Garantire per un altro anno il bonus ristrutturazioni al 50%. Evitando così che da gennaio l’agevolazione fiscale scenda al 36%.
E’ l’intervento cui, compatibilmente con le risorse, si lavora al Ministero dell’economia. Dove i dossier allo studio in queste ore sono molti. Si avvicina infatti la settimana decisiva per il varo della prossima legge di Bilancio.
Bonus spesa 1000 euro 2025: nuovo aiuto del governo per i cittadini
Bonus ristrutturazioni, l’annuncio di Leo
«Penso che potremo tornare a una detrazione del 50% sulle ristrutturazioni della prima casa», annuncia il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, professando cautela: «non prometto niente», dipende dalle risorse disponibili.
E mentre sul fronte delle misure l’elenco è già abbozzato, si lavora a chiudere il quadro delle coperture, con l’obiettivo di mobilitare una cifra vicina ai 25 miliardi. La tabella di marcia è serrata. Entro il 15 ottobre il governo deve inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, lo scheletro della manovra. E il varo in consiglio dei ministri arriverà sul filo di lana, nella serata di martedì (dopo le 20, terminate le comunicazioni della premier alle Camere in vista del Consiglio europeo): la riunione, inizialmente prevista lunedì, è poi slittata, per la necessità, spiegano fonti di governo, di ulteriore tempo per mettere a punto il Dpb.
Cosa è previsto attualmente
A partire dal 1° gennaio 2025, il bonus ristrutturazione dovrebbe subire una modifica significativa con la riduzione dell’aliquota di detrazione dal 50% al 36%. A meno di proroghe nella legge di bilancio 2025, l’aliquota ridotta si applicherà a tutte le spese sostenute a partire dal nuovo anno.
Secondo quanto previsto dall’art. 16-bis del Dpr 917/86, la detrazione del 36% sarà ripartita in 10 quote annuali di pari importo e avrà un limite massimo di spesa di 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare. La detrazione resterà comunque valida per chi ha sostenuto spese tra il 26 giugno 2012 e il 31 dicembre 2024, periodo in cui l’aliquota era stata portata al 50%, con un limite massimo di spesa innalzato a 96.000 euro.
La manovra
La manovra è poi attesa entro il 20 in Parlamento. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, che torna a difendere l’approccio «prudente» del governo, assicurando che il Psb permetterà all’Italia di navigare in acque sicure, si mostra fiducioso: per quella data «potremo presentarla» alla Camera. Sarà una manovra «equilibrata», assicura intervenendo ad un evento di FdI a Milano. Ci sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che sarà «strutturale», e le misure per la famiglia e i figli, per far fronte al tema della denatalità, che per questo paese è «il problema dei problemi». Potrebbe arrivare già in manovra anche l’intervento per il «piano casa» chiesto da Confindustria, dice il titolare delle Imprese Adolfo Urso: una misura per aiutare i dipendenti che devono spostarsi di residenza e hanno difficoltà a trovare case in affitto a canoni calmierati.
Le risorse
Quello delle risorse è un sudoku complesso e ancora non completato: ci sono i 9 miliardi in deficit, il potenziale miliardo dal taglio delle tax expenditures e quello analogo dal riallineamento delle accise, gli almeno 2 miliardi della spending review, oltre alle risorse da destinare alla riforma dell’Irpef (4 miliardi per confermare le tre aliquote e almeno 1,5 dal concordato che potrebbero consentire di estendere i tagli ai ceti medi). Per trovare quello che manca si cercano più entrate e meno spese. Sacrifici saranno chiesti ai ministeri ed enti locali: per loro Giorgetti prospetta «tagli significativi». Niente sarà chiesto invece a chi i sacrifici già li fa, come lavoratori e imprese: ci saranno «ritocchi sulle entrate, tra virgolette a chi se lo merita, ma vedrete che le persone fisiche e le imprese non hanno niente da temere». E mentre le opposizioni restano in pressing sul governo (la leader Dem Schlein definisce il riallineamento delle accise la nuova tassa Meloni, mentre Conte boccia il bonus al 50%: troppo poco), Giorgetti torna sulla polemica sulle tasse: «Noi le tasse le abbiamo ridotte», afferma, citando il taglio del cuneo: «rispondiamo con i fatti». Non mirino restano le banche. «Davanti ad un consesso di banchieri e finanzieri ho detto che i sacrifici dovevano farli tutti, anche loro. Non mi sembrava una bestemmia», si schermisce Giorgetti, che non molla la presa: «Davanti ad una platea di banchieri ripeterei esattamente la stessa cosa». Tra i soggetti cui il Mef guarda per chiedere uno «sforzo» ci sono anche le imprese più grandi: lo stesso Giorgetti nelle scorse settimane ha parlato dell’industria degli armamenti e delle assicurazioni. E’ invece escluso «per ora», assicura Leo, un contributo da parte delle imprese energetiche.
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