03.07.2025
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Politics

«Carceri insostenibili». Arriva il piano del governo


Definisce quella nelle carceri una «situazione di sovraffollamento insostenibile». Come testimonia il numero di suicidi, «una vera e propria emergenza sociale su cui interrogarsi per porvi fine immediatamente». Sergio Mattarella torna a parlare delle criticità del contesto carcerario nel giorno del ricevimento al Quirinale di una rappresentanza del corpo di polizia penitenziaria per il 208esimo anniversario della sua costituzione. Lo aveva già fatto l’anno scorso, e nel discorso di fine anno, ma anche a maggio, per l’anniversario dell’ordinamento penitenziario. Questa volta, però, le parole del capo dello Stato innescano una serie di reazioni a catena: da un lato, la richiesta delle opposizioni al governo di attuare «misure di clemenza». Dall’altra, la replica del ministro della Giustizia, Carlo Nordio che ha indicato «la prevenzione dei fenomeni di autolesionismo e dei suicidi» come «la priorità di questo governo per quanto riguarda la detenzione». In questa direzione va anche il piano carceri — di cui è responsabile il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria nominato a settembre dal governo, Marco Doglio — che, secondo quanto riferiscono fonti qualificate al Messaggero, sarebbe alle battute finali.

STRUTTURE E ORGANICI

Parlando con gli uomini della penitenziaria, Mattarella ha tracciato due linee d’azione. La prima rappresentata dagli «interventi di manutenzione e ristrutturazione» da intraprendere «con urgenza» affinché il carcere non sia concepito unicamente come luogo di custodia, ma includa «ambienti destinati alla socialità, all’affettività, alla progettualità del trattamento». La seconda, gli organici, e la necessità che «gli istituti di pena siano dotati di nuove e più adeguate professionalità» — dagli psicologici agli educatori — per non gravare sui compiti delle guardie.

LE PROPOSTE

Il monito del presidente diventa, per le opposizioni, l’occasione per tornare a chiedere strumenti d’emergenza, come l’indulto, dopo il “no” espresso, tra gli altri, da Giorgia Meloni. «Non credo ci sia molto altro da fare per il governo e per il Parlamento se non trarne immediatamente le conseguenze, con un provvedimento di clemenza indifferibile», dice il dem Filippo Sensi. Un ragionamento, il suo, condiviso anche da Più Europa, Alleanza Verdi e sinistra e Azione. Mentre Italia viva, per bocca di Maria Elena Boschi ricorda la proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata, a cui il governo ha preferito la «smania panpenalista». Dalle parti di via Arenula, però, non si sta solo a sentire. E così, parlando all’Adnkronos, il sottosegretario Andrea Delmastro, si rivolge alla sinistra, dicendo che «è buona norma non tirare per la giacca il Presidente della Repubblica, né attribuirgli interpretazioni improprie». Assicura che le prime risposte all’emergenza sono già in arrivo: dall’obiettivo di recuperare circa 7.000 dei 10.000 posti detentivi attualmente mancanti, alle misure alternative per chi fa uso di droghe: «Stiamo valutando interventi che consentano ai tossicodipendenti di accedere a strutture alternative dedicate ai percorsi di disintossicazione».

IL PROVVEDIMENTO

Misure che potrebbero trovare spazio nel piano sulle carceri di competenza di Marco Doglio, il commissario straordinario scelto da Giorgia Meloni. Entro 120 giorni dalla sua nomina, avvenuta a settembre 2024, Doglio avrebbe dovuto provvedere all’adozione di un progetto straordinario di interventi per l’edilizia penitenziaria «da sottoporre all’approvazione del ministero della Giustizia, delle Infrastrutture e dell’Economia». Un tram tram che ha fatto sforare le scadenza di gennaio, ma che potrebbe essere vicino alla fine. Secondo quanto riferiscono dagli addetti ai lavori, al testo mancherebbe solo la firma di Palazzo Chigi e potrebbe essere definitivamente chiuso “ad horas”, o al più tardi, nel giro di pochi giorni. Oltre agli interveniti edilizi, la strategia del governo, ribadisce Nordio, in una nota vergata in giornata, si compone di altri due tasselli: l’espiazione della pena per gli stranieri presso i Paesi di origine e l’individuazione di strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l’accesso alle misure alternative alla detenzione ma sono privi delle condizioni socioeconomiche. Tra gli obiettivi si inserisce pure la riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata. Visto che, spiega Nordio, «più del 20% dei detenuti è in attesa di giudizio, ed una buona parte di loro alla fine viene assolta». Il messaggio del Guarduasilli parte, però, dalla «grande attenzione alle parole del Capo dello Stato», in particolare sulla piaga dei suicidi, ricordando le misure già messe in campo: i 3 milioni annui stanziati a partire dal 2025 per il sostegno psicologico, i 132 milioni destinati al lavoro dei detenuti al fine di agevolare il loro reinserimento sociale e l’aumento di 4mila unità di personale addetto alla prevenzione e controllo. Su questo fronte, promette Nordio, il governo «continuerà a intervenire».

 

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