L’invasione di terra di Israele in Libano e la risposta dell’Iran all’uccisone di Nasrallah, numero uno di Hezbollah, con il lancio a Gerusalemme di una pioggia di missili adesso preoccupano anche l’Italia. Stamattina su una possibile, e temuta, nuova escalation in Medioriente hanno riferito alla Camera i ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto ed entrambi hanno invitato le parti coinvolte allo stop a un’escalation degli scontri.
Tajani:«Lavoriamo per la pace, pronti a garantire la sicurezza dei nostri connazionali»
A parlare di una possibile degenerazione degli scontri e del rischio di una guerra regionale in Medioriente è stato il vicepremier e titolare della Farnesina Antonio Tajani, che in audizione alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato ha lanciato un monito preciso: «L’apertura del fronte libanese e l’intervento diretto dell’Iran hanno inevitabilmente accresciuto il rischio di un conflitto regionale su larga scala. Ma l’escalation delle ultime ore ci spinge ancora di più a lavorare per la pace e per il dialogo. C’è ancora la possibilità di scongiurare una guerra che coinvolga l’intero Medio Oriente. Facciamo appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali». «Il governo italiano — ha aggiunto — anche in qualità di presidente del G7, si sta adoperando a 360 gradi per questo obiettivo».
E sulla tutela del contingente italiano impegnato in LIbano per la missione dell’Onu Unifil (circa un migliaio di soldati) e in quella bilaterale con Beirut, Mibil (che conterebbe ad oggi appena una quindicina di militari), Tajani ha assicurato: «Siamo pronti ad assumere ogni iniziativa per garantire la sicurezza dei nostri connazionali». «La priorità è la tutela dei connazionali in tutta la regione e dei nostri militari in Libano, impegnati nella missione UNIFIL e in quella bilaterale di addestramento MIBIL — ha continuato — Con il Ministro Crosetto — ha poi reso noto — stiamo seguendo ora per ora la situazione di sicurezza sul terreno, in costante contatto con le nostre Ambasciate a Beirut e a Tel Aviv e con la Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite a New York».
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E sui nostri connazionali in Libano, Tajani ha spiegato: «Ho da tempo invitato tutti i cittadini italiani a lasciare il Libano con i voli commerciali disponibili stiamo lavorando per venire incontro alle loro richieste attraverso un aumento dei collegamenti, inclusi voli charter e altre modalità, che stiamo esaminando insieme al Ministero della Difesa». «Sono circa 3.200 i connazionali che si trovano attualmente in Libano — ha continuato il ministro degli Esteri — In gran parte doppi cittadini, italiani e libanesi, che risiedono stabilmente nel Paese. L’Unità di Crisi della Farnesina e la nostra Ambasciata a Beirut lavorano senza sosta per offrire loro costanti aggiornamenti di sicurezza e ogni possibile assistenza».
«In un contesto sempre più complesso, che riguarda un quadrante particolarmente vasto, stiamo intensificando i contatti diplomatici: l’obiettivo primario è la de-escalation, a partire da un cessate il fuoco in Libano e a Gaza», la strategia di Tajani. «La scorsa settimana — ha aggiunto il leader di FI — a margine dei lavori di apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, ho presieduto una riunione dei ministri degli Esteri del G7. Abbiamo ribadito con grande forza e unità l’invito a tutti gli attori coinvolti a esercitare moderazione e ad impegnarsi in un percorso negoziale».
E sull’ingresso diretto dell’Iran nel conflitto, Tajani ha detto: «Non abbiamo mai nascosto le nostre preoccupazioni per la postura regionale di Teheran, che ha un effetto destabilizzante in un contesto già molto precario, come purtroppo dimostrato ieri sera dall’attacco contro Israele. Riteniamo tuttavia che, ancor più in questo momento, sia importante mantenere un canale di dialogo con l’Iran».
