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c’è la firma di Mattarella. E Forza Italia rilancia


Al trentesimo giorno Mattarella firmò. Arriva al fotofinish il sigillo del Capo dello Stato sul Ddl Nordio. La riforma della giustizia con cui il governo Meloni abolisce l’abuso di ufficio è legge.

Un anno di gestazione nella maggioranza, poi un mese sotto i riflettori del Colle. In mezzo una lunga scia di polemiche. Perché l’abuso di ufficio, ha detto a più riprese l’Ue, resta uno strumento contro la corruzione. E il centrosinistra ripete lo stesso, tranne il sempre trasversale partito dei sindaci che da anni chiedeva di abolire quell’articolo del codice penale così odiato dagli amministratori che puntualmente ci inciampano.

Il decreto carceri è legge, si va verso un commissario. Nordio, appello a Mattarella

LA SVOLTA

Processi lunghi, infiniti, quasi mai — lo dicono i dati — chiusi con una condanna dell’indagato. Si archivia così un capitolo chiave del programma giustizia targato Meloni. Ma la quiete estiva durerà poco. E nella maggioranza già si apre un nuovo fronte. Forza Italia, annuncia il capogruppo in Commissione Giustizia a Montecitorio Pietro Pittalis, è decisa a modificare la legge del 2012 sulla decadenza che prevede la sospensione dei sindaci dopo una condanna in primo grado. La stessa legge che costrinse Silvio Berlusconi a dimettersi da senatore dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel 2013.

Odiatissima, dunque, dal partito azzurro che ora vuole riscriverla. Dice Pittalis a TgCom: «Forza Italia è ora impegnata a intervenire a una modifica per evitare, in barba al principio di presunzione di innocenza, che gli amministratori pubblici condannati in primo grado debbano essere sospesi dalle funzioni». Segue assist alle fasce tricolori. «Abbiamo assistito a casi di sindaci, consiglieri regionali e presidenti di Regione condannati in primo grado e poi assolti perché il fatto non sussiste».

È un vecchio sogno del partito azzurro, si diceva, sbianchettare quella riforma. Condiviso con quella parte di opposizione — i centristi di Azione e Iv e frange del Pd — schierata su trincee ultra-garantiste. Già a metà luglio, con un blitz, Forza Italia e Lega avevano votato alla Camera insieme al Pd un ordine del giorno che impegnava il governo a rivedere la legge sulla decadenza. Allora si era astenuta Fratelli d’Italia, che sul punto nutre molti dubbi e frena. Si preannuncia un autunno caldo sul fronte giustizia. Già al centro delle cronache politiche nei giorni scorsi. Da un lato le polemiche sul decreto carceri di Nordio, firmato subito da Mattarella, che mette una toppa al sovraffollamento negli istituti penitenziari anche se, per ammissione del centrodestra, molto altro si dovrà fare. «Dovranno seguire altri interventi», annunciava ancora ieri, sempre da Forza Italia, il senatore Pierantonio Zanettin.

Dall’altro lato il Ddl Nordio che ieri ha visto la luce. Si è molto discusso del mese preso da Mattarella per firmare la riforma, che interviene anche sulla custodia cautelare prevedendo un collegio di tre giudici, invece di uno, per decidere sulla carcerazione preventiva. Polemiche sterili, è la replica trapelata dal Quirinale, il presidente ha valutato nei tempi previsti dalla Costituzione.

I PROSSIMI PASSI

Anche se qualche incomprensione sui temi della Giustizia fra governo e Colle ultimamente c’è stata. Per ultima la sorpresa del Capo dello Stato per la richiesta da parte di Nordio di un incontro sull’emergenza carceri che si dovrebbe tenere a settembre. Rientrata dalla pausa estiva, la premier Giorgia Meloni rimetterà testa al dossier partendo proprio dai dati drammatici sul sovraffollamento e la crescita dei suicidi di detenuti e guardie penitenziarie.

Sarà l’occasione, a settembre, per valutare un intervento di riforma della custodia cautelare. Spingono per restringerne il perimetro Forza Italia e Lega, più scettico invece il partito della premier, deciso a non aprire un nuovo scontro con le toghe dopo il caso Toti. Bisognerà trovare un compromesso e non sarà semplice. Il pressing contro il carcere preventivo, la riforma dei pm, il nuovo blitz ora sulla decadenza delle cariche pubbliche. A Palazzo Chigi sono convinti che la nuova campagna di Forza Italia sui diritti e le toghe non sia casuale e abbia una regia ad Arcore. È la fase due del partito, lotta e governo, che Pier Silvio e Marina Berlusconi d’intesa con il segretario Antonio Tajani hanno chiesto di aprire alla creatura del padre. Ed è solo l’inizio.

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