ROMA È uno dei pochi che conosce quanto siano ricchi, oppure sguarniti, gli arsenali italiani. Del rifornimento degli armamenti, d’altronde, il generale Luciano Portolano si è occupato in prima persona. E ora che è stato nominato Capo di Stato maggiore della Difesa sa esattamente quali siano le esigenze delle forze armate italiane, alle prese con una sfida fatta di due guerre e continue minacce. La decisione del Cdm, che ieri ha appunto scelto Portolano (curriculum fatto di esperienze all’estero e in patria, ruoli di campo e diplomatici) per guidare le strategie della Difesa, non è solo frutto di un abituale spoil system ma una strategia collegata alle nuove esigenze della sicurezza nazionale. E nella riunione di ieri è stato deciso anche di nominare prefetto il generale Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise. Una mossa che, secondo molti osservatori è un modo per l’esecutivo di ribadire la piena sinergia con l’intelligence, dopo le ombre emerse dalle carte dell’inchiesta sul dossieraggio avviata dalla Procura di Perugia e partita da una segnalazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, convinto di essere finito al centro di attività sospette da parte di alcuni 007. Il caso, al centro anche di un’istruttoria della Commissione antimafia, ha fatto spuntare ombre sull’attività di alcuni appartenenti agli apparati dell’intelligence. Con relative polemiche, che il governo ha voluto spegnere il prima possibile. E la nomina a prefetto di Caravelli serve a ribadire ancora una volta la stima verso il lavoro del generale alla guida dell’Aise.
LA DIFESA
Portolano prende il posto dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (prossimo chairman del Comitato militare della Nato e consigliere del ministro della Difesa per i rapporti con l’Alleanza atlantica). Una scelta nell’aria da tempo. E che arriva in una fase complessa e delicata per la Difesa. Lo ha sottolineato anche la premier Giorgia Meloni, che ieri, congratulandosi con il generale, si è detta «certa che le sue straordinarie qualità professionali e umane, unite alla sua esperienza e competenza, gli consentiranno di ricoprire nel miglior modo un incarico così delicato e complesso». E il curriculum di Portolano, anche come ultimo segretario generale della Difesa e direttore degli Armamenti, può essere fondamentale proprio sulla via della modernizzazione e dell’efficienza.
Un passo in avanti, in questo senso, è stato realizzato ieri, quando oltre alla decisione dsul vertice di Smd, da Palazzo Aeronautica è stato fatto un altro annuncio: quello dell’acquisito di 10 nuovi sistemi Samp-T. «Abbiamo puntato anche noi sulla sicurezza del Paese come la Francia» ha detto Crosetto. Ma il capo della Difesa ha anche dovuto ammettere che i problemi esistono. «Siamo in ritardo, non pronti a vivere la sfida dei tempi, siamo lenti perché quando ci confrontiamo con sistemi autoritari siamo necessariamente perdenti». La Russia, insomma, «coopera con Iran, Cina o Corea del Nord più facilmente di quanto facciamo con noi con i Paesi europei, perché non hanno barriere burocratiche o concorrenza tra industrie» ha continuato il titolare della Difesa. E il segnale di questa accelerazione forse può arrivare anche dalla decisione di mettere Portolano alla guida dello Stato Maggiore. Una scelta che non è stata l’unica. Perché il Cdm ha modificato diversi ruoli legati alla sicurezza del Paese. Su proposta del ministro dell’interno Piantedosi, il questore di Roma, Carmine Belfiore, è stato nominato prefetto per essere scelto come vicedirettore generale della pubblica sicurezza per l’espletamento delle funzioni vicarie.
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