Gli aiuti al Libano e a Gaza
L’Italia, ha aggiunto Tajani, è pronta ad adoperarsi per offrire sostegno a Beirut: «L’escalation militare nel Libano meridionale ha già causato l’esodo di migliaia di persone, verso la capitale e altre aree ritenute più sicure, alcuni addirittura verso la Siria. Si tratta del maggior movimento di popolazione dal conflitto del 2006. La rapidità e l’ampiezza dell’esodo rendono quanto mai urgente una risposta adeguata nei tempi e nell’impegno finanziario. Per questo motivo ho annunciato al Consiglio Affari Esteri un nuovo importante pacchetto di aiuti umanitari di 17 milioni di euro per il Libano».
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«Gli interventi su cui stiamo già lavorando concretamente andranno a sostegno della popolazione libanese sfollata — ha aggiunto il titolare della Farnesina — Questa iniziativa si aggiunge ai 50 milioni di euro già stanziati per iniziative di sviluppo e di emergenza», e «nei giorni scorsi sono state consegnate a Beirut e a Tiro 2 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari inviate dal ministero della Difesa», ha detto il vicepremier. «Le nuove iniziative umanitarie sul fronte libanese si aggiungono a quelle che stiamo portando avanti a Gaza fin dall’inizio della crisi, per cui abbiamo già stanziato un totale di 55 milioni di euro».
La soluzione diplomatica
«L’elemento centrale di qualsiasi accordo sostenibile tra Israele e Libano è la demarcazione di un confine terrestre, sull’esempio dell’accordo raggiunto ormai due anni fa per la delimitazione delle frontiere marittime -ha spiegato Tajani — Lo sforzo di mediazione di questi mesi, in particolare da parte americana, non deve andare perduto».
«Sosteniamo con convinzione il lavoro dell’inviato americano Hochstein e continueremo a trasmettere messaggi in questa direzione alle parti.
Tutti devono impegnarsi nella piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hezbollah deve ritirarsi al di là del fiume Litani. È inoltre necessario che le forze armate libanesi tornino a esercitare il loro ruolo in tutto il Paese. Israele ci ha chiesto di tenere con loro un canale aperto. Non sono loro l’obiettivo dell’offensiva israeliana e a loro dovrà passare il controllo del territorio», le parole del ministro degli Esteri italiano.
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«L’invito che continuiamo a inviare a tutti, Israele compreso, è quello di lavorare per una de-escalation ed evitare un conflitto che provochi ancora vittime soprattutto tra la popolazione civile — le parole di Tajani — E nel colloquio che ho avuto col ministro israeliano Katz ho insistito non solo sulla tutela dei nostri militari, ma anche sulla necessità di evitare che si ripeta quello che è successo a Gaza con la popolazione libanese. Dobbiamo evitare che ci siano ancora troppe vittime innocenti».
E sul fronte Gaza, il titolare della Farnesina ha aggiunto:«Riguardo alla situazione a Gaza e in Cisgiordania, ribadisco quanto sia necessario tenere viva la prospettiva della creazione di uno Stato palestinese. Che dovrà nascere da un percorso negoziale e fondarsi sul reciproco riconoscimento con Israele». Sull’altro lungo braccio dell’Iran, quello degli Houthi nel Mar Rosso, Tajani ha detto: «Stiamo monitorando con preoccupazione la situazione nel Mar Rosso e le possibili reazioni degli Houthi contro le navi commerciali dopo gli ultimi raid israeliani al porto di Hodeidah. L’Italia resta in prima linea nell’operazione Aspides, che sta svolgendo un ruolo fondamentale nel ristabilire la sicurezza e la libertà della navigazione nell’area».
