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«Cambiare legge sulla cittadinanza». Le proposte in campo da Fi al centrosinistra


I figli nati in Italia da genitori stranieri «sono italiani». E «nelle periferie» l’integrazione deve essere «la regola», e «non la fanno le forze di polizia, si fa con la scuola, l’avviamento al lavoro, bisogna favorire quanto più possibile l’integrazione». Parola di Teo Luzi, comandante generale dei Carabinieri. In un’intervista al Corriere della Sera, Luzi è intervenuto sul dibattito politico in corso sulla cittadinanza: «Tutti i maggiori Paesi in Europa hanno un meccanismo di integrazione e anche l’Italia deve averlo. Quale sia, lo decida la politica, ma il meccanismo di integrazione, con equilibrio politico, va trovato: si guardi alla Germania, alla Francia, all’Inghilterra. Ma qui non c’è. Ci vuole una legge. Tocca al Parlamento sovrano».

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In Italia, la legge sulla cittadinanza c’è, ma è ancora quella del 1992 e secondo Luzi «non rispecchia più il cambiamento che c’è stato. Poi come debba essere la nuova, per tutelare la cultura italiana, tocca alla politica dirlo — ha aggiunto — La contrapposizione non porta da nessuna parte. Io personalmente sono molto aperto: occorre una normativa più moderna». L’ultima proposta in questo senso è arrivata da Forza Italia, che dall’estate dà battaglia sul punto. 

Gli azzurri vogliono introdurre lo «Ius Italiae» che prevede, si legge nel testo, che «lo straniero nato in Italia o lo straniero che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età, che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera le classi della scuola dell’obbligo, 5 anni elementari, 3 anni di medie, 2 di superiori, può ottenere la cittadinanza italiana, a 16 anni».

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«Finché è minorenne — continua il testo — la richiesta deve essere fatta da un genitore. Se il genitore non esercita questa facoltà, il ragazzo potrà chiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di età». Verrebbe quindi riconosciuta la cittadinanza a 16 anni al ragazzo straniero che risiede in Italia e supera qui tutta la scuola dell’obbligo. 

Ius scholae, Ius soli e la proposta del Pd

E mentre, da un lato, Forza Italia presenta la propria proposta, dall’altro — per evitare evidenti strappi con gli alleati di maggioranza, contrari a ogni allargamento dell’accesso alla cittadinanza — boccia in Aula a settembre l’emendamento di Azione sullo Ius scholae, che infatti alla fine non passa. La proposta, in questo caso, era l’acquisizione della cittadinanza per i minori figli di immigrati dopo un ciclo scolastico di 10 anni.

Lo Ius soli, invece, darebbe la cittadinanza a chiunque nasca in Italia da genitori non italiani ma residenti qui da un certo periodo di tempo. Un ulteriore allargamento, questo, che trova la chiusura netta dei partiti del centrodestra e l’appoggio di Pd, Avs e +Europa.

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Proprio qualche giorno fa, i deputati e i senatori dem, in un video postato sui canali social, hanno presentato la proposta del Pd che prevede «il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce in Italia da un genitore straniero che risiede regolarmente nel nostro Paese da almeno un anno, e a chi, sebbene non sia nato in Italia, vi sia arrivato da minorenne e abbia frequentato almeno 5 anni il sistema nazionale d’istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia». Una proposta di legge «che prevede sia lo ius soli che lo ius scholae», spiegano. «Non possiamo perdere altro tempo — concludono i deputati e i senatori democratici — chiederemo una discussione urgente su questo testo».

Il referendum sulla cittadinanza

Resta in campo anche il referendum sulla cittadinanza, sostenuto da Pd, Avs e +Europa. Magi stesso ha consegnato le firme e ora sarà la Corte di Cassazione a doverne verificare la legittimità. Poi toccherà al giudizio di ammissibilità della Consulta entro il 10 febbraio 2025. Superati questi step, ha spiegato il segretario di +Europa, «prevediamo il voto in primavera». Come per ogni referendum, la chiamata alle urne potrà infatti essere fissata in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

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I cittadini dovranno esprimersi sull’abrogazione di parti dell’articolo 9 della legge 91 del 1992, che consentirebbe la concessione della cittadinanza agli stranieri maggiorenni residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni, e non più da 10, e di conseguenza anche ai loro figli. La platea di potenziali destinatari è di circa 2.240.000 di persone. 

 

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