«Eventi estremi più frequenti e più violenti. Una volta si parlava di ondate. Ora è un’unica, lunga estate rovente». Luca Mercalli, climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, firma di libri di divulgazione scientifica («Breve storia del clima italiano», edito da Einaudi) e volto noto per chi segue il meteo, non ha dubbi: il caldo che stiamo vivendo non ha precedenti storici. «I nostri nonni hanno conosciuto inverni rigidi. Noi invece un clima che si surriscalda senza tregua».
Mercalli, quanto durerà ancora questa fase di caldo eccezionale?
«Fino al weekend, almeno. Poi potremmo vedere un calo termico, ma accompagnato da un aumento dell’umidità. E sarà anche peggio per il benessere fisico. Questo rende tutto più difficile. Il corpo fa più fatica a raffreddarsi, dormire diventa complicato, e il disagio fisico cresce. Un giorno lo reggiamo, due settimane così no: il nostro organismo accumula stress».
Che cosa scatena questo caldo fuori scala?
«È la somma di vari fattori che si ripetono sempre più spesso. L’anticiclone africano, che prima del 2003 era un ospite raro al Nord Italia, oggi invade regolarmente il Mediterraneo. Non è più un’anomalia: è il nuovo volto del clima. Dietro c’è il riscaldamento globale. Il Mediterraneo si tropicalizza. I dati parlano: ieri lo zero termico ha raggiunto i 5.200 metri sulle Alpi, al di sopra del Monte Bianco. Mai accaduto prima».
Quali aree del Paese sono più colpite? Il maltempo improvviso è legato al caldo?
«Il fenomeno riguarda tutto il Paese, ma i primi temporali si sono già visti al Nord. Ieri a Bardonecchia c’è stato un intenso nubifragio: come già nell’agosto 2023. Eventi attesi ogni 50 anni, ora li vediamo ogni due anni. È lo stesso meccanismo che ha portato a 4 alluvioni in Romagna in un anno e mezzo. Sono segnali precisi: eventi estremi più frequenti e più violenti».
Dal punto di vista della salute, quali sono le conseguenze più gravi?
«Colpi di calore, scompensi cardiaci, aumento della mortalità tra gli anziani e tra chi ha patologie croniche. Ma non lo sapremo con esattezza prima di sei mesi, quando arriveranno i dati Istat. Il caldo è subdolo: non c’è un bollettino giornaliero come per il Covid, si muore nel silenzio delle case. Intanto, i pronto soccorso segnalano aumenti nei ricoveri per ipertermia. E poi ci sono i lavoratori all’aperto, agricoltori e operai, esposti in modo diretto. Molte imprese stanno già fermando i cantieri».
Questo caldo porterà siccità?
«Non subito e non ovunque. In primavera al Nord e al Centro è piovuto abbastanza, ma se le temperature restano così alte, i terreni si prosciugano. Al Sud, invece, il rischio è già concreto. E poi c’è l’impatto sull’agricoltura: molte colture tradizionali soffrono, e il caldo favorisce la diffusione di parassiti».
Che cosa può fare un cittadino per proteggersi?
«Seguire le indicazioni della Protezione civile. Evitare attività nelle ore più calde, idratarsi, restare in ambienti freschi. E sì, usare il condizionatore. Oggi non è più un lusso: è una necessità. Ma va usato con intelligenza, e alimentato con energia rinnovabile, altrimenti aggraviamo il problema».
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