Crosetto: «Rischio di un conflitto aperto, serve incisiva azione dell’Onu»
In audizione alle Commissioni di Esteri e Difesa a Montecitorio, anche il ministro Crosetto ha espresso preoccupazione per la situazione in Medioriente e ha parlato di una «pericolosa e tragica escalation» e di una «soluzione diplomatica» come «unica via possibile». «Negli ultimi mesi — ha spiegato il ministro della Difesa — il rischio di un conflitto aperto tra Hezbollah e Israele è stato più volte evitato grazie agli sforzi di tutti. Negli ultimi giorni, tuttavia, Israele ha avviato una serie di operazioni militari nel sud del Libano e colpito ripetutamente anche la parte meridionale di Beirut al fine di degradare la capacità di comando e controllo e gli stock di armamenti di maggior pregio. Per contro, migliaia di missili sono stati lanciati contro il territorio di Israele, per la verità con effetti a causa della loro imprecisione e dell’efficacia della difesa aerea israeliana. Tra attacchi e contrattacchi, i due attori principali in questo momento, Israele e Hezbollah il cui legame con Iran è evidente, continuano a muoversi su un filo sottilissimo e mai come ora il rischio di un conflitto aperto sul campo è diventato reale».
«Per contenere la possibile reazione di e ripristinare la sicurezza del suo confine con il Libano — ha aggiunto Crosetto — le forze armate israeliane hanno intrapreso un’azione con l’apertura del fronte nord e contestuale avvio di massicci raid aerei che hanno caratterizzato le ultime giornate. Questi raid sono i più pesanti bombardamenti mai compiuti in territorio libanese da quando dopo il 7 ottobre, Hezbollah ha ribadito il suo sostegno alla causa paestinese. Ricordo che gli attacchi da parte israeliana sono stati preceduti da una operazione condotta attraverso esplosioni coordinate e ricerca persone e poi walkie talkie appartenenti ai membri del partito di Dio. Ciò ha innescato un ulteriore impulso al conflitto consentendo a Tel Aviv di colpire la leadership di un senso di frustrazione e sfiducia. Sul piano degli effetti collaterali, i bombardamenti israeliani hanno causato un elevato numero di vittime e feriti, sovraccaricando le strutture sanitarie, aggravando la crisi umanitaria simile a quella di Gaza».
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Un ruolo ora rischiano di averlo anche gli sfollati in fuga dalle zone di guerra: «Inoltre l’esodo massiccio di libanesi verso il nord del paese — ha detto Crosetto — sta creando problemi di viabilità sulla principale arteria mettendo ulteriormente in difficoltà le già precarie fragili forze armate libanesi. Hezbollah, di contro, ha lanciato per la prima volta la scorsa settimana missili balistici a medio raggio verso Tel Aviv. A questo è seguito in rapida successione l’attacco israeliano di venerdì scorso al quartier generale di Beirut, che ha portato all’uccisione del leader di Hezbollah, Nasrallah».
«Ma l’azione israeliana non si è fermata qui — ha spiegato il ministro — nel fine settimana i raid sono continuati nel Libano, nella Valle della Beqa’, colpendo obiettivi militari di Hezbollah, ed eliminando altri rappresentanti di spicco dell’organizzazione. Un ulteriore ampliamento regionale del conflitto è stato registrato con gli attacchi aerei di domenica scorsa contro le milizie irachene e filo iraniane in Siria e contro obiettivi Huthi in Yemen. Qui sono state prese di mira infrastrutture logistiche, quali impianti di rifornimento carburante, centrali elettriche e banchine nei porti. Nelle ultime ore, Israele ha poi avviato un’operazione terrestre in territorio libanese, volta a indebolire ulteriormente le infrastrutture militari di Hezbollah e a ripristinare la fascia di sicurezza ai confini con il Libano. Blitz per ora limitati, che non puntano a occupare il sud del paese confinante ma a ripristinare la sicurezza implementando di fatto con la forza la risoluzione delle Nazioni Unite 1701, colpevolmente rimasta lettera troppo a lungo».
La missione Unifil e gli italiani in Libano
Sulla missione Unifil, l’invito di Crosetto è un ruolo più incisivo da parte delle Nazioni Unite: «Abbiamo segnalato la necessità di una incisiva e rapida azione Onu perché Unifil eserciti una reale deterrenza all’uso della forza, contemplando la possibilità di operare anche autonomamente anche senza le forze libanesi. Non vi sfuggirà: o ci sono le forze Onu nel sud del Libano o ci sono i soldati israeliani e la differenza è chiara a tutti. Dobbiamo riconoscere che Unifil non ha raggiunto gli obiettivi della risoluzione 1701».
