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champagne per brindare con l’amico che lo corrompeva


«Signor Generale, buongiorno! Congratulazioni e al prossimo bagno della «greca” con Dom Perignon vintage 2009». Per festeggiare la sua promozione a Generale di Brigata dei carabinieri, Oreste Liporace aveva deciso di brindare con uno dei migliori champagne insieme all’imprenditore Massimiliano Fabbro. L’ufficiale dell’Arma gli risponde così: «Raffinato e amico! Ma soprattutto presente nei momenti importanti! Il vero tesoro è l’amicizia, un abbraccio». Peccato che secondo quanto emerso delle indagini della Guardia di Finanza si trattava di un’amicizia “interessata”.

«DOVRESTI FARMI AVERE…»

Liporace infatti è finito agli arresti domiciliari perché si sarebbe fatto corrompere dai fratelli Massimiliano e William Fabbro, in cambio di un appalto (con le successive nove proroghe) da 695mila euro per i servizi di pulizie degli immobili e della piscina della caserma “Salvo D’Acquisto” di Velletri, dove ha sede la scuola allievi, marescialli e brigadieri dei carabinieri, di cui l’ufficiale in quel periodo era comandante. Per ricambiare la corsia preferenziale riservata ai due fratelli imprenditori, questi ultimi lo avrebbero ripagato versando 22.352 euro per l’affitto fittizio di un appartamento di proprietà della sorella di Liporace e borse griffate di Louis Vuitton per un valore complessivo di oltre 11 mila euro. «Mi fece avere un biglietto con degli articoli di Vuitton da comprare», ha spiegato Massimiliano Fabbro in sede di interrogatorio davanti ai pm di Milano. «Dovresti farmi avere…», era l’espressione utilizzata dal Generale. Tra gli altri beni elargiti dagli imprenditori ci sono i biglietti per delle partite disputate allo stadio Olimpico di Roma e per un evento al teatro alla Scala, servizi di noleggio auto con conducente in occasione di un soggiorno di due giorni a Milano, in cui Liporace e la famiglia alloggiarono all’hotel Bulgari per un totale di quasi 3 mila euro (di cui la metà pagati in contanti).

CHI È L’UFFICIALE SOSPESO

Dopo la notizia del suo arresto, l’Arma ha sospeso con effetto immediato Oreste Liporace, attualmente direttore presso l’Istituto Alti Studi della Difesa. Nato a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, ha ricoperto numerosi incarichi di vertice, tra i quali quelli del Comando di plotone presso la base “Nato” di Vicenza, di comandante del nucleo operativo di Venezia-Mestre, di comandante delle Compagnie di Castellammare di Stabia e di Castel Gandolfo, nonché – da maggiore e tenente colonnello, nello Stato Maggiore del Comando generale – è stato capo sezione dell’Ufficio legislazione e dell’Ufficio ordinamento. Dal 2001 al 2004 ha retto l’incarico di  ufficiale addetto ai consiglieri del Ministro presso il Gabinetto della Difesa.

Dal 2004 al 2006 è stato capo ufficio del vice comandante generale dell’Arma. Dal 2007 al 2009 ha retto l’incarico di capo ufficio Operazioni e Aiutante di Campo del Comandante Interregionale di Napoli, con competenza sulle Regioni Campania, Puglia, Abruzzo, Basilicata e Molise. Dal 2010 al 2014 è stato capo sezione all’Ufficio ordinamento e dal 2015 al 2017 capo Ufficio relazioni con il pubblico del Comando generale. Dal 21 settembre 2017 è stato comandante provinciale dei carabinieri di Padova, fino a quando, il 27 settembre 2019 è stato nominato comandante del 2° Reggimento allievi, marescialli e brigadieri di Velletri. Dal 30 novembre 2021 è direttore coadiutore presso l’Istituto Alti Studi della Difesa. Liporace ha avuto anche una brevissima parentesi come comandante della polizia locale di Roma. Lo aveva scelto nell’ottobre 2013 l’allora sindaco Ignazio Marino, ma era durato pochissimo al vertice del corpo dei vigili urbani perché non aveva alle spalle 5 anni di dirigenza in una pubblica amministrazione. Di qui la sua rimozione.

LE CONFESSIONI DEI FABBRO

Massimiliano Fabbro, il 15 aprile del 2023, agli inquirenti racconta: «Ho conosciuto l’allora Colonnello Liporace circa nel 2015, al Comando generale dei carabinieri in viale Romania a Roma, dove io ero già gestore del servizio di ristorazione. Lui allora era responsabile dell’ufficio stampa dell’Arma. È cominciata questa frequentazione che ha portato da parte sua a invitarmi ad alcuni pranzi e alcune cene, però poi quando sono arrivate le richieste non me la sono sentita di dire di no, anche perché avevo la convenienza. Quindi temevo che una risposta negativa avrebbe inficiato l’affidamento». L’imprenditore, interrogato dai pm milanesi, collabora e racconta i vari “favori” fatti all’ufficiale: «Innanzitutto viene a Milano e mi chiede una macchina con l’autista ma soprattutto mi fece avere un biglietto — e veniamo qui al punto — un biglietto con degli articoli di Vuitton da acquistare (…) Abbiamo avuto una seconda richiesta di borse sempre a Natale del 2020, e una terza». «Poi c’è stata la richiesta di un immobile in affitto — prosegue Fabbro — un appartamentino in affitto della sorella, in zona Ciampino. Allora Liporace mi disse: «Tu a Roma devi avere una sede — questo è l’approccio — tu a Roma devi avere una sede». Effettivamente noi non avevamo una sede a Roma, ed effettivamente avremmo dovuto averla». E veniamo al capitolo dei biglietti regalati. «Mi chiese una volta due biglietti per la Scala della figlia e di un’amica, che venivano a Milano, che io ho acquistato con la mia carta di credito, ma un valore sotto i 200 euro totale. Poi un’altra volta mi chiese due biglietti per lo stadio, che acquistai invece con la carta di credito aziendale, pagandoli 110 euro l’uno».
Il 21 aprile 2023 i pm milanesi interrogano anche il fratello, William Fabbro, che descrive così il generale Liporace: «È una figura molto autoritaria, nel senso che è un militare ovviamente, ma è militare anche per il mondo civile come approccio. È sempre stato molto gentile, a parte un paio di occasioni che perdeva le staffe e mi chiamava anche i sabati e la domenica minacciando la risoluzione del contratto a causa di… magari problemi di servizio».

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