figlio fino a convincerlo di autolesionarsi.
Le fidanzate artificiali
Un altro fenomeno che allrma è il caso delle fidanzate basate sull’intelligenza artificiale. Gli utenti si creano una ragazza virtuale decidendo ogni elemento di quest’ultima, dall’aspetto fisico al comportamento dei loro partner online. «Se il loro principale o unico contatto con una ragazza a cui sono interessati è qualcuno che non sa dire loro ‘no’ e che pende dalle loro labbra, i ragazzi non stanno imparando modi sani o realistici di relazionarsi con gli altri» si legge nel rapporto di Male Allies.
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