Sul ruolo del suo Dicastero, Crosetto ha spiegato: «La Difesa è pronta a fare la sua parte e qualora necessario è in grado di condurre operazioni di estrazione dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. Sono stati già preallertati assetti navali e aerei e il loro livello di prontezza è stato innalzato e adeguato». «Il livello di rischio per i nostri militari non è aumentato — ha aggiunto — perché non sono obiettivo di attacchi diretti. Ma la situazione è molto difficile e preoccupante per la possibilità di incidenti non voluti che non possono essere esclusi».
«La preoccupazione del governo per la situazione in Libano era e rimane molto alta; sia Hezbollah che Israele nel corso degli anni hanno costantemente disatteso la risoluzione 1701 dell’Onu che autorizza esclusivamente la presenza armata di Unifil, delle forze armate libanesi nell’area tra il fiume Litani e la Blue Line. Questo è avvenuto sfruttando il fatto che Unifil non può operare solo in coordinamento con le forze armate libanesi e non ha potuto intervenire a causa della fragilità e della mancanza di capacità di queste ultime», ha detto il ministro della Difesa. «I piani di evacuazione sono stati aggiornati e provati e sono pronti per essere eseguiti o per ciò che venga necessario — ha sottolineato Crosetto — Il livello di rischio per i nostri utilitari non è aumentato per effetto di quanto avvenuto negli ultimi giorni poiché loro non sono obiettivo di attacchi diretti da parte di nessuna delle due parti. Ciò non di meno la situazione rimane molto difficile e preoccupante preoccupa la di incidenti non voluti che non possono mai essere esclusi».
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«L’ho detto ai miei omologhi israeliani e libanesi — ha proseguito Crosetto — Va rispettato il ruolo e l’integrità di Unifil. In risposta all’escalation in corso sono stati aggiornati i piani di contingenza, prevedendo diversi scenari a seconda dell’evoluzione della minaccia. Nel luglio 2024 sono stati mandati esperti in operazioni anfibie per uno scenario non permissivo, prevedendo l’impiego di risorse anfibie. Abbiamo messo a disposizione mezzi di evacuazione strategici come navi e e aerei. Mai come in questo momento la sinergia tra Difesa ed Esteri è efficace nella difesa dei nostri cittadini».
Tuttavia, ha aggiunto il ministro, «la presenza dei soldati dell’Onu è l’unico elemento fondamentale per prevenire uno scontro diretto. I soldati sono e possono essere più un fattore di pacificazione. Mai come oggi noi e l’Onu abbiamo e dobbiamo avere un ruolo». Il titolare della Difesa ha sottolineato che l’Italia ha «avviato una serie di contatti in accordo con Tajani con Guterres per sollecitare l’adozione di tutte le misure necessarie per la piena sicurezza del personale Unifil e l’operatività della missione che era l’unico modo per evitare quello a cui siamo arrivati». «Siamo stati gli unici — ha concluso — che hanno chiesto conto all’Onu di cosa avveniva, rappresentando insidie e minacce e preconizzando quello che sarebbe accaduto».
«In questi giorni pensavo — ha aggiunto Crosetto — pensavo a una frase di Italo Calvino: il nostro obiettivo è quello di cercare saper riconoscere chi e cosa in mezzo all’inferno non è inferno e farlo durare dandogli spazio. Per tale motivo confermiamo il nostro impegno in Unifil fin quando l’Onu sarà in grado di operare. Finora la nostra presenza è stata l’unico elemento di freno a una violenza insensata, ma questo in futuro non sarà più sufficiente. Ribadisco che nell’interesse della tutela dei nostri militari siamo pronti a rivedere ad horas le decisioni di lasciare il contingente nazionale schierato».
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