Poco più di un’ora, senza Emmanuel Macron e con la speranza (più che con la convinzione) che una soluzione diplomatica sia «ancora possibile». Convocati telefonicamente dalla presidente di turno Giorgia Meloni, i leader del G7 ieri pomeriggio si sono confrontati sullo «scenario in costante evoluzione» del Medioriente, condividendo le ultime informazioni di intelligence disponibili sulla reazione di Israele dopo l’attacco iraniano e la certezza che Tel Aviv non abbia alcuna intenzione di frenare la sua offensiva in Libano, come peraltro testimoniano le 4 divisioni dell’Idf che Israele ha appena dirottato da Gaza verso il confine Nord.
Inevitabile quindi l’impegno di Italia, Usa, Regno Unito, Germania, Francia (presente “solo” il ministro degli Esteri, generando un po’ di irritazione in Meloni), Canada, Giappone e Ue (al telefono sia Ursula von der Leyen e Charles Michel) a «lavorare congiuntamente» per favorire una «riduzione delle tensioni a livello regionale», «a partire dall’applicazione della Risoluzione 2735 a Gaza e della Risoluzione 1701 per la stabilizzazione del confine israelo-libanese».
Una missione, questa, messa nero su bianco nella nota che ha seguito un colloquio segnato dalla «forte preoccupazione» e dalla consapevolezza che «non è nell’interesse di nessuno» che il conflitto assuma i contorni di una guerra su scala regionale. Timori che, come pure man festato da Meloni al tavolo, si incrociano con quelli per i 1.200 uomini del contingente italiano dislocati in Libano per la missione Unifil. Soldati a cui oggi non si chiede di tornare, come confermato sia dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che dal ministro della Difesa Guido Crosetto nel corso delle rispettive audizioni tenute in mattinata a Montecitorio, ma per cui si chiede rispetto. Entrambi infatti, oltre alla «responsabilità» da parte di tutti, chiedono che la missione sotto l’egida Onu ampli le proprie competenze in Libano per «creare una zona cuscinetto dove non c’è più Hezbollah» senza disattendere oltre le prerogative di smilitarizzazione della Risoluzione 1701. E cioè, pur restando incardinata come azione di peace-keeping e senza cambiare le regole di ingaggio, «eserciti una reale deterrenza all’uso della forza». Per poter “governare” davvero i 50 chilometri compresi tra il fiume Litani e la Blue line individuati già nel 2006 ma mai messi in sicurezza, l’Italia chiede per l’ennesima volta al vice segretario generale delle Nazioni Unite per le attività di peacekeeping, Jean-Pierre Lacroix che venga lasciata maggiore autonomia alle truppe non appena le condizioni sul terreno lo consentano. Oggi — è l’esempio portato ai ministri da chi ha agito sul campo — l’autonomia dei militari italiani (ma pure degli altri contingenti presenti tra spagnoli, francesi, ghanesi, indonesiani, indiani e nepalesi) non è sufficiente per poter agire in maniera efficace. Qualunque intervento o perquisizione al fine di individuare e sequestrare armamenti irregolari va concordato con le Forze armate libanesi (Laf). Un esercito sfibrato però da anni di conflitto e da stipendi che dal 2020 gli vengono corrisposti in lire libanesi anziché in dollari, esponendoli all’inflazione e a certe infiltrazioni (non a caso Hezbollah paga i suoi miliziani in dollari americani). Per di più con i mezzi a disposizione dei soldati Onu che sono ridotti all’osso, dopo che i rimborsi corrisposti ai singoli Paesi per quanto messo in campo sono calati.
LE RECRIMINAZIONI
Recriminazioni che, con significative sfumature diplomatiche, Crosetto e gli italiani hanno più volte rappresentato negli ultimi mesi, arrivando finanche a minacciare il ritiro unilaterale delle truppe data l’inutilità della presenza a certe condizioni. Una minaccia mai verificata e mai tornata realmente sul tavolo in queste ore difficili, specie perché oggi un’evacuazione avrebbe il sapore di una bandiera bianca, con il rischio che l’Italia — anche in qualità di presidente di turno del G7 — paghi un prezzo altissimo in termini di affidabilità politica e immagine internazionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leave feedback about this